A.A.A. GIUSTA DIMENSIONE CERCASI

Il Napoli esce con un punto dal match di Marassi contro la Sampdoria, alimentando più dubbi che certezze per il futuro.

Diciamolo subito, molto probabilmente non saranno Genoa o Sampdoria a collocarsi al terzo posto nella classifica finale di questo campionato, per valore e profondità delle rispettive rose. Già, magra consolazione, perché quello di stasera era, al momento, uno scontro diretto per assicurarsi la posizione che garantisce quantomeno l’accesso ai preliminari di Champions League, proprio quelli con cui è iniziata una stagione fino ad oggi davvero indecifrabile.

LO SPIRITO CHE NON C’E’- E’ mancato innanzitutto quello al Luigi Ferraris, quantomeno nei primi 60’ di gioco : tocchi veniali e movimenti insofferenti, musica per le orecchie e i muscoli degli uomini di Sinisa, vero e proprio sergente di ferro vista la cattiveria agonistica (ma questa e poco altro, attenzione) che in campo ci mettono i ragazzi con la maglia blucerchiata. Higuain, Callejon, Hamsik, sono gli elementi di maggior qualità a tradire Benitez nella serata genovese, con le assenze di Insigne e Zuniga per infortunio, oltre a quella di Jorginho per scelta tattica, a mettere in crisi la filosofia di calcio del tecnico spagnolo, fatta di possesso costante e verticalizzazioni improvvise. E non caso è l’ingresso in campo del numero 8, oltre a quello dell’ancora convalescente Mertens, a portare geometria e fantasia necessarie per scardinare la Sampdoria, raggiunta (e menomale) proprio sul gong dalla capocciata di Zapata; come a dire, lo spirito di questa squadra è il gioco, senza quello il castello si sgretola.

LA CONTINUITA’ NEMMENO- Eccolo, l’altro elemento carente in questa stagione; non è una novità, ad essere sinceri, ma se, prima della sosta, la settimana d’oro che aveva visto il Napoli stracciare Roma, Young Boys e Fiorentina sembrava aver consolidato le certezze di una squadra forte quanto sfortunata fino a quel momento, lanciata alla rincorsa di Roma e Juventus più che preoccupata di girarsi e guardarsi alle spalle, quelli appena trascorsi sono stati otto giorni laceranti in tal senso. Passi per la prestazione di Praga, utile a conservare energie preziose e proseguire in ogni caso il cammino in Europa League, i due pareggi con Cagliari e Sampdoria restituiscono al campionato un Napoli nuovamente in conflitto con i propri limiti e le proprie paure, incapace di gestire un doppio vantaggio in casa prima e di tirar fuori gli artigli della tigre dopo, ma soprattutto una squadra che sembra non avere ancora trovato la sua giusta dimensione, nonostante un terzo della stagione sia già volato via.

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