UN MAL DI TRASFERTA CONCLAMATO

Neanche l’ombra della personalità esterna tanto auspicata da Pierpaolo Marino. E’ufficiale: il Ciuccio soffre di un mal da trasferta che, ad oggi, appare pressoché incurabile. A Lisbona e Genova se ne erano ravvisati i primi sintomi, col nefasto trittico lombardo era giunta la conferma. Nel freddo pomeriggio di Torino il decorso di tale morbo arriva al classico punto di non ritorno. Non trattasi di eccesso di pessimismo bensì di una considerazione basata sulla realtà dei fatti: una compagine che nutre velleità(più o meno dichiarate) di qualificazione Champions non può far registrare un simile ruolino di marcia lontano dalle mura amiche. In particolar modo nel contesto di un torneo in cui i blitz esterni si palesano rilevantissimi: per la riprova esaminare i balzi di classifica di Fiorentina(terza a quota 32) e Genoa(quinto a 29) alla luce dei successi in casa di Sampdoria e Chievo. E se il Milan nel posticipo non cadrà in casa contro l’Udinese, il Napoli scenderebbe dalla terza alla quinta piazza. Vale a dire dal tanto reclamizzato e “cinefilo” “Natale in Champions” ad un più modesto “Natale in Uefa”. 

Torniamo alla gara dell’Olimpico. Col Natale alle porte il Ciuccio sembra vestire i panni del buon Gesù, il Toro quelli di Lazzaro. Un deja-vu, ricordate il thrilling-ending di Cagliari nello scorso gennaio? Ironia della sorte, a decidere il match è un tap-in di quel Rolando Bianchi che diciotto mesi fa rifiutò il San Paolo per un pugno di dollari. Le assenze di Lavezzi e Hamsik son pesate, d’accordo. Sorge tuttavia spontaneo il dubbio che finanche la loro presenza in campo non avrebbe evitato la debacle. Perché gli uomini di Reja sono apparsi del tutto privi di nerbo nonché di una qualsivoglia logica tattica. Inguardabili Maggio e Gargano, che solo otto giorni fa avevano strabiliato nel 3-0 rifilato al Lecce. Funesto, da non riproporre mai più, il tandem Denis-Zalayeta: è chiaro finanche ai sassi che i due non parlano lo stesso linguaggio calcistico. L’ingresso del talentino Russotto ha un tantino ravvivato la manovra offensiva, chissà se un suo impiego da titolare avrebbe cambiato le sorti della contesa. 

Repetita iuvant: vi è assoluta necessità di un autentico leader nella zona mediana del campo, di una figura in grado di tenere alta la guardia dei compagni. “L’esperienza non si acquisisce al calciomercato”, parola di Marino, che secondo i rumours sarebbe sulle tracce del keniota Mariga. Con tutto il rispetto per il centrocampista parmense, gli obiettivi così come il blasone del Napoli meriterebbero un qualcosina in più. Si chiude dunque un 2008 che ha tuttavia sancito il ritorno, seppur in punta di piedi, nell’elite del calcio italiano. L’auspicio di tutti è che l’anno che verrà sarà foriero di un definitivo assestamento nei salotti buoni del Belpaese del Pallone. E- perché no- che i tifosi del San Paolo possano ascoltare delle note da brividi. Da Champions, insomma.

 

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