GELA SPIETATO IN CONTROPIEDE

Correva l’anno 1954 quando a Gela il calcio fece il primo miracolo. Non erano ancora i tempi del Gela Juveterranova srl, la cui ragione sociale è datata 1975, ma in quel romantico dopoguerra, il Bari era sempre il Bari, anche se il confronto con la squadra cittadina di Gela sembrava improponibile. Sprofondato in quarta serie, il Bari ebbe vita facile anche sul Gela, che in questi giorni vive il momento più alto della sua storia calcistica. Arriva il Napoli, e in terza serie. Fino a due mesi fa, i tifosi siciliani temevano di non poter rivedere neanche quella C2 che avevano lasciato dopo una stupenda cavalcata sul campo, culminata con la vittoria dei play-off ai danni di Giugliano e Cavese (due campane). Nonostante gli straripanti successi di una grande squadra costruita senza spendere troppo, i problemi societari mettevano a rischio la sopravvivenza, ed è solo grazie all’intervento dell’amministrazione comunale se oggi il Gela gioca il campionato meritato sul campo. Il sindaco Crocetta scese in campo per strappare la società dalle mani di personaggi dal profilo poco chiaro per affidarla ad Arturo Carrabino, un imprenditore alla luce del sole affiancato anche nella battaglia estiva nei tribunali romani dove il Gela ha visto riconoscersi le sue ragioni all’ultimo secondo. E due settimane fa l’opera è stata completata con un fallimento evitato in calcio d’angolo. Il peggio sembra essere passato, ma l’estate giallorossa è stata davvero un’odissea. Nel ritiro di Castel di Sangro i giocatori erano spaesati, ma hanno resistito fino alla fine mantenendo intatta la fiducia. Sono stati premiati soprattutto quanti hanno deciso di rimanere dalla passata stagione: per sei undicesimi, la squadra è uguale a quella che sotto la guida di Domenicali e in applicazione di un magistrale 4-2-3-1 ha offerto il gioco migliore dell’intera serie C. Ha scelto di andarsene soltanto il tecnico Patania, che a tre giorni dall’inizio del campionato ha ceduto alle lusinghe del Perugia rimasto orfano di Indiani (passato a sua volta alla Lucchese). Il direttore sportivo Nicolò Ferrante, che in estate ha svolto il ruolo di plenipotenziario, ha chiamato in panchina una sua vecchia conoscenza come Andrea Pensabene, regalandogli tredici giocatori negli ultimi tre giorni di mercato. La squadra è partita bene, tanto che in casa non ha ancora subito gol. Interpreti buoni e collettivo di livello, il Gela è abile a chiudersi in difesa ripartendo con contropiedi fulminanti, sfruttando quattro elementi offensivi di categoria, una mediana ottimamente assortita e sopperendo così ai limiti di una difesa statica ma che può contare su un portiere di qualità. Il caso-Indiveri (’74) pare infatti rientrato, sempre che Pensabene non decida di premiare il suo secondo Castelli (’80) dopo che il portiere pugliese ha fatto le bizze per tutta la settimana. Difesa con il casertano Gargiulo (’81) e l’ex Foggia Filippi (’75) al centro, il giovane ex Prato Sapienza (’80) a destra e l’ex Ragusa Tamburro (’74) a sinistra. Non ci sarà l’infortunato Unniemi (’84), mentre l’esperto Comandatore (’71) sarà in panchina. A centrocampo, mediana completa e affidabile con il miglior centrocampista della passata C2, il senatore Berti (’70), ed il più giovane ma più prestante Koné (’83), scuola Inter ma lo scorso anno al Vittoria. Sulle fasce ci sono due schegge impazzite: a destra l’ex Vigor Lamezia Mangiapane (’78), sulla corsia opposta Carboni (’79), un furetto che avrebbe meritato ben altra carriera. In prima linea c’è Giovanni Abate (’81), il giovane che ha paura di volare ma del quale si dice un gran bene soprattutto per la sua rapidità e la sua tecnica. Dietro di lui l’eterno Levacovich (’75), il cervello dalla tecnica sopraffina che vede la porta ed ispira, un uomo prezioso per chi vuole salvarsi divertendosi. L’imprevedibile Fabio ama svariare su tutta la linea dei trequartisti, e può aprire tanto in verticale per l’unica punta quanto scambiare con le due ali. Sarà anche per questo che in casa il Gela si esalta e non perde dal 23 gennaio, quando cadde contro un Manfredonia che di lì a qualche mese avrebbe accompagnato in C1.

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