DA CHE PULPITO VIENE LA PREDICA…
E il processo mediatico potè così iniziare. Pieno in ogni ordine di posto, il circo televisivo è stato occupato, al solito, da clown e trapezisti, ballerine e saltimbanchi, tutti in prima linea, allienati e coperti, dopo mesi di letargo estivo. Sono ritornati proprio tutti. Del resto la ghiotta occasione di ergersi a paladini della moralità e della legalità, commentando i deplorevoli fatti ante e post derby del sud, era davvero troppo ghiotta. Non ve ne sarebbe bisogno ma chiariamo subito, a scanso di equivoci, che quel gruppo di imbecilli, quella minoranza, che peraltro non rappresenta in alcun modo la maggioranza civile ed appassionata di tifosi napoletani, va identificata e punita severamente. La mancanza di organi in grado di organizzare una trasferta nel massimo della sicurezza e nel pieno rispetto di tutti i cittadini, non autorizza la distruzione di un treno e di due autobus. In un Paese in cui fosse realmente radicato il senso civico ciò non dovrebbe accadere. Tale senso di appartenza, purtroppo, è ai minimi storici e bisogna agire di conseguenza.
La precisazione è doverosa perchè, tornando in tema, non vorremmo essere additati come sostenitori dei violenti. Non si tratta di eccesso di prudenza o di chiarezza visto che già ieri sera, durante il notissimo "Processo di Biscardi", il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è stato accusato di connivenza con i facinorosi per via di una dichiarazione resa al termine della partita in cui non era a conoscenza dei gravi fatti accaduti nelle stazioni di Napoli e Roma. Dichiarazione riveduta e corretta ieri sul sito ufficiale del club che i chiarissimi e preparatissimi ospiti del Processo si sono ben guardati dal citare. Le accuse dell'avvocato azzeccagarbugli Carlo Taormina hanno così trovato terreno fertile nel giustizialismo del ministro Maroni, i quali se la sono cantata e suonata mentre il conduttore, fuori inquadratura, rivestiva il solito ruolo di capoclaque per accompagnare al meglio le invettive dei suoi ospiti. Sembrava il teatro dell'assurdo, è invece la triste realtà di una trasmissione la cui faziosità e disonestà sono state smascherate dalle intercettazioni di calciopoli, eppure sembra non sia successo nulla. Tutti al loro posto, accomodati intorno ad una tavola che è tornata ricca ed imbandita, in cui più si fa casino e più gli ascolti si impennano, in cui si può calpestare l'integrità e l'onestà intellettuale di un dirigente serio quale Aurelio De Laurentiis in nome dell'auditel e del proprio tornaconto. Avrebbe dovuto essere una tribuna giornalstica sportiva ed equlilbrata vista la contemporanea presenza di due Ministri della Repubblica (Maroni e Matteoli) e del deputato Carlo Taormina, senza dimenticare gli illustri colleghi giornalisti di Roma e Milano. Si è trattato invece di un becero attacco alla Società Napoli, che in questa vicenda non può che essere parte lesa, ma forse i più ignorano che De Laurentiis paga regolarmente, ogni benedetta settimana da quattro anni a questa parte, pesanti multe per le intemperanze di quella minoranza di delinquenti che continua a poter entrare negli stadi grazie al vigile e attento sostegno dello Stato.
Sarebbe bene che i signori ministri, al posto di accalorarsi da Biscardi con condanne da Inquisizione spagnola, aiutassero le società e i veri tifosi a liberarsi da questo cancro che sta divorando il calcio. Forse fa più audience dire che la colpa è di De Laurentiis e che i tifosi napoletani sono dei delinquenti a cui togliere qualsiasi diritto ma la realtà è ben diversa. La Napoli del tifo è calorosa ed appassionata, segue la sua squadra "armata" unicamente della voce per cantare e della sciarpetta azzurra per tifare. Bulloni e martelli appartengono a comuni delinquenti che utilizzano il calcio come cassa di risonanza per le proprie eroiche gesta. Che la piantassero con questa fregnaccia della responsablilità oggettiva, che è quanto di più anticostituzionale possa esserci, e iniziassero a punire i colpevoli, garantendo gli investimenti di un imprenditore e permettendo ai veri appassionati di poter andare allo stadio senza dover temere per la propria incolumità. E' il minimo che si possa assicurare ad un Paese che si dice democratico.