NON PIANGERE, LORE’ !

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Fanno più rumore i fischi di tanti o le lacrime di uno? Certe volte non è questione di decibel, ma di sentimento. E quelle che Lorenzo ha versato nel chiuso degli spogliatoi, hanno un peso specifico particolare.  La sua gente lo aveva appena contestato, lui aveva risposto stizzito. Non si aspettava applausi, ma neanche fischi. Sapeva e sa che non è il suo anno migliore, ma di uscire da casa sua sotto il peso degli insulti, quello no. Era troppo incazzato, e così ha risposto ai suoi contestatori. Sbagliando, perché chi paga il biglietto è libero di osannare e contestare. Se n’è pentito un secondo dopo, sfogandosi tra le quattro mura. Il pacioso Benitez ed i suoi compagni hanno asciugato le sue lacrime, ma tutti i tifosi sarebbero stati pronti a passare un fazzoletto ad Insigne. Un ragazzo che ha evidenziato la fragilità dei suoi 22 anni, ma anche il genio e la sregolatezza che spesso ne accompagnano le giocate sia dentro che fuori dal campo. Una settimana fa ha dedicato un pensiero ad un giovane rugbysta volato in cielo troppo presto. Era piccolo e fragile, come lui. Lorenzo era il suo idolo, dimostratosi tale anche nel giorno dell’ultimo saluto. Un lampo da fermo, ad aggirare la barriera di tanti schermi. Un calcio di punizione ancora più bello di quello indigesto ai tedeschi. Dentro il rettangolo verde Insigne fa parte di un progetto tecnico importante, lui lo sa ed ha giurato fedeltà alla sua gente. Non può però aspettarsi solo applausi. Lui è un figlio di Napoli, ma Napoli è una mamma spietata: ti dà e ti toglie in un attimo. Eppure, se si fosse giocata un’altra partita dopo mezz’ora, tutto il San Paolo sarebbe stato pronto ad acclamarlo ancora, perché lui è uno di loro che ce l’ha fatta. E allora le lacrime si sarebbero trasformate in sorrisi, i fischi in applausi. Tutto sarebbe stato soltanto un brutto sogno, un momento da dimenticare. Perché Insigne è un patrimonio da non distruggere. Un diamante ancora un po’ grezzo, ma pur sempre un diamante. E, si sa, un diamante è per sempre. Anche, e soprattutto, a Napoli.

E allora non piangere, Lorè! Sorridi come sai fare, e torna a farci sorridere. Come tu sai, come già sai.

 

Marco Santopaolo  

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