TROPPO TURNOVER STORPIA
Quando un tabù diventa una psicosi, sfatarlo sembra più difficile che scalare una montagna. Sembra, appunto, perché poi in realtà la storia e la statistica ci insegnano come le grandi nemesi siano costrette prima o poi ad essere sconfitte. Il Chievo Verona è diventato un incubo, per il Napoli e per Mazzarri, un sogno talmente brutto che il mister è riuscito nell’impresa di lasciare l’onore delle armi a Di Carlo, per la prima volta nella sua carriera. Eppure mai come stasera questo famigerato tabù poteva essere sfatato senza neanche faticare troppo.
Ovviamente senza la controprova si potrà sempre dire che l’ostacolo è talmente insormontabile che perfino i Cavani e i Lavezzi l’avrebbero trovato difficile da scardinare. Ma comunque ‘sto Chievo non è che fosse poi chissà che iradiddio, per tacere dell’orripilante modulo 7-2-1 schierato a fine match da un Di Carlo catenacciaro come non mai. Fatti loro, i panni sporchi si lavano in famiglia, a Napoli di gatte da pelare ce ne sono già abbastanza. È una sola, stupida battuta d’arresto, non è il caso di fare un dramma. Ma sicuramente è opportuno riflettere su cosa abbia condotto ad una tale debacle, a partire da quell’esagerato turnover che ha consegnato nelle mani del Chievo una squadra praticamente tutta rinnovata, quella che si può a tutti gli effetti definire una squadra-B. Non parliamo delle ripercussioni deleterie che ha sul calciatore l’idea di sentirsi parte di una squadra di riserva. Piuttosto pensiamo a come sia possibile schierare tutti insieme elementi che fino a due settimane fa non si conoscevano neppure, fra ragazzini da svezzare e vecchietti (più nel fisico che nell’anagrafe) da recuperare. Mazzarri è uomo saggio, stupisce che abbia lanciato nella mischia entrambi i giovani difensori argentini comprati quest’estate. Vanno dosati ed affiancati a due guide più esperte, non mandati allo sbaraglio come se già sapessero fare tutto. A costo di sembrare impopolare, pollice alto per Fideleff. Il ragazzo ha mostrato un ottimo senso dell’anticipo e una gran cattiveria nei contrasti, se non fosse per quel megaliscio, frutto di una casualità, staremmo parlando di tutt’altra prestazione. Da rivedere invece Fernandez, ancora poco a suo agio davanti al pressing asfissiante italiano e con una tendenza all’intervento di prima a centrocampo che in Europa può fare danni incalcolabili, se usato male. Mascara lo conoscevamo già, Santana sembra in leggerissima crescita, a Pandev bisogna dare del tempo perché viene da una stagione disastrosa. Riassunto: non si discute qui dell’opportunità di schierare questi ragazzi, il problema al massimo è schierarli tutti insieme.
Comunque sia, a livello di risultato non è il caso di strapparsi le vesti. Se le concorrenti dirette sono Milan, Juventus e Inter, gli azzurri hanno perso un punto solo dalle prime due, e le milanesi sono ancora piuttosto lontane. Niente è compromesso, si tratta di una sola partita e poi, conoscendo Mazzarri, siamo sicuri che al di là delle dichiarazioni di facciata abbia già capito l’errore e stia già studiando il metodo per far girare i suoi calciatori in modo più scientifico e meno radicale. Il turnover è un’arma fondamentale, basta solo saperla usare e non farsela scoppiare in mano per la troppa voglia di strafare.