IL SOGNO DIVENTA REALTA’. LA VITTORIA DI TORINO

Il mercoledì precedente alla grande sfida, la Juventus dopo i calci di rigore, venne eliminata dal “solito “ Real Madrid, in quegli anni vera e propria bestia nera delle italiane. Ovviamente in città l’ attesa era a livelli da “ febbre a 90°”, parafrasando il simpatico film firmato dal tifoso – scrittore inglese Nick Hornby, vero e proprio atto d’ amore verso il calcio.

Fra chi partì da Napoli, e chi raggiunse la capitale sabauda dal nord d’ Italia e d’ Europa, quel 9 novembre 1986 sembrava per davvero d’ essere al … S. Paolo. Bianchi schierò : Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica. Sola, De Napoli, Giordano, Maradona e Romano.

La Juve rispose con : Tacconi, Favero, Cabrini. Bonini, Brio, Caricola. Mauro, Manfredonia, Serena, Platini e Laudrup. Il primo tempo fu un esempio perfetto di come squadre di pari livello possano annullarsi a vicenda, considerando anche che sia Bianchi che Marchesi erano tecnici che non amavano troppo … scoprirsi con avversari di pari grado. Cosicché l’ unica emozione del primo tempo ( un palo in mischia colpito da Manfredonia ) fu favorito da un errore abbastanza marchiano di Garella in uscita. Lo stesso simpaticissimo portiere novarese di nascita, mise su un…piatto d’ argento al “ Danese triste “ o “ Principe di Danimarca “ Micheal Laudrup la palla dell’ 1 -0 al minuto numero 48.

Ecco come : sulla fascia sinistra dal piede del terzino “ mundial ’82 “ idolo delle donne Antonio Cabrini parte un traversone basso neanche tanto pericoloso. Garella non trova di meglio che respingere corto a non più di 5 -6 metri dalla porta esattamente sul piede del fuoriclasse scandinavo, che non poté proprio esimersi dal portare i suoi in vantaggio. Quel momento però, segnò l’ inizio della fine per i campioni d’ Italia ; abbandonata ogni remora di carattere tattico – psicologico, gli azzurri strinsero d’ assedio la metà campo bianconera, costringendo Tacconi e c. ad un super – lavoro. Per due volte Renica, una volta ciascuna Carnevale e Maradona mancarono di un niente il gol del pareggio,  che arrivò meritatissimamente al 73°. Calcio d’ angolo battuto da Ciccio Romano, respinta corta della difesa, di punta in mischia Moreno Ferrario fa partire uno strano tiro che adagio adagio colpì il palo  interno sinistro, per planare dolcissimamente in rete facendo letteralmente esplodere di gioia tutto il pubblico di fede partenopea.

L’ incubo del ripetersi della gara del 6 aprile 1975, quando un maligno destro di Josè  Altafini ( da quel giorno “ core ‘n grat’ “ ) spense i sogni di gloria della “ Vinicio Band “  fortunatamente si stava dissolvendo. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo appena un minuto più tardi. Nuovo corner stavolta battuto da Diego Armando, Renica di testa spizza il pallone sul lato opposto dell’ area, di collo pieno in perfetta coordinazione, Bruno Giordano trafigge nuovamente l’ estremo difensore bianconero. La Juve stremata dalle fatiche di coppa, non riuscì proprio a rialzarsi dal tremendo doppio  knock – out, gli ultimi minuti si giocarono in un clima che definire solo  festoso non rappresenta al meglio l’ idea dell’ euforia espressa dal  popolo azzurro presente sugli spalti del vecchio “ Comunale “. Addirittura in pieno recupero arriva il gol che rese per la verità fin troppo vistoso il passivo per le “ zebre “, firmato da Volpecina che capitalizzò al meglio con un bel diagonale di destro un contropiede in tandem con Carnevale.

Dopo la bellezza di ventinove anni ( 3 –1 con doppietta di Vinicio il 24 novembre del 1957 ) gli azzurri finalmente tornarono ad espugnare il Comunale di Torino, sponda bianconera. Come si poteva a quel punto non cominciare a sentirsi, almeno un po’ Campioni d’ Italia ? 

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