SENZA FAME E SENZA IDEE

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Brutto tonfo. Pesante. Di quelli che si sente l'eco a due piani di distanza. Cade così il Napoli ad una settimana esatta dal raggiungimento di quella soglia 40 punti, traguardo minimo stagionale, che rappresenta una delle boe di segnalazione di questo campionato. Un caso? Decisamente no. Quando hai la pancia piena per aver centrato l'obiettivo prefissato ti passa la fame e vai inevitabilmente incontro a brutte figure, non a semplici sconfitte. Un orrore la partita azzurra. Arrendevole e molle il primo tempo, da schiaffi, confusa e disordinata la ripresa. A voler essere buoni. Approccio completamente sbagliato alla partita sia dal punto di vista mentale che tattico. Errori da dividere tra giocatori e tecnico. La solita difesa a tre contro l'unica punta centrale è apparsa inutile fin dalle prime battute eppure ci sono voluti la bellezza di due gol e quindici minuti di nulla per cambiare disposizione difensiva. A frittata cucinata e servita. Con tanti ringraziamenti di un Walter Zenga che mai si sarebbe aspettato un esordio tanto facile quanto felice. Forse non lo hanno informato che il Napoli è esperto in resurrezioni. Degli altri, ovviamente. Meriterebbe un bonus di punti a fine campionato per azioni caritatevoli, invece maturerà la consapevolezza di averne letteralmente gettatti una decina dalla finestra. Onore e merito al Catania che ha giocato una partita ordinata e determinata ma sono sicuramente maggiori i demeriti di un Napoli che ha spianato e regalato la vittoria agli avversari. Errori tattici ma anche tecnici. Errori che sono frutto di limiti acclarati da tempo, la posizione di Savini sulla rete del 2-0, o che sono figli di mancanza di concentrazione come nel mancato intervento di Gianello sulla punzione di Colucci. Ci si potrebbe fermare qui poichè quando il Napoli va sotto così, lo è definitivamente, senza appello. Non vi sono vie d'uscita, solo figuracce da evitare. Come a Bergamo, tanto per rievocare spiacevoli ricordi.

 

Ma il tifo è sinonimo di amore e speranza infiniti, irrazionalità allo stato puro. E' il sentimento Napoli che ti porta a pensare che la ripresa sarà diversa perchè nell'intervallo il tecnico farà qualcosa, sistemando meglio la squadra e scuotendola un pochettino. Che i giocatori ci metteranno almeno un po' di grinta. Beata ingenuità. Arriva invece il terzo gol di Vargas e anche il tifoso più innamorato e speranzoso deve arrendersi alla realtà dei fatti. Il Napoli oggi non c'è e il suo allenatore di certo non l'aiuta con cambi tardivi e privi di logica. Le sue soluzioni offensive non l'aiutano poichè non ci si può affidare unicamente alle spizzate di Sosa e alle serpentine di Lavezzi, peraltro l'unico ad averci provato fino alla fine. E' agghiacciante come Zenga, arrivato da pochi giorni, sia riuscito a schiantare il Napoli spostando semplicemente Vargas più in alto e irrobustendo il centrocampo. Se gli azzurri non vogliono scivolare in un finale di campionato anonimo e mediocre dovranno necessariamente voltare pagina. Mancano sei partite, molto importanti per il futuro di questa squadra. Serviranno a capire chi ha fame di vittorie e chi ha la pancia piena, chi vuole primeggiare e che si accontenta di quello che è già stato ottenuto. Si capirà, insomma, chi potrà far parte di un Napoli ad alti livelli e chi, di contro, dovrà fare le valigie e trovare una realtà più adatta alle proprie ambizioni. 

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