HAMSIK DI NUOVO MEDIANO: PUO’ ESSERE LA SOLUZIONE?

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Ricordate il Napoli di Reja? Difesa a tre, due esterni bassi, due mediani più Hamsik e due punte. Per necessità, scelta o innovazione, Mazzarri ha riportato di qualche anno indietro l’orologio tattico degli azzurri, rispolverando l’idea del suo predecessore e riproponendo Hamsik nel ruolo di interno. L’unica differenza sta nel numero di attaccanti, che salgono a tre e ritagliano addosso al talento slovacco un nuovo modo di interpretare  una posizione in campo che col tempo gli è diventata inusuale. Il recupero psicofisico di Pandev ha soltanto accelerato una scelta che covava da parecchio in quel di Castelvolturno, e che voleva Hamsik più nel vivo della costruzione della manovra. Il tridente pesante costringe però il Marek mediano ad un tipo di lavoro del tutto nuovo, quello della copertura. Mai, infatti, il genietto di Banska Bistrica si era trovato così immerso nella fase di non possesso della sua squadra. Non che non sappia anche portare la croce: lui nasce centrocampista centrale classico, con compiti di rottura e ripartenza e doti superiori di inserimento in zona-gol. Proprio quest’ultima dote, unita ad un repertorio tecnico completo, aveva suggerito a Mazzarri di avanzare il raggio di azione di Marekiaro, disegnando per lui quella posizione di trequartista esterno in appoggio a Lavezzi e Cavani che tanto aveva reso negli ultimi anni e che l’aveva sollevato da compiti pressanti di protezione. Eppure, dopo la buonissima stagione passata, le cose sono cambiate. Il Napoli comincia a far paura un po’ a tutti, e questi tutti non trovano di meglio da fare, da buoncostume italiano, che chiudersi a riccio e impugnare l’ascia del contropiede. Il Napoli, costruito a immagine e somiglianza del suo tecnico e di un gioco che fa del ribaltamento veloce dell’azione il suo credo massimo, soffre maledettamente queste contromisure e Hamsik si ritrova per lo più a galleggiare tra centrocampo e attacco, sempre mestamente indeciso tra l’impossibilità di verticalizzare o la sicurezza sterile di aprire per un’ennesima volta il gioco all’indietro o sulla fascia. Da qui, l’idea di riportare Hamsik in mediana e in appoggio al nuovo tridente, pensato e attuato con un Pandev in più. I motivi sono vari: aprirgli la visuale sulla porta, farlo sconfinare da una fascia laterale che limita i metri di campo a disposizione per la giocata, dargli la possibilità di far sgorgare il suo talento con passaggi in verticale o aperture sull’esterno per compagni meglio piazzati in avanti. L’idea, in linea di massima, sarebbe buona, e aprirebbe agli azzurri nuovi  spiragli di gioco. Attenzione, però, agli effetti collaterali. Hamsik non è mai stato un combattente puro, e l’assenza di un centrocampista di grinta potrebbe rivelarsi decisiva in negativo in gare contro squadre dal centrocampo più fino di quello del Novara, che giocano di più al calcio e che potrebbero sistematicamente trovarsi a lottare con un solo centrocampista centrale in grado di mordere caviglie e strappare palloni. Senza pensare poi alla stanchezza con la quale Hamsik arriverebbe nei sedici metri avversari, da sempre suo terreno di caccia preferito. Da rivedere anche il compagno al centro, in quanto Dzemaili, nonostante il buon rendimento dell’ultimo periodo, rappresenta comunque una soluzione di ripiego ai titolari Inler e Gargano, giocatori dalle caratteristiche forse più adatte ad affiancare Hamsik in mezzo al campo. Insomma, Hamsik mediano ci pare una scelta da giudizio sospeso: eventualmente buona per le partite-paradosso del Napoli, quelle in cui gli azzurri si impappinano coi carneadi di Novara, Catania o Parma, e da rivedere in altre gare, in quelle toste che gli azzurri raramente sbagliano. Manca la controprova del grande match, e il distacco in campionato accumulato fino ad ora non concede tempo per gli esperimenti. Ma se questo è uno degli ostacoli che si devono saltare quando si diventa protagonisti, non possiamo che aspettare e sperare che, crescendo e testando nuove idee e soluzioni, il Napoli impari sul serio a fare sempre meglio la grande squadra.

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