SE NON C’ERA LUI (OLTRE ALL’INATTESO SVIZZERO)…

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Poco è mancato che venisse un infarto di massa ai tifosi napoletani di tutto il mondo, anche a quelli che nella loro vita non ha mai avuto neanche una fittarella al petto. Vittoria, pareggio, ancora vittoria, ancora pareggio, clamorosa disfatta, nuovo pareggio e vittoria, stavolta definitiva. Occorreva portare la posta a casa e l’obiettivo è stato raggiunto. Ma ciò è successo perché ancora una volta c’era lui, l’uomo senza il quale (rassegniamoci) questa squadra non va avanti, manco a puntarle una pistola dietro la schiena. Eccolo, Edinson Cavani. Ritardo aereo a parte, era davvero così stanco? A giudicare da come abbia inciso negli ultimi minuti dell’umida serata di Torino, sembra proprio di no. Il suo primo goal è stata una pittura rinascimentale, il secondo una stoccata da schermidore, un colpo da biliardo con la biglia piazzata di faccia davanti alla buca. Grandioso, fantastico il Matador! Tuttavia qualcuno (indovinate chi …) aveva deciso che doveva partire dalla panca. La prudenza non è mai troppa, per carità, ma lì davanti, al fianco di un Insigne sveglio e pimpante, la prima punta non la può certo fare Pandev: primo, non è arte sua; secondo, il fisico non gli permette di reggere la corsa, elemento nel quale il macedone è apparso in regresso rispetto all’incoraggiante prova con l’Atalanta. Queste osservazioni le riportiamo in maniera obiettiva, quantomeno legittima, alla luce della prestazione sottotono di Goran. Eppure sappiamo che all’umile Walter tali osservazioni gli entrerebbero da un orecchio uscendogli dall’altro, tanto lui lo ritiene sempre e comunque un top player, una garanzia, un campionissimo (nemmeno fosse Fausto Coppi) e bla bla bla. E tante altre sono gli aspetti che a Mazzarri sfuggiranno dopo questa partita, aspetti dei quali si dimenticherà in toto. Il Rosati che l’anno scorso a Firenze non prese reti solo perché i Viola tirarono in porta col contagocce, non lo rivedremo più. Maggio non riesce a fare più la fase difensiva, in quanto perde i contrasti e fa fallo, e attacca la fascia destra solo a sprazzi. I nostri difensori vanno catechizzati a spazzare via la palla, anziché cincischiare, quando vengono pressati dagli attaccanti avversari (o no, Britos?); e inoltre, non possono addormentarsi sulle palle inattive, in quelle situazioni dove il diretto avversario lo si sorveglia stretto, senza perderlo di vista. Riguardo al fatto che a centrocampo si ha difficoltà a risalire una volta riconquistata palla, bisognerebbe tornare al peccato originale della mancanza di un uomo in grado di dettare ordine e dare qualità lì in mezzo. Ma di questa lacuna ne abbiamo già parlato, non serve tornarci su.

Se poi alla fine non si fosse vinto, o addirittura se si fosse tornati a casa con zero punti in carniere, figuratevi il Santone cosa avrebbe detto per giustificare un mancato successo; sicuramente avrebbe urlato spazientito: “Che vi dicevo? Lo sapevo che gli impegni dei Nazionali ci avrebbero penalizzato!” A ben vedere, pare proprio che da questo punto di vista problemi non ce ne siano stati. Rigore sbagliato a parte (mio Dio, come l’ha tirato male!), Hamsik ha giocato una partita di gran sacrificio a centrocampo, rivelandosi ancora una volta assistman magistrale. I colombiani hanno recitato la parte del leone: Zuniga ha frenato Cerci e mandato D’Ambrosio al manicomio, mentre Armero (perché parte riserva …?), appena entrato, ha dato a Dzemaili la palla del 3-3, e tanto basta. Dzemaili, appunto. Chi s’aspettava l’exploit contro la sua ex squadra? Chi si sarebbe mai atteso quelle tre reti, una più bella dell’altra? Nella pazza serata del Sabato Santo è accaduto anche questo: che con Cavani in panchina, Insigne troppo solo in avanti e Pandev abulico, per fare goal ci servivano i numeri inediti e inattesi di un centrocampista che in carriera mai aveva segnato più d’una volta a partita. Lui, e tutti gli altri Nazionali, compreso Campagnaro rimasto a casa, non erano affatto stanchi e hanno svolto il loro dovere più che positivamente; e così il succitato Insigne, oltre al solido Behrami. Ma a tutto questo forse Mazzarri non può arrivarci. Come non potrà mai arrivare al fatto che certe mosse vanno attuate prima che sia tardi; su tutte, quella di togliere un lungagnone dalla difesa, troppo in sofferenza contro due mezzepunte veloci come l’ex Santana e Barreto, e passare a quattro là dietro. Tuttavia, come detto prima, a questo Napoli, comunque mai domo e sempre voglioso di fare grandi cose, serviva lui, il Matador. I suoi colpi da maestro hanno tolto le castagne dal fuoco, ancora una volta. E hanno permesso agli azzurri di conservare il secondo posto, dinanzi a un Milan che a Verona ha ottenuto il massimo con il minimo sforzo: ossia, l’esatto contrario di quanto accade ai nostri beniamini, i quali devono prima prenderle per darle, e farci venire infarti ripetuti prima di lasciarci gioire. E tutto questo perché? Perché certi giocatori devono giocare sempre dal 1’, in quanto forniscono più garanzie; e perché i ‘codici’ e le gerarchie possono cambiare solo in casi di estrema emergenza. Vero, mister?

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