SCURDAMMECE ‘O PASSATO (?)

Via il dente, via il dolore. Deve essere questo il motto di Napoli e del Napoli, dopo aver finalmente asportato questo ascesso che tanto ha fatto soffrire la tifoseria ma, c’è da scommetterci, anche la bistrattata dirigenza. La stagione è finita e va in archivio come una delle meno onorevoli nella storia recente partenopea, non tanto per i risultati (in fondo, con una lotta salvezza meno scandalosa, sarebbe potuta andare anche peggio) quanto per la dimostrazione concreta che le bandiere non esistono più, per quanto ci ostiniamo a vestirle come tali.

Voltiamo pagina. Chiudiamo con amarezza questo triste capitolo sportivo con la consapevolezza che nel calcio tutto si crea e tutto si distrugge. Archiviamolo prendendo atto della richiesta di scuse da parte della squadra: la partita di oggi con il Chievo altro non è che questo, una pubblica ammenda col capo chino per dimostrare che almeno una briciola di orgoglio era rimasto, nell’animo di questi calciatori. Tre a zero contro un Chievo già in vacanza, ma almeno sull’unica vittoria di questo squallido finale proviamo a non eccepire troppo. Spunti di riflessione dal punto di vista tattico ovviamente non ce ne sono molti, in questi casi ci si sofferma più sul contorno che sul piatto in sé. E allora si può trovare un valore simbolico nei giocatori che hanno deciso il successo. Montervino, Pià e Bogliacino sono i tre uomini che più sono usciti rigenerati dalla cura Donadoni, tre ragazzi che avranno anche dei limiti tecnici ma in quanto ad attaccamento alla maglia sono forse fra i pochi veramente degni di essere nominati. Tre superstiti del Napoli che lottava per uscire dalle secche dei campionati minori, a gridare il proprio orgoglio per essere ancora qui, probabilmente ancora per poco. O forse no. Perché Montervino giocherà sempre meno ma potrebbe restare come uomo simbolo, punto di raccordo fra lo spogliatoio e la società, lui che questa creatura l’ha vista crescere insieme a De Laurentiis e Marino. Inacio Pià invece potrebbe rimanere grazie all’ottimo finale di campionato che se non gli spianerà la strada verso un futuro migliore gli garantirà una riconferma probabilmente immeritata, da ultima scelta del nuovo attacco azzurro. Il Boglia invece si fermerebbe per meriti calcistici poiché con lui Donadoni è riuscito laddove Reja aveva fallito: l’ha reimpostato regista puro, chissà che non resti a Napoli come alternativa al nuovo arrivo Cigarini. Il Napoli ai napoletani, di nascita o acquisiti che siano, gli altri possono anche andare a Torino o a Liverpool, quella è la porta.

Nel giorno del commiato all’annus horribilis della truppa azzurra, infine, a sfiduciare chi non fa bene al Napoli ci ha pensato la tifoseria. Trascendendo, come sempre, e questo è senz’altro da stigmatizzare; ma il messaggio è stato mandato, forte e chiaro. I tifosi vedono e giudicano da soli, non c’è bisogno di mettere la mordacchia alla stampa per foderare gli occhi al pubblico. La speranza è che questa stagione disastrosa serva da lezione un po’ a tutti e che veramente si inizi a lavorare su un progetto serio, a lunga scadenza. A giudicare dai primi acquisti promessi, la strada intrapresa per il futuro appare quella giusta. Ora bisogna continuare a seguirla, per tornare a pensare in grande. Ripartire da zero e ripartire bene, poi ci vorrà poco perché i supporters azzurri tornino a sorridere e si scordino il passato: in fondo, come dice la famosa canzone, simm’e Napule paisà…

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