A.A.A. CERCASI “URAGANO GARGANO”

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21 Ottobre 2007: Gargano riceve il pallone e da trenta metri Curci per il 3 a 3 in Roma-Napoli.28 Ottobre 2007: Gargano riceve palla al limite dell’area, in velocità brucia tre difensori juventini per poi battere Buffon con un diagonale di sinistro, è il pareggio del Napoli.

Walter Alejandro Gargano, uruguayano, di professione fa il calciatore, precisamente il centrocampista, Napoli lo ricorda come “Uragano” perché con la sua corsa formata da impeto e tecnica riusciva a esaltare il pubblico mentre la squadra provava a distendersi in fase offensiva. Marino e Reja lo vedevano regista, lui invece preferisce correre, recuperare e ripartire, ma da un po’ di tempo, quell’uragano, sembra essersi disperso, dissolto nella penombra portando con se tutta la squadra, che da quel momento in poi singhiozza e s’ingolfa; di Gargano si ricordano quei due gol splendidi quanto importanti contro Roma e Juventus, ma di “Uragano” si ricordano le prime pagine dei giornali quando sottolineavano il cuore, i polmoni, il sorriso. Tutto questo sembra essere lontano in un calciatore che nel girone di ritorno ha iniziato a tirare il fiato e in campo sembra essere stralunato, distratto svogliato. In mezzo al campo sembra correre senza meta, senza uno scopo preciso, a volte pesta i piedi ai compagni spesso e nel particolare Blasi che per caratteristiche, fa il suo stesso mestiere. Napoli ne soffre e non poco, troppo spesso il piccolo funambolico “Uragano” perde palla al limite della propria area di rigore incaponendosi in dribbling contro tre avversari, altre volte corre palla al piede in campo aperto poi la stanchezza appanna la lucidità portandolo a sbagliare appoggi semplici, a dir poco elementari.

Tutto inizia in quel maledetto 2 dicembre a Bergamo: nel 5 a 1 nero-azzurro, l’uruguayano comincia a mostrare segni di cedimento soffrendo prima Tissone, poi Guarente, due buoni centrocampisti bergamaschi, ma non dei fuoriclasse come sembravano in mezzo al campo. Il tecnico non gli lascia mai tirare il fiato e Gargano è spremuto fino all’osso, lui ci mette la voglia, ma questa è inutile quando le gambe e la testa non girano più, così anche a Cagliari l’uruguayano dimostra una paurosa mancanza di freschezza lasciando il centrocampo a Daniele Conti, così come a Genova con la Sampdoria. In casa contro l’Empoli, resta in panchina con la speranza di tornare al meglio e così sembrava poiché a Livorno cominciò pian piano a macinare chilometri, ma la benzina è ancora in riserva e così si scarica facilmente a tal punto da essere sostituito contro il Genoa dopo un quarto d’ora di ripresa. Purtroppo anche lui subisce delle sciacallate del procuratore, dove per qualche mese, portò Gargano sulla bocca di tutti per la sua richiesta di rinnovo con atteggiamenti esosi e provocatori.

Peccato, è l’unica cosa da dire nel pensare la metamorfosi del piccolo centrocampista che soffre una posizione tattica a lui non congeniale e una condizione fisica non brillante, dato anche lo scarso utilizzo di turn over per mancanza di ricambi come se non ci fosse in rosa Dalla Bona, come se Pazienza fosse un ragazzo venuto dalla Serie C inesperto e poco affidabile; non resta che cercare di riportare tra i venti partenopei l’”Uragano Gargano” d’inizio stagione e sussurrargli nell’orecchio “stringi i denti, manca poco. Napoli ha bisogno di te”

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