Tatticamente – Nihil sub sole novum: date un centravanti ad Ancelotti!
Nella forma una trasferta diversa dalle precedenti tre – Milano nerazzurra e Milano rossonera, campionato e Coppa -, perchè stavolta – a Firenze – il Napoli la sua partita l’ha giocata. Nella sostanza, però, il risultato non cambia ed il boccone è forse ancora più amaro: gli azzurri meritavano la vittoria, ed è questo il rammarico principale, ma non sono riusciti a farlo, a segnare. Non un demerito da poco, da sottovalutare. Molti infatti stanno riassumendo il pareggio con la solita superficialità: “È mancato solo il gol”. E che significa? Come se segnare, nel calcio, fosse un optional. Non è così: il problema in attacco esiste, è evidente, e stiamo verificando che non bastano le ottime prove casalinghe – Lazio e Samp – per cancellare un rendimento in zona-gol che è assolutamente deficitario, scadente. Insigne, tolta la Doria, non “timbrava” da tre mesi, ed in trasferta è a secco da Parigi (24 ottobre); per non parlare di Mertens, la miseria di un solo gol (al Bologna) nelle ultime tredici giornate (Champions compresa). Tra i tre centravanti utilizzati da Ancelotti, Milik ha il rendimento migliore e molto spesso è stato lui ad aver risolto parecchi problemi al tecnico di Reggiolo: pensate che l’ultimo successo azzurro lontano dalle mura amiche – nonchè l’ultima volta a segno fuori casa -, risale alla punizione vincente del polacco, allo scadere, a Cagliari. Altrimenti sarebbe stato un altro 0-0. Ma più in generale, tra pareggi a reti inviolate e sconfitte senza gol, sono già otto le gare terminate in “bianco”. Da salvare la prestazione: complessivamente convincente la prova della squadra. Che tatticamente è stata messa nelle condizioni ideali per mettere in difficoltà l’avversario, forse anche più del dovuto: sei nitide palle gol prodotte – Insigne dopo pochi minuti, la doppia chance di Mertens, Callejon che sparacchia alto, il piattone di Zielinski ad inizio ripresa, e Milik in estirada nel recupero: le abbiamo contate tutte; e il dato (negativo) è che i nomi fatti non sono nè di difensori, nè di mediani: sono gli attaccanti del Napoli, quelli pagati per spedire un pallone negli unici spazi che un portiere non può coprire, dov’è praticamente impossibile arrivarci. Applausi a Lafont che ha fatto il fenomeno, respingendo di tutto, ma è pur vero che le conclusioni ricevute non erano irresistibili; centrali i tiri di Mertens, uno scatto da felino sulla conclusione quasi a botta sicura di Zielinski: per il resto, ordinaria amministrazione ed un pizzico di fortuna. Senza Hamsik è cambiato il gioco del Napoli, è cambiata anche l’interpretazione dei ruoli in mezzo al campo: Fabian meno a suo agio nella posizione di centro-sinistro, ha da affinare l’intesa con Allan (seconda stagionale insieme, la prima a Belgrado), che è tornato a correre per sè e per i suoi, oscurando probabilmente il lavoro dello spagnolo e prendendosi anche delle responsabilità – in costruzione -, che in teoria non dovrebbero appartenergli.


