NAPLES, ITALY - MARCH 25: The fans of Napoli during the Serie A match between SSC Napoli and Catania Calcio at Stadio San Paolo on March 25, 2012 in Naples, Italy. (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)

“Tifo sotto processo”: una curva da interpretare

In natura esistono elementi complementari. Aspetti funzionali in egual misura ed efficacia, funzioni strettamente dipendenti per un fine superiore. Se parliamo di calcio, la fede  è il motore supremo di questo sport unico in sui generis. Un concetto custodito nella mente di chi si immerge con anima e cuore nelle emozioni generate da quest’ultimo. Il pubblico è da sempre il nucleo centrale, il tifo governa il meccanismo principale del football.

Il senso d’appartenza non può esser spiegato o dimostrato. Tuttavia, i modi definiscono l’uomo e di conseguenza, una fede può e deve essere in determinati frangenti interpretata per definire con chiarezza episodi mai passati sotto la lente d’ingrandimento sportivo.

È questo il curioso caso della Curva A partenopea, che prima dello sciagurato pareggio interno con l’ Hellas Verona che ha infranto definitivamente i sogni di gloria europei, ha esposto un comunicato di totale supporto ed elogio nei confronti del mister Gattuso. Quasi come se il destino fosse già compiuto e le leggi del tempo annullate di colpo. Quasi come se la Champions( obiettivo minimo secondo molti) fosse un calice  di vino da sorseggiare in dolce compagnia.

Perché questo scontato entusiasmo prima della partita decisiva? Perché questa eccessiva convinzione di aver fatto la storia prima di scrivere il capitolo finale? Ognuno ha un proprio modo di vivere il calcio, di colorare i sogni, di supportare una squadra che con gli anni muta in una sorta di seconda pelle. Eppure, qualcosa non quadra in questo atteggiamento quasi saccente e provocatorio di una cospicua parte storica della tifoseria napoletana.

Un enigma condito dall’assenza di risposte in merito alla disfatta che ancora brucia e non accenna a diminuire la ferita. Sintomo di resa o di impotenza dinanzi i soliti invisibili successi azzurri? Si prevedeva una voce grossa e alla fine c’è stato un sibilo insonorizzato. Probabilmente l’eterna consapevolezza di esser sopraffatti dal fato ha spento l’ entusiasmo di un’intera piazza. Ma basta davvero questo a provocare un silenzio di tale portata?

Il mistero sarà svelato al ritorno al Maradona. Occhi puntati sulle puntuali coreografie ultras e sul modo di intendere il nascente progetto azzurro. Prima o poi questa quiete  assordante si dissolverà, perché la parola resta lo strumento imprescindibile di ogni fede che si rispetti. Se ciò non dovesse accadere, sarà stata tutta una smielata farsa nei confronti di un uomo e una società che ha fatto il massimo fallendo miseramente.

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