MENO PAROLE

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Pier Paolo Marino, direttore generale del Napoli, è da tutti conosciuto come un abile gestore di società calcistiche, un profondo conoscitore di calcio e di calciatori, che ha riscosso successi ovunque per le sue doti manageriali. Grazie a lui moltissimi giocatori di alto livello, che aspettavano solo di essere scoperti e valorizzati, sono saliti alla ribalta e hanno realizzato una splendida carriera. Per merito suo una società modesta come l'Udinese è riuscita ad arrivare in Europa, avvalendosi proprio dei campioni in erba setacciati in ogni dove dal lungimirante Direttore e dal suo staff. Lo stesso sta accadendo ora nella sua città natale, quella Napoli umiliata tre anni orsono da una serie C che, per il glorioso passato dei partenopei, suonava a dir poco blasfema. Ma Marino, con l'aiuto del munifico De Laurentiis, sta riuscendo nell'impresa di riportare gli azzurri nel calcio che conta, dopo aver costruito un'intelaiatura di tutto rispetto per l'attuale categoria, una serie B che sta comunque stretta alla città che fu di Maradona. Doti fuori dal comune insomma, che il mondo del calcio gli riconosce e per cui i tifosi napoletani gli sono grati.Non tutti però riconoscono le sue doti più nascoste: un tempismo svizzero, senza dubbio, unito a una rara capacità di vedere ciò che riempie il bicchiere, fosse anche una sola goccia, ignorando completamente il vuoto che c'è attorno. Ecco come possiamo interpretare le sue ultime, struggenti dichiarazioni alla stampa: il buon Direttore ha dichiarato inorridito che l'attuale campionato di B è senza dubbio falsato, che la presenza della Juventus condiziona il regolare svolgimento del torneo e priva di un prezioso posto-promozione le altre contendenti. Ha pienamente ragione, che ingiustizia, è una vergogna. Peccato che lo era anche nei mesi precedenti, quando il Napoli veleggiava in piena zona promozione diretta e Marino gongolava senza curarsi della presenza, senza dubbio iniqua, dei giganti bianconeri fra le formiche cadette. Non è certo diventata adesso un problema, la Juventus, né lo può essere il rinvio del big-match per la nota questione dei Nazionali, che ha fatto infuriare il diggì ben più dei suicidi tattici di mister Reja. Prima o poi si dovrà giocare, questa partita, e forse può essere anche un vantaggio non affrontare la Vecchia Signora in un momento di calo vertiginoso delle quotazioni di Bucchi & company. In più, molti degli indisponibili saranno recuperati, per quella data, e forse questa potrebbe essere un'altra ragione di fastidio: verrebbe a cadere un altro alibi…Altra osservazione interessante, e nuova soprattutto, mai uscita prima dalla bocca dello scaltro Pierpaolo, riguarda la catastrofica assenza del pubblico allo stadio San Paolo, che purtroppo ha condizionato oltremodo i sensibili ragazzi in maglia azzurra costringendoli a perdere punti preziosi tra le mura amiche. C'è un problema, però, anzi due: il primo è che lo stadio è stato riaperto più di un mese fa, e quindi c’è un impercettibile ritardo in questa dichiarazione, oppure, anche in questo caso, di eccezionale tempismo. Il secondo è che in occasione del prezioso punto casalingo strappato al temibilissimo Vicenza il pubblico c'era eccome, così come contro Triestina, Frosinone e compagnia bella. Inoltre nell'harakiri con l'Arezzo, unica gara interna pareggiata nel silenzio assordante dello stadio, il pubblico non avrebbe certo potuto impedire i cambi del tecnico, che definire opinabili è un gentile eufemismo. E meno male (sigh!) che la serie positiva si è interrotta, altrimenti quei 18 risultati utili gonfiati da insulsi pareggi sarebbero serviti ancora una volta da scudo per le legittime obiezioni dei "sapientoni".Non sfuggirà ad una mente acuta che la realtà è ben altra: le zoppicanti dichiarazioni di Marino non sono bugie, per carità, è vero che il pubblico è importante come è vero che la Juve in B è un delitto, soprattutto per le avversarie; ma dopo la sconfitta di Crotone, maturata con ben sei difensori in campo (mentre il Genoa è andato a vincere nello stesso stadio con tre…) e con la metà dei giocatori schierati fuori ruolo; dopo che una salda posizione di classifica è stata gettata al vento nonostante un calendario agevole, al contrario della serie terrificante che attende il Napoli il prossimo mese; dopo che i tecnici delle altre pretendenti alla A, Genoa e Piacenza su tutte, hanno presentato formazioni spumeggianti al contrario dei noiosi teoremi sparagnini del mister azzurro Reja; dopo tutto questo, insomma, i ripetitivi ritornelli del Direttore suonano come fatiscenti scuse, alle orecchie dei tifosi più lucidi, e a quelle degli addetti ai lavori più indipendenti. Forse sarebbe molto più opportuno che il miglior segugio di mercato di Napoli tornasse a dirigere la caccia di talenti in giro per il mondo, la cosa che in fondo gli riesce meglio, e che magari lasciasse le dichiarazioni alla stampa al suo, al nostro Presidente, che ha dimostrato almeno di non essere ripetitivo, nonché un'onestà intellettuale indubbiamente superiore.

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