Tatticamente – La partita che rispecchia la stagione del Napoli

È la partita che rispecchia in toto la stagione del Napoli. L’ha detto anche Davide Ancelotti, il vice in seconda di papà Carlo, che ormai ragiona da primo allenatore e ha la capacità di analizzare a caldo una partita che il Napoli ha faticato a sbloccare – e non è la prima volta che succede: è questione di imprecisione, non solo di sfortuna, ha aggiunto lo stesso Ancelotti junior -, in cui è stato raggiunto e che poi ha risolto nel finale – come col Cagliari andata e ritorno, Bologna, Sassuolo, Genoa e Atalanta fuori, Milan in casa. Adesso i limiti del Napoli sono praticamente sotto gli occhi di tutti. Anche della guida tecnica, che non ha mai trovato scuse: non ci sono pali che tengano, anche un tiro che finisce sul legno è da considerarsi un tiro sbagliato. Milik, Callejon e soprattutto Younes hanno avuto almeno una occasione da gol nitida ciascuno per poter segnare prima che Allan la piazzasse all’incrocio. Non ci sono riusciti: hanno sbagliato ed il problema è che non è successo soltanto a loro. La stagione del Napoli è piena di errori sotto porta da parte dei propri attaccanti: Mertens a Firenze ha fallito qualsiasi cosa, lo stesso Insigne è sotto accusa da sempre. Si può dire che il Napoli non ne ha nemmeno uno di attaccante dalla finalizzazione facile: è lì che bisogna migliorare intanto che la squadra finisca di assorbire completamente i dettami tattici che Ancelotti sta continuando ad impartire. Anche da questo punto vista il match di Ferrara ha raccontato la metamorfosi filosofica a cui è stato sottoposto il Napoli nel passaggio di consegne dal rigido schematismo di Sarri al laboratorio sempre aperto di Ancelotti. Sarri non cambiava mai e la squadra era abituata a giocare soltanto in un modo. Ancelotti ha dimostrato di saper cambiare spesso e gli stessi titolarissimi, un tempo inamovibili entro certi meccanismi, o sono stati messi in discussione o sono stati riutilizzati in ruoli alternativi. Ci riferiamo all’esperimento di Allan terzo centrale di difesa nel momento in cui il Napoli impostava l’azione dal basso: una novità che è stata possibile perchè Ancelotti ha scelto due terzini come Malcuit e Mario Rui, entrambi offensivi, che nella fattispecie lasciavano la linea a quattro – che diventava a tre, con Luperto, Koulibaly e appunto Allan -, per poi tornare a fare i terzini in fase passiva ripristinando il modulo base, il 4-4-2.

Il lavoro di Ancelotti lo apprezzi quando riesce ad inventarsi cose del genere anche a giochi fatti, anche quando il campionato s’avvia alla conclusione e si dovrebbe preparare il terreno in vista della prossima stagione. A proposito, è tutto materiale che probabilmente rivedremo a Dimaro: in caso di permanenza, la soluzione Allan laterale difensivo d’un pacchetto arretrato a tre va tenuta in considerazione pure in prospettiva futura. Il brasilano ha disputato un girone di ritorno assolutamente al di sotto delle sue qualità, ad un certo punto ha tirato il fiato per mancanze di alternative a centrocampo e staccato la spina distratto dalle voci di mercato. Chissà che l’idea di poter imparare un nuovo ruolo non possa restituirgli gli stimoli perduti: Ancelotti ha capito che non potrà mai essere un centrocampista centrale nè tanto meno un regista, le sue caratteristiche sono specialmente di contenimento e grande dinamismo; chiedergli di orchestrare la manovra vuol dire snaturarlo e metterlo in difficoltà quando gli avversari fanno densità in pressione. Ancelotti ha deciso di arretrargli il raggio d’azione di qualche metro e lasciare nel mezzo il solo Fabian, fulcro del gioco e immediato sostengo delle mezze punte.

 

Sei uomini coinvolti nello sviluppo offensivo. Altissimo Malcuit (1), che si prende la corsia di destra, compresa quella fetta di campo che in teoria sarebbe occupata da Callejon (2), che così scala internamente, accanto a Fabian (3) e Zielinski (4). Dall’altra parte Younes (5) chiude una sorta di semicerchio che assedia la Spal che praticamente non ha punti di riferimento: pur non riuscendo a trovare la via del gol con facilità, il Napoli ha fatto girare il pallone velocemente e creato superiorità numerica sulle fasce: accentrando Callejon e Younes, Ancelotti ha sottoposto Fares e Lazzari a dei compiti straordinari di copertura e permesso contestualmente a Malcuit e Mario Rui di sovrapporsi e formare un 2 contro 1 che annullasse i maggiori punti di forza della Spal – la spinta sulle corsie e i cross per le due boe. Il Napoli ha giocato addosso all’avversario.

 

Anche in occasione del gol-vittoria di Mario Rui (5), contante quanti uomini il Napoli porta a ridosso (e dentro) l’area di rigore spallina. Sono di nuovo sei: ci sono degli interpreti diversi, come Verdi (2) per Younes e Mario Rui (è entrato Ghoulam per Zielinski), ma l’atteggiamento è lo stesso. Il Napoli occupa l’intera trequarti della Spal: l’azione parte da destra con Malcuit (1) per poi concludersi a sinistra con lo scambio stretto Callejon(4)-Mario Rui in area. Ancelotti ha sparigliato le carte nonostante avesse appena incassato il pareggio: out Mertens e Insigne, non avendo altri attaccanti in panchina ad eccezione di Verdi che già era subentrato, Carlo decide che un terzino debba diventare un anno dopo ancora l’eroe di Ferrara. L’anno scorso ci pensò Ghoulam, stavolta è toccato a Mario Rui. Quella dell’algerino fu una straordinaria falcata individuale di un singolo che viveva un meraviglioso momento di forma. Invece Mario Rui che triangola in area è la certificazione che è un giocatore che dà il meglio di sè dalla cintola in sù: apparentemente un cambio conservativo, l’ingresso di un omologo come Ghoulam ha in realtà stravolto le attese della Spal, che a quel punto probabilmente s’aspettava uno tra Ounas e Gaetano, insomma una punta da affiancare a Milik. È questo l’Ancelotti che ci piace: lo stratega che prima le studia le partite e poi le legge al momento opportuno.

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

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