TRATTENERE I TALENTI E MIGLIORARE LO SCOUTING, QUESTE LE CHIAVI DEL SUCCESSO

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Parlare di Lavezzi oggi è un po’ anacronistico, è andato a Parigi e non è il caso di scomodarlo ogni volta anche se di attualità vista la sua “capatina” a Napoli per rispondere alla testimonianza sul processo Iorio. Eppure la critica si è spaccata, ci sono i lavezziani, gli antilavezziani ed i pentiti. Poi ci sono anche quelli che “morivano“ per lui grazie alle sue giocate narcotizzanti ma, pur di essere filo societari hanno esaltato la minima giocata di Pandev cercando in tutti i modi di far uscire la figura del Pocho perdente. Complice la prima parte del campionato esaltante è stato facile buttare la croce su di lui dicendo che la squadra si esprimeva meglio senza. Quando poi è calata la forma di alcuni calciatori come Pandev e Maggio e l’infortunio di Zuniga, unico calciatore in grado di saltare l’uomo in velocità come faceva l’argentino e creare qualche spunto e superiorità sulla fascia si è incontrata qualche difficoltà. Basta ricordare Catania o Torino ma anche l’Europa League ed a Napoli contro il Toro, i guizzi del Pocho e la sua capacità di prendere la squadra per mano nei momenti difficili, sono mancati. Non è un caso se il Napoli, soprattutto fuori casa, sta avendo qualche disagio. Una società che vuole crescere e portarsi ai livelli dei grossi club europei avrebbe dovuto fare qualcosa in più per trattenere talenti, evitando poi di andarne alla ricerca. Non vogliamo paragonare gli attuali calciatori in rosa con Lavezzi ma un dato appare evidente, tolto Insigne che potrebbe esserne il sostituto pur avendo altre caratteristiche con maggiore classe e freddezza sottoporta ma con minore velocità e potenza, esce fuori il raffronto con Pandev, calciatore di caratura tecnica diversa, anche superiore,  ma che non fa della continuità la sua arma migliore. Lavezzi negli anni in cui è stato a Napoli ha potuto sbagliare una partita ma quella successiva tornava ai suoi livelli elevati di rendimento. Considerato l’attaccamento e la considerazione che Mazzarri ed il presidente hanno avuto di Hamsik è evidente come, nel suo caso, si è andati incontro ad un braccio di ferro durissimo quando Raiola ed il Milan si sono accostati al talento slovacco. Forse considerando che Hamsik, oltre alla classe e le giocate in campo ha abbinato anche comportamenti integerrimi fuori,  lo si è accontentato senza lasciarlo partire. Quest’estate la stessa cosa è capitata anche a Cavani. Anche per lui, considerati i livelli “paranormali” con i quali si è espresso e si sta esprimendo quest’anno è stato fatto di tutto per accontentarlo sfondando anche il muro del tetto d’ingaggio. Il presidente disse infatti che i soldi risparmiati per l’acquisto di un altro attaccante sarebbero stati dati a Cavani per trattenerlo. Operazione saggia e condivisibile e proprio prendendo spunto da questa “bella trovata” del presidente in sede di presentazione del rinnovo di Cavani ci è venuto in mente un interrogativo forte. Perché non fare lo stesso per trattenere il Pocho? Perché i soldi spesi per prendere Pandev, circa 8 milioni di euro, non sono stati spalmati in 3 anni mettendoli vicini al contratto di Lavezzi per trattenerlo in azzurro? Se a questo ci aggiungiamo i soldi buttati per acquistare promesse mai sbocciate quali Dumitru e  Vargas per mantenerci nella fase offensiva si capisce come il Napoli debba rivedere qualcosa all’interno del suo scouting.  In questi tempi di austerity e, considerata l’età dell’atleta argentino, l’operazione economica è stata piu’ che mai brillante perché il Pocho è stato venduto per una cifra importantissima, anche superiore al suo valore ma Hamsik, Lavezzi e Cavani con un Insigne pronto a subentrare e qualche milione (risparmiato) da investire per un attaccante di scorta sarebbero stati davvero arsenico per le difese avversarie ma forse meno champagne nelle casse del Napoli.

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