Smarrimento totale: è un calvario!

Tornare a vincere per restare in lotta, in caso contrario sarebbe inevitabilmente crisi. È la partita delle risposte nella quale il Napoli e soprattutto Carlo Ancelotti si giocano tantissimo in una stagione cominciata con tanti alti e bassi che non sono più ammissibili a questi livelli. Allo stadio Olimpico Grande Torino il tecnico di Reggiolo mischia ancora le carte proponendo un 4-3-3 con Allan in cabina di regia e Lozano ed Insigne nei propri ruoli naturali a supportare Dries Mertens. L’approccio tutto sommato è positivo, con gli azzurri che fanno girare palla costringendo i granata a riversarsi nella propria metà campo. Il buon Luperto tenta di emulare Kalidou Koulibaly avanzando palla al piede per diversi metri prima di scaricare per Fabian Ruiz che dalla distanza impensierisce Sirigu. Seppur le premesse fossero buone, questo resta l’unico tiro in porta degli ospiti nell’arco di quarantacinque minuti. Il Torino in stile mazzarriano gioca con grande intensità in mezzo al campo, forte della tenacia e determinazione di Rincon e Lukic. Con il passare dei minuti i ritmi si abbassano notevolmente e il Napoli torna ad essere quella squadra vista nelle ultime uscite, senza né capo né coda. La costruzione del gioco diventa inesistente e non è sicuramente una sorpresa dal momento che non c’è un regista di ruolo in questo gruppo. L’acquisto più oneroso dell’era De Laurentiis non indovina una giocata neanche se costretto, e perfino Dries Mertens non è a suo agio e per creare qualche pericolo alla retroguardia granata è costretto ad indietreggiare il proprio raggio d’azione uscendo dall’area per trovare qualche supporto che non c’è mai. Sull’altro fronte Lorenzo Insigne non accende la lampadina e dopo le polemiche degli ultimi giorni non fa la differenza sfoggiando una prestazione letteralmente anonima. Questa è una squadra che dà l’impressione di non sapere cosa fare quando ha la palla tra i piedi, aspetto gravissimo dopo diciannove mesi di gestione Ancelotti. Dulcis in fundo nella ripresa si fanno ulteriori esperimenti passando nuovamente al 4-4-2 con le sostituzioni di Lozano ed Insigne in luogo di Callejon e Llorente. Gara scialba, senza sussulti e mordente. Mettendo un attimo da parte la questione tattica, il collettivo non ha più anima e scende in campo con una svogliatezza di chi non ha più o non segue il proprio condottiero. Privi di credo di gioco e svuotati caratterialmente: peggio di così si muore…
All’Olimpico vince soltanto la noia e c’è la conferma assoluta dello smarrimento degli uomini in maglia biancazzurra. Ancelotti si ponga un paio di domande si interroghi sull’identità del Napoli che è a dir poco inesistente. Ora arriva la sosta, forse nel momento migliore ma di questo passo sarà una stagione di passione e si prevede un calvario fino a fine anno. Tra due settimane al San Paolo arriverà il Verona di Juric, squadra propositiva e ben messa in campo. Un altro risultato negativo potrebbe essere dietro l’angolo!

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