COPPA CAMPIONI ANNI 78-83

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1978 – ‘79 Continua il dominio dei figli d’ Albione, ma questa volta a spuntarla è una novità assoluta per il calcio europeo: vince il Nottingham Forest allenato da Brian Clough, che sedette sulla panchina degli eredi di Robin Hood per la bellezza di 18 anni. All’ atto conclusivo in programma a Monaco di Baviera il 30 – 5 – 1978, decisiva fu la rete realizzata da un futuro "italiano", il centravanti Trevor Francis , allo scadere della prima frazione contro un’ altra (dopo il Bruges) "new entry" assoluta per le finali di Coppa, gli svedesi del Malmo. Il destino beffardo vide affrontarsi in un derby fratricida i campioni in carica del Liverpoole i campioni del futuro del Forest. A sorpresa l’ anno prima, il Nottingham da neo-promossa, vinse autorevolmente il titolo della Premier League, evento mai ripetutosi in Inghilterra ( e mai successo in Italia). I pronostici erano tutti per i "reds", ma i loro omonimi di maglia prima li sconfissero in casa per 2 – 0, ed in trasferta non si lasciarono superare neanche da un gol, chiudendo sullo 0 – 0. Ma in quella edizione un’ altra partita resta maggiormente impressa nella memoria degli appassionati del gioco più bello del mondo; in semifinale contro il Colonia di Tony Schumacher ( quello più famoso prima dell’ avvento di Micheal) a Nottingham finisce 3 -3, dopo che entrambe le squadre cullarono il sogno della vittoria ( 0 -2, poi 3 -2, infine il pareggio di un giapponese, tale Okudera, il primo esemplare del sol levante ammirato in Europa). Sembra finita per il Forest, ma in Germania gli inglesi piazzano la stoccata vincente, imponendosi per 1 – 0, risultato poi ripetuto in finale. La Juventus non bissa la brillante prestazione dell’ anno precedente, facendosi eliminare al primo turno dagli scozzesi del Rangers Glasgow, impostosi per 2 -0 in Scozia dopo essere stato sconfitto con un gol di Pietro Paolo Virdis a Torino. Ebbe la meglio la migliore forma dei bianco verdi con la maglia a righe orizzontali, che già disputavano partite di campionato da qualche tempo, mentre in Italia la corsa allo scudetto cominciava un mese dopo. Fino proprio a quella stagione, se non c’ erano di mezzo i mondiali da noi c’era l’ abitudine di partire la prima domenica di ottobre, quasi un mese dopo l’ inizio delle coppe, con il rischio (qualche volta come per la Juventus) di non presentarsi al meglio e di venire superate da formazioni ( di rado però di gran lunga ) inferiori. Dal 1979 in poi non si è praticamente mai iniziato oltre la seconda domenica di settembre. 1979 – ‘80 uova affermazione del Nottingham Forest e nuova delusione per il calcio italiano rappresentato dal Milanfresco orfano del pallone d’ oro 1969 Gianni Rivera e con un giovanissimo Baresi giàal centro della difesa. Un maligno tiro del fantasista del Porto Duda beffò al quarto d’ ora della ripresa un incerto Richy Albertosi, uno dei migliori portieri europei a cavallo degli anni ’60 e ’70. Tutto questo avvenne nel match di ritorno di S. Siro, dopo che in Portogallo l’ incontro si era chiuso a reti inviolate. In una finale piena di sensazioni forti, vista la presenza di Kevin Keegan nelle file dei tedeschi dell’ Amburgo, gli uomini di Clough si impongono per 1 -0 con un gol di Robertson dopo 19 minuti di gioco facendo salire a 4 le affermazioni consecutive dell’ Inghilterra. Per consolazione dei "galletti amburghesi" ci sembra doveroso ricordare la nettissima affermazione ottenuta contro il Real Madrid per 5 -1 nella gara di ritorno di semifinale, dopo che gli spagnoli si erano imposti per 2 -0 al "Bernabeu" . Memorabile resta la prestazione di Keegan, assolutamente immarcabile per i poveri difensori spagnoli. 1980 – ‘81Si riaffaccia dopo nove anni di assenza, uno dei musei del massimo trofeo continentale L’ Inter di "Spillo" Altobelli (quello del terzo gol nella finale del 1982) e, con una magnifica definizione del mai troppo rimpianto giornalista Rai della sede di Milano Beppe Viola , "Scusate se insisto, mi chiamo Evaristo", il grande "Beck" idolo della curva nerazzurra Beccalossisupera agevolmente i rumeni della Universitatea Cracovia con un complessivo 3-1, con qualche patema i francesi del Nantes (2 -1 in Francia ed 1-1 con molti patemi nel finale a Milano), con un grosso batticuore gli ancora jugoslavi della Stella Rossa (superati al Maracanàdi Belgrado grazie ad una presa non proprio perfetta del portiere slavo su tiro di Carletto Muraro, ala sinistra dotata di una velocità impressionante. In semifinale ecco il "remarke" della classica sfida con il Real Madrid ( che si ripeterà per ben tre volte fra il 1983 ed il 1986 nelle altre due competizioni europee, con gli spagnoli sempre vincenti), che si impone contro un’ Inter troppo timorosa in casa per 2-0 ( con gol dell’ eterno castigatore dei nerazzurri, il centravanti Santillana) e limita i danni in Italia, perdendo per 1-0 punito da un gol di Graziano Bini, giocatore piacevolmente elegante. Ma il sogno di riportare alla corte degli iberici la coppa più prestigiosa si infrange a Parigi, dopo una finale molto prudente da entrambe le parti contro il ritorno del Liverpool, che con Arthur Kennedysblocca il risultato in maniera per la verità un po’ fortunosa a soli sette minuti dal termine. Il Real era allenato dal quel simpaticissimo furbacchione di Vujadin Boskov, forse più celebre in Italia per aver (parafrasando Catalano) ideato il motto: "rigore c’è se arbitro fischia" , che per aver vinto con Vialli e Mancini l’ unico scudetto nel 1991 nella quasi sessantennale storia della Sampdoria. 1981-‘82 E’ ancora uno scontro Inghilterra – Germania che chiude la manifestazione il 26 maggio 1982 in Olanda, allo stadio di Rotterdam. A prevalere per la terza volta in sei anni (tante quante le vittorie consecutive dei sudditi della Regina Elisabetta) sono di nuovo gli inglesi, questa volta con l’ Aston Villa di Birningham vincitore con un gol di Peter White (la versione di Giorgio Chinaglia oltre manica) del Bayern di "Kalle" Rumenigge (all’ Inter dal 1984 al 1987) favorito alla vigilia. La Juventus supera con autorità il Celtic Glasgow battendolo per 2 -0 a Torino dopo essere stati superati solo da un’ autorete in Scozia, ma negli ottavi l’ ostacolo Anderlecht di Bruxelles (squadra storicamente di buon livello) si rileva troppo arduo per i bianconeri, sconfitti immeritatamente per 3 -1 in Belgio, e privi quasi subito di Roberto Bettegaa Torino, infortunatosi seriamente al ginocchio dopo uno scontro con il portiere Munaron, tanto che a malincuore dovette rinunciare agli ormai leggendari mondiali spagnoli del 1982. Per la cronaca l’ incontro al Comunale si chiuse sull’ 1 -1, con rete bianconera di Sergio Brio, gigantesco stopper alto 1,92. 1982 – ‘83Sembrava tutto scritto: tutto combaciava a favore del primo successo della Juventus. Sei campioni del mondo più Platini e Bonieksembravano dare ai bianconeri le sembianze di una fortezza praticamente inespugnabile. E’ sino alla finale di Atene del 25 maggio 1983 tutto sembrava scorrere secondo il pronostico. Vengono superati in surplace i danesi dell’ Hvidore (7 -1 complessivo), i belgi dello Standard ( 3 -1 totale), ed in semifinale i freschi ex- compagni polacchi di Boniek del Widzew Lodz, sconfitti per 2 -0 a Torino e frenati sul 2 -2 in casa loro. Persino con i campioni in carica dell’ Aston Villa,nei quarti di finale i bianconeri impongono con autorevolezza la loro superiorità, violando il "Villa Park" con reti di Rossi e Boniek (momentaneo pareggio inglese di Gordon Cowans, poi in Italia con il Bari). In finale la Juve trova l’ Amburgo orfano di Keegan , vinto dalla nostalgia per la natia terra, ma con in squadra il talentuoso Magath ed il poderoso centravanti Horst Hrubesch, autore di entrambe le reti della Germania nella finalissima contro il Belgio ai (per noi) infausti europei italiani del 1980 (l’ anno del calcioscommesse). I pronostici, manco a dirlo, vedono solo bianconero, pur riconoscendo la valenza dei tedeschi. In Grecia scendono in campo Zoff ( all’ ultima partita in bianconero), Gentile, Cabrini. Bonini, Brio, Scirea. Bettega (anch’ egli all’ ultimo atto) Tardelli, Rossi, Platini e Boniek. Proprio Bobby- gol sfiora la rete in tuffo di testa nel dopo pochissimi minuti, ma al minuto numero 9 l’ avversario di maggior classe, Magathper l’ appunto, sfoggia una mezza palombella dal limite dell’ area, battendo un stranamente incerto Zoff. Il terzino nazionale Kaltzcolpisce un palo, Boniek salva sulla linea, il tracollo è fortunosamente evitato in un primo tempo da incubi. Nella ripresa gli attacchi della Juve, continui ma ben contenuti dai possenti biancorossi, sembrano dare i loro frutti ad un quarto d’ ora dal termine, quando a Platini solo con una robustissima trattenuta, viene impedito di concludere a rete solo davanti al portiere. L’ arbitro rumeno Rainea, uno dei "big" di quel periodo, incredibilmente non concede l’ evidente rigore. L’ episodio però, nulla toglie alla legittimità del successo dei galletti, più sereni ed efficaci dei rivali, forse scesi in campo troppo sicuri di vincere. Per GiampieroBonipertie per la sterminata legione di tifosi della Juve presenti in Italia, ben maggiore sarà la delusione rispetto all’ altra finale persa nel 1973 contro l’ Ajax di Cruyff.

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