CALAIO’- NAPOLI: STORIA SENZA LIETO FINE

Manca poco, giusto i titoli di coda e il passaggio della scritta "Fine", poi potrà definitivamente considerarsi concluso il rapporto tra Calaiò e il Napoli. Non una storia a lieto fine quella tra i due. Piuttosto una separazione annunciata da tempo ma triste. Triste nei modi poichè, quello che è pur sempre il bomber della rinascita, è stato accantonato fin dal principio della stagione e mal digerito, tatticamente, dal tecnico fino dai tempi della serie C. Dalle sostiuzioni sistematiche alle dichiarazioni d'amore per Zalayeta ad agosto ne è passata d'acqua sotto i ponti. Anzi di gol. La maggior parte dei quali a firma Calaiò. Eppure tra il vecio di Gorizia e l'arciere palermitano la scintilla non è mai scoccata. Questione di feeling, si dice. Modi diversi di vedere il calcio, sicuramente. Sistemati uno di fronte all'altro su due strade parallele destinate a non incrociarsi mai. Questa volta gli opposti non si sono attratti. Le giocate di tacco e le veroniche, talvolta stucchevoli, di Calaiò non hanno mai conquistato Edy da Lucinico, uomo del nord abituato prima di tutto alla concretezza e ai soldatini diligenti nello svolgere il compitino assegnato loro. Si spiega soprattutto così il rapporto controverso tra i due.

Chi invece non ha mai fatto mancare calore e affetto al giocatore è stato il pubblico di Napoli. Il San Paolo si è subito schierato al fianco di Calaiò e lo ha trattato come un proprio figlio, coccolandoselo e andandone fiero nei momenti di gioia e sostenendolo nei recenti giorni bui. Questa presa di posizione, sottolineata spesso anche a livello sonoro, non è bastata però. Uno dei due, tra tecnico e attaccante, è di troppo e la scelta appare più che mai scontata a meno di clamorosi stravolgimenti dell'ultimo minuto. Sarà l'arciere, faretra in spalla, ad abbandonare Napoli. Difficile stabilire ora la possibile destinazione visto che molte squadre, potenzialmente interessate, si stanno ancora giocando obiettivi importanti di stagione. Di certo i pretendenti non mancano, l'appeal verso il ragazzo non è scemato nonostante l'anno trascorso a scaldare la panchina. Ciò che invece è cambiata è la sua valutazione, inevitabilemente scesa dopo il periodo di inattività. Partendo dal presupposto che vendere un attaccante come Calaiò è sbagliato di principio, dopo quest'annata è un errore doppio. Se proprio deve essere divorzio, che almeno porti una cifra congrua al suo potenziale visto che l'attuale valore di mercato non è più quello di un anno fa. Qualche spezzone, giocato ogni tanto e spesso in condizioni non agevoli, non può certamente dirci il reale valore di Super Manu. Qualche semplice gesto, anche un solo lampo nel buio di una partita mal giocata, di contro dimostra che il talento c'è ed il suo prezzo va fatto su quella base. I tre anni di Calaiò a Napoli sono stati infatti una parabola iniziata nel peggior modo possibile con quel rigore sbagliato alla prima partita contro la Fermana e quindi cresciuta con il titolo di capocannoniere di serie C seguito dalla stagione in doppia cifra nel campionato cadetto. Ad ogni gol una freccia spedita nel cuore della curva, linguaggio d'amore tra il tifoso e il proprio idolo. Poi di nuovo giù, piano piano, fino a toccare terra. Disprezzato e deprezzato. Amaro destino il suo. Triste dover parlare di soldi, di miglior valutazione possibile, riferite ad un giocatore di talento che è sceso in terza serie e ci ha riportati, a suon di gol, nel calcio che conta regalandoci grandissime emozioni e soddisfazioni. Così stanno le cose. Ancora qualche settimana e sarà il tempo dei saluti. Magari con l'ultimo gol accompagnato da un'ultima freccia sotto la curva oppure da una linguaccia a chi non l'ha voluto.

Translate »