CAPITAN PRECARIO

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Nel Napoli 2013-14 ancora in stato embrionale, tengono banco gli addii e le possibile partenze, piuttosto che le conferme. Restano comunque gli altri, quelli sicuri di non rompere i fili col Ciuccio, almeno per quest’anno. A cominciare da Paolo Cannavaro. Non può essere certamente definito un difensore d’alta classe, specie alla luce di qualche deludente prestazione nell’arco della sua settennale esperienza in azzurro, eppure il suo impegno per la squadra non è mai cessato, o quasi. Soprattutto in questa stagione, forse la migliore in Riva al Golfo, il Capitano ha commesso meno errori, spesso rendendosi protagonista di prove encomiabili. Ma proprio lui, pur restando alle dipendenze del nuovo Napoli, rischia di finirne ai margini perdendo il posto fisso. E ora ve ne spieghiamo i motivi.

Il contratto che lega Cannavaro jr. agli azzurri termina nel 2015. Un mese e mezzo fa il suo procuratore Gaetano Fedele ha dichiarato che per il rinnovo non ci sono problemi, tanto se ne può discutere tranquillamente tra poco, in estate. A suo dire De Laurentiis e Bigon dovrebbero aver notato che il difensore è meritevole abbastanza di un ulteriore prolungamento del contratto. Lo è, in effetti. Il punto è che l’offerta fattagli dal Napoli, almeno a quanto ci risulta, sarebbe (sottolineiamo il condizionale) quella di un contratto a presenze, o a gettoni come si diceva un tempo, lo stesso stipulato con Aronica molti mesi prima che venisse ceduto al Palermo. E che quindi, per il ragazzo della Loggetta, potrebbe prevedere il rinnovo automatico solo nel caso in cui riuscisse appunto a totalizzare un certo numero di presenze in campo, similmente a quanto accaduto col siciliano. Premesso che parliamo di Paolo Cannavaro, e non di Piqué o Thiago Silva tanto per intenderci, resta il fatto che si tratterebbe di una proposta abbastanza surreale, per non dire assurda, o addirittura irrispettosa nei confronti di un giocatore che per il Napoli ha dato tanto, soprattutto in termini di serietà professionale, andando persino a rimetterci quando un certo suo ex compagno di squadra l’ha tirato in ballo in una brutta storiaccia, dalla quale è uscito più che immacolato. Ciò nonostante, se si pensa che in questi anni s’è guadagnato i galloni di “titolarissimo”, il pericolo di restare al palo e, quindi, non continuare l’accordo coi colori azzurri, non dovrebbe sussistere.

Eppure il pericolo c’è. Perché, vi chiedereste voi? Perché l’umile Walter se n’è andato, e con lui anche i suoi incrollabili e rigidi dogmi tattici, a cominciare ovviamente dalla sempiterna difesa a 3, causa di tanti grattacapi e reti subìte. E se il prossimo tecnico del Napoli fosse convinto assertore di un reparto arretrato a 4 (vedi Benitez), oppure un allenatore che ama schierare un terzetto difensivo, ma all’occorrenza può modificarlo duttilmente in un quartetto, avendolo già sfruttato in passato dal 1’ (vedi Montella), la possibilità che il buon Paolo scaldi la panca non è irreale. Tutti sappiamo che, dopo tanti anni di esperienza prima con Reja poi con Mazzarri, il Capitano ha interamente assimilato movimenti e dinamiche di una terza linea composta da tre difensori, sebbene occupandovi una posizione quasi sempre centrale. Ove mai il Napoli dell’anno venturo dovesse davvero giocare a 4 in difesa, Cannavaro si ritroverebbe davvero come un pesce fuor d’acqua, il classico intruso capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora verrebbe scalzato non solo da Gamberini, bensì anche da Britos e (se restasse, ma poco ci crediamo) da Rolando, più lenti e fisici, ma pur sempre adatti a giocare nel nuovo schema, aiutati dall’abilità nel gioco aereo, senza dimenticare la loro discreta bravura coi piedi. Ma non è tutto. Nel caso in cui la difesa del Napoli cambiasse pelle, il fratellino di Fabio si vedrebbe la porta chiusa, o comunque meno aperta, per un altro fattore da non trascurare: il ritorno di Fernandez. Il ‘Pajaro’ ha ritrovato fiducia al Getafe, confermandosi su buoni livelli pure in Nazionale Maggiore. Ora però che il prestito agli ‘Azulones’ è terminato, l’argentino ha una voglia matta di riscattarsi in azzurro. Avrà fiutato l’aria: ora che quello lì non c’è più, si sarà detto, finalmente ci sarà qualcuno che si ricorderà di me e mi farà giocare.

E’ chiaro che, almeno per ora, rimaniamo nel puro campo delle supposizioni. Del resto non potrebbe essere altrimenti, dato che la stagione 2012-13 s’è conclusa da tre giorni e quella successiva è di là da venire. Però, visto e considerato quanto detto finora, è forte l’ipotesi che nel Napoli possa scoppiare il primo caso spinoso della nuova annata, per di più a precampionato non ancora cominciato. Ribadiamo che Cannavaro non è un top player, e che prima o poi militeranno al suo posto difensori probabilmente migliori di lui. Al di là delle pecche derivanti dal suo disagio tattico e dei suoi limiti, non è comunque giusto né dignitoso ridursi a ridurlo (perdonateci il gioco di parole) nelle condizioni di precario. Non merita di finire nell’anonimato così repentinamente, proprio lui, il Capitano, napoletano doc, che peraltro non ha mai avuto un rapporto idilliaco con la dirigenza azzurra, segnato com’è da negoziati travagliati per il rinnovo e da tensioni a distanza tra la stessa dirigenza e i suoi agenti, o meglio tra questi ultimi e Don Aurelio. Con l’apice toccato nel 2010, quando il patron tuonò: “Prima la maglia, poi i soldi!”. Se davvero l’assurda offerta del Napoli si concretizzasse, non vorremmo essere nei panni del povero giocatore, costretto a subire l’ennesimo trattamento poco edificante da parte della società. La quale evidentemente avrà pensato: ci siamo comportati così con Campagnaro e Zuniga, perché non fare altrettanto con Cannavaro, sebbene sia il Capitano? Se davvero si verificherà, sarà un’altra caduta di stile. E ci toccherà discuterne, anche se oramai non farà più notizia.

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