DIRITTI D’IMMAGINE: DOVE SONO I VANTAGGI?

Un filo di tensione, un pizzico di delusione, vicina alla rabbia. Il tifoso è perplesso, s'interroga sul futuro, sulle reali intenzioni della società. Crescere ancor di più per mirare allo scudetto o “accontentarsi”? La partenza di Cavani ha scatenato i dubbi, ha aperto le porte dello scetticismo, sfociato in una contestazione silenziosa ma evidente. La richiesta è chiara, lapalissiana: sostituire il matador con un calciatore di pari livello, di fama internazionale, capace non far rimpiangere le gesta dell'eroe di Salto. Impresa improba, missione da brividi per Riccardo Bigon. Bisogna inventarsi qualcosa, lavorare di fantasia, cogliere l'occasione giusta al momento giusto. Per ora si è ai sondaggi, ai tentativi, alle trattative accennate e naufragate. La casella numero nove è ancora vuota, disabitata. Le difficoltà sono visibili e, sotto certi aspetti, risibili. Emerge, come di consueto, il solito intoppo, il cavillo che stoppa gli accordi sul nascere. Diritti d'immagine, contratti di sponsorizzazione, accordi con le grandi multinazionali. La politica della società partenopea non si sposta di un millimetro, è rigida, ferma nelle sue intenzioni. Una presa di posizione costosa, non solo dal punto di vista sportivo ma, paradossalmente, anche da quello strettamente economico. De Laurentiis, sulla questione, non transige. L'immagine dei giocatori appartiene al Napoli, totalmente. La discussione si chiude con un punto esclamativo che però non dissipa i dubbi. Con un po' di buon senso, si potrebbe trovare una soluzione meno radicale, in grado di accontentare tutti. Dividere la posta, concedere una parte dei diritti agli atleti, sulla scia di quanto fatto da diverse squadre, Real Madrid su tutte. I benefici sarebbero immediati. I calciatori, liberi di spaziare in un mercato pubblicitario sempre più ampio e ricco di occasioni e proposte, verserebbero, automaticamente, una parte consistente dei loro proventi nelle casse del Presidente. Insomma, sarebbero accontentate entrambe le parti. Anche perché, ad oggi, il calcio Napoli non ha sfruttato in maniera produttiva e continuativa i tanto agognati diritti d'immagine. Sporadiche campagne pubblicitarie, calendari, poco altro. Il ritorno economico non si palesa, la strategia messa in piedi è addirittura controproducente. Finisce la parte finanziaria, subentra quella meramente calcistica. I professionisti affermati, le stelle di un certo valore, inseguite perennemente dei grandi marchi, non hanno alcun  interesse nel rinunciare ai fiumi di danaro provenienti dalla “seconda attività”. Si va al muro contro muro, senza alcuna possibilità di accordo. Di conseguenza si vira, volente o nolente, sui giovani, sulle scommesse o sui calciatori di medio livello. Di grandi nomi nemmeno a parlarne, sono inaccessibili. Eppure basterebbe poco per la svolta, per il cambio di direzione, per riformare un progetto bello, da prendere come modello, ma non vincente. A volte può bastare un passo indietro per compierne dieci in avanti 

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