WALTER, TENTAR NON NUOCE!

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Che Walter Mazzarri sia un uomo orgoglioso, se non addirittura testardo (non è un’offesa, si badi) è fuori discussione; ce ne siamo accorti spesso durante la sua avventura partenopea ed è un’ostinazione, la sua, tipica dei “toscanacci” purosangue come lui. Quel che è peggio, purtroppo, è che essa si riflette nel modo in cui egli manda il Napoli in campo: in tre stagioni sono state rare le occasioni nelle quali il mister ha sperimentato tattiche alternative e ciò lo ha spesso costretto ad apportare cambi in corsa durante il match, con la probabilità di sbagliare le mosse decisive e il rischio di compromettere l’esito finale della partita.

Ma c’è di più: se il tecnico di San Vincenzo non cambia l’abito alla sua squadra, sono invece i suoi colleghi che, quando affrontano il Napoli, mutano l’assetto delle loro squadre per metterli in difficoltà; quando la Fiorentina è scesa in Campania a settembre, Mihajlović (c’era ancora lui…) ha chiuso a riccio la difesa, bagnando le polveri agli avanti azzurri, mettendo mano al contropiede grazie soprattutto agli spazi lasciati dagli esterni; la stessa cosa è successa, più o meno, anche contro Lazio e Juventus: Reja ha bloccato la fase offensiva partenopea e, pur lasciando il pallino del gioco in mano a Hernanes, ha sfruttato, come mai prima, la velocità di Lulić e Konko sulle fasce, mentre Conte (che peraltro doveva ovviare all’assenza di Marchisio) ha consegnato le chiavi del centrocampo a Pirlo, ma ha altresì intuito che quella del San Paolo era la partita in cui il semi-Carneade Estigarribia poteva fare sfracelli e così è stato. Per tacere di Tesser, che ha praticamente stravolto il suo Novara, schierando una “finta” difesa a cinque con gli esterni alti Gemiti e Morganella a stoppare le discese di Maggio e Dossena e tre centrali di difesa a imbrigliare le manovre d’attacco avversarie: una tattica azzeccata, che aggiunta al siluro imbroccato da Radovanović stava costando cara al Napoli.

Tuttavia, al “Piola”, proprio in quello che sembrava il momento più difficile, Mazzarri, che pure aveva avuto l’ardire di schierare tre punte con Hamšik in mediana, una mossa l’ha indovinata: ha tolto Aronica per Zúñiga, schierando finalmente una difesa a quattro, con il colombiano e Maggio esterni, e recuperando così un uomo in più a centrocampo, reparto in cui fin lì sin era sofferto di più (e in quella zona del campo al Napoli succede spesso). Perché adottare la suddetta mossa solo in situazioni disperate? Perché non tentare l’esperimento più spesso, magari già dal primo minuto e contro squadre che, sia in casa loro sia a Fuorigrotta, scendono in campo col chiaro intento di raccogliere il massimo con il minimo sforzo contro gli azzurri? Mazzarri può e deve farlo, e lo dimostra anche il bilancio, freddo e inconfutabile, della sua squadra nei confronti delle “piccole”: appena 10 punti in 9 incontri e la miseria di 2 vittorie con Cesena e Lecce. E allora, Walter…coraggio! Tentar non nuoce!

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