CARO AURELIO, ADESSO PARTI CON LA RIFONDAZIONE

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Quant’è dura vedere questo Napoli. Sembra di vivere un incubo se si pensa alla squadra che scendeva in campo nella prima parte del campionato. Quella squadra che dopo il blitz esterno all’Olimpico con la Lazio – ultima vittoria in trasferta in questa stagione – era addirittura prima in classifica. Adesso, invece, sembra non esserci limite al peggio. Il Napoli sprofonda sempre di più in classifica. Gli azzurri sono ora quattordicesimi, superati anche da Catania e Udinese. Eppure oggi il Napoli ha avuto una lezione di gioco – l’ennesima – da una squadra e una società che hanno fatto della programmazione il loro vessillo di battaglia. Il Cagliari, che senza quattro titolari, ha dominato la squadra partenopea. I sardi non hanno certamente una rosa ampia come i grandi club che si contendono tricolore o Champions, ma grazie ad investimenti mirati, oculati e mai dispendiosi riescono a lottare con merito per un posto in Uefa. Quel posto a cui, almeno ad inizio campionato e con una politica societaria simile, fatte le dovute proporzioni, puntava anche il Napoli. Invece col tempo questa rosa non si è dimostrata per nulla all’altezza delle aspettative. Una squadra sopravvalutata dal d.g. e spremuta fino all’osso dal vecchio allenatore che ha lasciato in eredità a Donadoni un gruppo in pesante debito d’ossigeno.

E’ inutile nascondersi: questa è una squadra che va rifondata. Sono troppi i nomi in rosa che per le loro qualità quantomeno discutibili, stonano con quello che dovrebbe essere il tanto sbandierato progetto europeo. Cederli, però, sarà un problema non di poco conto. La “lungimiranza” del tuttologo Marino, infatti, ha fatto in modo di legare questi personaggi al Napoli con contratti lunghi e onerosi. Tutto questo senza contare gli ingenti investimenti fatti per acquisirne il cartellino. Se da un lato questa situazione kafkiana assicurerà alla redazione di Pianetanapoli la sopravvivenza della rubrica “Il grande bluff”, dall’altro non può che indispettire i tifosi azzurri che ogni qualvolta vedono giocare questo Napoli sono costretti a fare i conti con dolori lancinanti nella zona del duodeno.

Quant’è lontano il Napoli di oggi da quello che è nei pensieri di Donadoni. Una squadra che, soffrendo della cronica assenza di un uomo d’ordine in mezzo al campo, non riesce mai a verticalizzare. Se solo Reja avesse fatto un po’ la voce grossa a gennaio, forse oggi starebbe ancora a godersi le ultime giornate della sua carriera di allenatore alla guida del Napoli. Purtroppo ha preferito fidarsi di Marino. Il presidente, però, non ha la minima intenzione di fare lo stesso errore commesso dall’allenatore goriziano. Lui, don Aurelio, vuole cominciare a vederci chiaro. Per questo ha già spodestato Marino dal suo trono di dittatore onnisciente e gli ha affiancato un tecnico di personalità come Donadoni. Quanto e se durerà il triangolo? Sarà solo il tempo a dirlo. Perché almeno lui, il tempo, è veramente un galantuomo.

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