DALLE STALLE ALLE STELLE, 2-8-04 / 2-8-05

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Un anno fa successe ciò che tutti temevano ma che nessuno riteneva possibile; la S.S.C. Napoli fu dichiarata fallita. Il calcio partenopeo toccò così il punto più basso della sua storia, peggio che nel ’98, l’anno della retrocessione con soli quattordici punti racimolati.

Un anno fa si diceva che se con Ferlaino il "Ciuccio" era arrivato sull’orlo del precipizio con Naldi aveva fatto un passo avanti. Quindi la storica retrocessione in C1 voluta da un Carraro sempre più inserito nell’oligarchia del calcio moderno e società annullata e costretta a cambiare nome appellandosi al lodo Petrucci.

È stato grazie ad Aurelio De Laurentiis se il calcio a Napoli ha continuato ad

esistere. Il produttore cinematografico fece già in passato un tentativo circa l’acquisizione della società azzurra quando, insieme al suo amico Roberto Fiore, indisse una conferenza stampa al Circolo della Villa Comunale.

La società allora era allo sbando, sbucavano possibili compratori da ogni dove, inglesi, olandesi, principi regnanti, ma nessuno metteva sul tavolo proposte concrete e, tra costoro, fu snobbato anche l’attuale patron.

Appena un anno fa fu possibile acquisire a minor prezzo le macerie di un palazzo da ristrutturare completamente, battere la concorrenza di un Gaucci, armato solo di buona volontà, e ripartire dalle fondamenta.

Napoli Soccer, nome vagamente esotico per un’entità tirata su dal niente; richiamato Pier Paolo Marino, manager all’epoca del primo scudetto ed un tecnico esperto per la categoria come Ventura, ci si concentrò sull’allestimento della squadra. La lungaggine della burocrazia fece slittare li operazioni di mercato della neonata società agli ultimissimi giorni utili, e proprio qui si vide la mano di Marino abile a fare di necessità virtù in così poco tempo. Nacque quindi una squadra che pur non facendo sognare sarebbe comunque arrivata al traguardo minimo dei play-off.

"Abbiamo fatto l’Italia, ora facciamo gli Italiani", così parlò un politico di altri tempi; a questo punto veniva il difficile, come riportare la gente allo stadio?

Diciamo subito che la gente aveva voglia di aria nuova, fresca. Non ne poteva più di tribunali, fideiussioni e libri contabili ed il fatto che al timone si fosse insediato un nuovo capitano con tutt’altro equipaggio induceva ad un certo ottimismo. Ottimismo che non è venuto meno anche se i risultati sul campo non sono arrivati; mister Ventura ha avuto il benservito, al suo posto Reja, anche lui specialista in promozioni per rincorrere una promozione che sul rettangolo verde non è stata conquistata.

Attenzione, sul campo non è stata conquistata, perché da qualche anno a questa parte promozioni o retrocessioni si possono stabilire a bocce ferme, con i calciatori a giocare sulla spiaggia. A scendere in campo sono altri fattori, IRPEF, tasse, un gol o una parata sono meno decisivi di una firma o di uno spostamento di valuta.

Il resto è storia d’oggi; il Napoli, che riprenderà a chiamarsi con il vecchio nome di S.S.C., aspetta la sorte di altri club invocando quella severità che un anno prima era costata una pur sofferta permanenza in B. La società è trasparente, in regola con i pagamenti, ha conquistato un diverso peso all’interno del Palazzo ed è stata pure stanziata una importante cifra da destinare al potenziamento tecnico in caso del quasi scontato ripescaggio nella serie cadetta. Se la legge fosse uguale per tutti sarebbe il giusto premio ad un lavoro onesto ed il meritato regalo per il primo compleanno del nuovo Napoli.

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