LE PRIMAVERE DI RAFA

La stagione è prossima alla sua fase cruciale. Quella in cui le squadre di Benitez lottano (molto spesso) per un traguardo. E danno sempre il meglio. Vediamo come…

Bene o male, purché si parli di Benitez. Fino a dicembre, nonostante il Ciuccio non abbia giocato sempre malissimo, tutti lesti a criticare lo spagnolo e rinfacciargli a priori l’erroneità delle sue scelte. Poi, dopo Doha, ecco gli elogi, i panegirici, le esaltazioni del Rafa ‘italianista’, del tecnico onesto e umile nel mandare in soffitta il tiki-taka e rimpiazzarlo con il caro, vecchio giochino della pedata nostrana: difesa e contropiede, attesa e ripartenza. Nulla quaestio, nessuno si permetterebbe di mandare sul rogo tali considerazioni. Peccato che lor signori non abbiano l’occhio fine abbastanza da comprendere l’attuale ed efficace camaleontismo del Napoli. E che probabilmente non posseggano nemmeno la pazienza (ovvero la curiosità) di armarsi di Google e andare a vedere i risultati raggiunti, a partire dalle soglie della primavera, dalle squadre allenate in carriera da Don Rafé. Capirebbero tanto, tantissimo sul tecnico madrileno e sul modo con cui tiene le sue creature concentrate su ogni fronte fino all’ultimo secondo della stagione.

VALENCIA: RITORNO AL SUCCESSO – Reduce dalla promozione in Liga col Tenerife, nel 2001 Benitez giunge a Valencia tra la perplessità di molti, tifosi compresi. Il massimo campionato è equilibratissimo, con una lotta per la vetta che fino al girone d’andata coinvolge diversi club. Eppure i Taronjes sembrano non trovare stabilità, tanto che poco dopo Natale sono ancora settimi. A partire dal 26 gennaio tuttavia inanellano uno straordinario score: tredici vittorie, tre pareggi e una sola sconfitta per un totale di 42 punti che significano titolo nazionale dopo oltre trent’anni. Il tutto condito da 27 reti segnate e appena 8 subìte. L’anno dopo Rafa e i suoi non concedono il bis, concentrando le loro forze sulla Champions nella quale vanno spediti ma vengono sfortunatamente eliminati ai quarti dall’Inter, la quale li aveva già estromessi dodici mesi prima dalla Coppa UEFA. Tuttavia è destino che il club levantino torni a vincere anche fuori dalla Spagna. E’ il 2004, l’anno del doblete UEFA-Liga. In Europa, dopo aver eliminato senza squilli né patemi AIK Solna e Maccabi Haifa, a partire da fine febbraio, cioè dai sedicesimi, la banda Benitez si sbarazza di Besiktas, Genclerbirligi, Bordeaux e Villareal prima di sbaragliare in finale l’Olympique Marsiglia. Bilancio: sette vittorie, un pari e una sconfitta, 14 reti messe a segno e 5 prese. E in campionato dal 31 gennaio le rivali vengono tenute a bada a suon di successi (nove su diciotto sfide, quattro i pareggi) e di goal (33). Un periodo di trionfi come non si vedeva da tempo sulle rive del Mediterraneo. Per Benitez, però, arrivano nuove sfide. C’è l’Inghilterra, c’è il Liverpool.

LIVERPOOL: AI VERTICI IN EUROPA – Sulle rive del Mersey non si vincono trofei da una vita. La Premier rimane un miraggio nel 2005: il Chelsea di Mou è inarrivabile e nel girone di ritorno i Reds raccolgono solo 21 punti facendosi scavalcare persino dai cugini dell’Everton. Tutto questo però perché viene onorata la Champions, ove si va fino in fondo: con nove goal segnati e tre subìti Benitez si sbarazza del Bayer Leverkusen, della Juventus e degli stessi Blues. Il resto è storia: a Istanbul in sei minuti il Milan viene riacciuffato sul 3-3 e poi steso ai rigori. Era dalla notte dell’Olimpico del 1984 che il Liverpool non alzava al cielo la Coppa dalle grandi orecchie. La stagione successiva i ragazzi di Rafa ne alzano ben due: la Supercoppa Europea ad agosto, vinta col CSKA Mosca, e la prestigiosa FA Cup in primavera. La Coppa d’Inghilterra finisce in bacheca dopo un percorso netto che da febbraio in poi vede i Reds eliminare avversarie storiche come Manchester United e (di nuovo …) Chelsea, abbattere sotto sette goal il Birmingham City e sconfiggere il West Ham in una tiratissima finale a Cardiff, quasi una fotocopia della serata di Istanbul: 3-3 dopo supplementari e trionfo ai penalties. In Premier League arriva un buon terzo posto, frutto anche di un finale in crescendo: punteggio pieno nelle ultime nove partite, 23 goal segnati e appena sei finiti nella porta difesa da Jerzy Dudek. E terzi in campionato i Reds ci arrivano pure l’anno dopo, concentrati come sono sull’allettante obiettivo di una Champions-bis. Con sette marcature favorevoli e tre subìte vengono eliminati Barcellona, PSV Eindhoven e ancora Chelsea. Nuovamente finale col Milan, e anche questa è storia: ad Atene è rivincita rossonera (2-1). Benitez e i suoi vorrebbero rifarsi già nel 2008. Passata la fase a gruppi, superano l’Inter (2-0 e 1-0) e l’Arsenal (1-1 e 4-2), ma stavolta i Blues sono fatali: i Reds pareggiano 1-1 ad Anfield e cedono 2-3 ai supplementari a Stamford. In campionato (4° posto) è ancora gran finale: nelle ultime quindici partite gli idoli del Kop vincono undici volte perdendo in una sola occasione, e il goal average è 30-11. Il sogno di riportare a casa il titolo d’Inghilterra svanisce nell’annata successiva, la 2008-09. Il Liverpool comanda per gran parte del girone d’andata, ma subisce un brusco calo all’inizio della fase discendente, subendo così la rimonta dello United futuro campione. Non sono sufficienti dodici successi negli ultimi quindici match, con 40 goal a favore e 12 contro. Nel 2010 Premier da dimenticare: 7° posto, peggior piazzamento dal 1994. In Champions si esce fuori dopo i gironi, retrocedendo comunque in Europa League. E qui Rafa ritrova un senso alla sua ultima stagione in Red. Vengono sconfitti i rumeni dell’Unirea Urziceni (1-0 e 3-1), il Lille (0-1 e 3-0) e il Benfica (1-2 e 4-1). In semifinale tuttavia i sogni si spengono ai supplementari contro l’Atlético Madrid, poi vincitore. Addio Liverpool, Benitez emigra nella Milano nerazzurra.

CHELSEA: DALLE STALLE ALLE STELLE – Dopo la sfortunata avventura interista, lo spagnolo si prende una stagione sabbatica, ma il dovere della panchina lo richiama puntualmente nel novembre 2012, allorquando Roman Abramovich lo ingaggia per la panchina del Chelsea dopo aver licenziato un Roberto Di Matteo incapace di difendere la Champions conquistata contro il Bayern. Apriti cielo: i tifosi Blues mal sopportano un ex Red, peraltro portavoce in passato di considerazioni non proprio benevole nei confronti del pubblico londinese. E le critiche si accentuano dopo la sconfitta in finale nel Mondiale per club con il Corinthians. Il campionato si trasforma in un monologo United, sebbene da febbraio a maggio Terry e compagni vincano nove volte perdendone tre e pareggiandone altrettante, e mettendo a segno 26 reti subendone quindici. Detto addio alla Champions, resta l’Europa League. E qui si compie un altro splendido capolavoro di Don Rafé. I Blues superano col fiatone Sparta Praga (1-0 e 1-1) e Steaua Bucarest (0-1, 3-1), e devono soffrire un pochino con il Rubin Kazan (3-1, 2-3) In semifinale il temibile Basilea viene divorato in un sol boccone: 2-1 in Svizzera, 3-1 in Inghilterra con le tre reti segnate in soli nove minuti. E nella finale di Amsterdam contro il Benfica Ivanovic evita i supplementari all’ultimo assalto con un memorabile colpo di testa. Benitez saluta di nuovo l’Inghilterra. Ciò che viene dopo lo sapete tutti, ed è inutile ricordarlo. E le statistiche da noi snocciolate sono più che sufficienti per poter vivere ancora con interesse questa stagione azzurra. Le primavere di Rafa ispirano fiducia: vale la pena ricordarsi di esse quando il gioco si farà duro.

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