STADIO A CASERTA: UN’IPOTESI ALLETTANTE
La querelle-Cavani non è il principale grattacapo con cui deve vedersela il Napoli in questi ultimi periodi. Ce n’è un altro, più urgente e spesso buttato nel dimenticatoio, che si sta protraendo da diverso tempo senza trovare la benché minima via d’uscita: la questione-stadio. Il vetusto catino di Fuorigrotta rischia di non essere fruibile né in Italia né in Europa; il Comune non ha ancora inviato alla Federcalcio il certificato di agibilità , e tra pochi giorni i rappresentanti dell’Uefa torneranno per un ultimo decisivo sopralluogo. L’idea dello stesso Comune, che ha proposto di affidare la ristrutturazione dell’impianto a privati, non piace a De Laurentiis, intenzionato ad avere pieni poteri in caso di restyling o di realizzazione di un nuovo stadio. I buoni propositi di intesa più volte sbandierati ai quattro venti dal patron nonché dal sindaco De Magistris, sono sempre puntualmente naufragati. E come se non bastasse, tra un anno scadrà la convenzione tra società e Comune per la gestione. Visto così, il quadro è tutt’altro che incoraggiante. E il rischio di emigrare a Palermo è concreto, con conseguenti danni per il Ciuccio.
In occasione della famosa tavola rotonda organizzata dalla radio ufficiale del Napoli, Don Aurelio ha sparato sicuro: “Voglio costruire uno stadio a Caserta, ho già sentito il Sindaco”. Un’affermazione bella forte, che in molti avrebbero interpretato come l’ennesima provocazione del presidente, conferendole solo in parte l’etichetta di scoop da prima pagina. Se non fosse che proprio Pio Del Gaudio, primo cittadino casertano, ha reso pubblica la sua posizione in merito al tema. Ha parlato con De Laurentiis, proponendogli di realizzare un nuovo stadio, con l’interessante possibilità di sfruttarne la zona circostante per la sua attività cinematografica. La sua idea sul possibile futuro impianto è molto chiara, più o meno corrispondente alla moderna concezione di impianto calcistico: uno stadio da ubicare in un luogo periferico, lontano dal viavai della City. E in tal senso Del Gaudio ha indicato la parte settentrionale del Comune, quasi all’infuori di esso. Uno stadio, dunque, posizionato in un’area libera, simile a quella dei centri commerciali, con ampi parcheggi e comode vie d’entrata e uscita. Ah, a proposito di centri commerciali: ne sorgerebbero di numerosi, affiancati da bar e ristoranti. E in più, punti vendita di gadget ufficiali e un museo dedicato alla storia del Napoli per appassionati e curiosi. Insomma, un valido complesso in funzione tutta la settimana, non solo in occasione della partita, che comporterebbe per il club enormi vantaggi in termini di marketing e fatturato! Senza dimenticare i benefici derivanti da un altro fattore non indifferente, ossia quello turistico. Ubicando nel Casertano la sua casa, infatti, lo stesso club potrebbe addirittura organizzare vere e proprie visite guidate, prima o dopo il match, ai non lontani siti storici della Terra di Lavoro: San Leucio, Capua, S. Maria Capua Vetere, Casertavecchia, la bellissima Reggia. Dunque, ulteriori introiti economici, tanto più provenienti da fonti puramente extracalcistiche. Restiamo sempre nel campo della mera teoria, è vero, però provate a immaginare quale decollo prenderebbe il Napoli qualora queste idee, per quanto suggestive, venissero realmente tenute in considerazione ed eventualmente attuate.
E il San Paolo? Ridare lustro e decoro al vecchio gigante è cosa buona e giusta, ma ciò che si vorrebbe realizzare a Caserta non vedrebbe mai la luce a Fuorigrotta. Siamo sinceri: come si può edificare un impianto sul modello inglese o dello Juventus Stadium, in un quartiere settimanalmente congestionato dal traffico, con la contemporanea presenza della Mostra d’Oltremare, della Facoltà di Ingegneria, del Commissariato di Polizia, dell’Auditorium RAI, eccetera eccetera? Se c’è qualcuno da accusare nell’immediato, o comunque da bacchettare, sarebbe chi è ancora convinto di fare del San Paolo l’Etihad Stadium d’Italia. Volendo cercare il pelo nell’uovo, dovremmo prendercela con chi ebbe la pensata di dare al Ciuccio una casa proprio lì, alla fine degli anni ’40, ignaro della speculazione edilizia laurina scatenatasi di lì a poco. Inutile guardare al passato e tirare in ballo persone incolpevoli che non ci sono più. Meglio pensare al presente, a oggi, a una chance concreta che Don Aurelio s’è visto mettere su un vassoio d’argento e che sicuramente starà vagliando. Una grande occasione, una tra le tante del suo mandato, che consentirebbe al suo Napoli di crescere ulteriormente e di assumere una dimensione ancora più internazionale, al passo delle grandi del mondo. La nostalgia per il tempio che vide le imprese di Maradona e compagni ci sarà, eccome; il non vedere più le Curve piene provocherà senza dubbio un groppo in gola. Ma i tifosi napoletani nella loro storia hanno già assistito ad altri dolorosi e duri ‘traslochi’, e seppur a fatica e col tempo, accoglierebbero con piacere il grande cambiamento. Pronti a sostenere il Napoli e a celebrarne le gesta in un nuovo teatro, affascinante e degno di quelli gloriosi che lo hanno preceduto.