Sarri Story (3°puntata)

Dalla Seconda Categoria alla Serie A: se questa fosse la storia di un club, gli scribi parlerebbero di “miracolo calcistico”. E’ invece il percorso di Maurizio Sarri, che a 56 anni arriva sulla panchina della sua città natale dopo un quarto di secolo passato alla guida di 16 diverse squadre. Partenopeo di nascita ma toscano d’adozione, il destino ha voluto che quella azzurra fosse la sua società numero 17. Ci correggerà: è stato anche ad Avellino, ma si dimise dopo una gara di Coppa Italia che non gli negò un’altra destinazione. E allora facciamo 18, così rispettiamo la scaramanzia che tanto è cara a questo ex calciatore dilettante ed ex bancario di professione: la sua storia merita un viaggio tra i tanti aneddoti e le sei promozioni nelle categorie minori capaci di portarlo all’ombra del Vesuvio in una sera di inizio giugno, per quella che sembra l’occasione di una vita ma anche un premio alla gavetta…

 

TERZA PUNTATA: LABORATORIO EMPOLI E IL RITORNO A CASA

 

L’esonero di Sorrento sembra segnare la carriera di Maurizio Sarri, ma a metà giugno del 2012 arriva l’offerta che non ti aspetti: il telefonino suona, è l’Empoli che chiama. Alla Toscana (e alla serie B) non si può dire di no, né ad una squadra abituata a programmare. Sarri sale sul treno con entusiasmo: il 25 giugno l’annuncio dell’incarico, con obiettivi chiari: “Salvezza attraverso la valorizzazione dei giovani”. In fondo, l’anno precedente l’Empoli aveva conservato la categoria soltanto dopo i play-out vinti con il Vicenza, ciononostante la squadra non viene rivoluzionata e Sarri porta con sé dal Sorrento tre calciatori: l’inseparabile Croce, Romeo e Camillucci. Nello staff tecnico entra Francesco Calzona, il “tattico” ex venditore ambulante di caffè che segnalò Sarri al presidente del Tegoleto, insieme a Francesco Sinatti e Simone Bonomi, ex calciatore del Napoli. Si inizia con il solito 4-2-3-1, ma i risultati non arrivano: nelle prime 9 giornate, 4 pareggi e 5 sconfitte potrebbero mettere in discussione qualsiasi panchina, non quella dell’Empoli. La società difende a spada tratta Sarri: “Non è lui il problema, semmai i calciatori” tuona il presidente Corsi, mentre il direttore sportivo Carli sottolinea che “il lavoro del tecnico non è in discussione, fidatevi di chi osserva quotidianamente gli allenamenti”. Nel frattempo, al di là degli imprevisti (infortuni e squalifiche), Sarri decide di cambiare qualcosa sul piano tattico. Dopo diversi esperimenti infruttuosi (3-4-1-2 e 4-4-2), un giorno in allenamento sperimenta il 4-3-1-2. Dopo le prime prove sul campo, la sensazione è che il dado è tratto. E infatti il 20 ottobre 2012 l’Empoli rovina la festa al Lanciano per il debutto nel suo nuovo stadio: finisce 0-3 ed il nuovo modulo esalta l’estro di Saponara, schierato a supporto di Maccarone e Tavano, ma anche Valdifiori, regista della mediana “a tre”. L’Empoli non si ferma più e conclude il suo campionato al 4° posto con 73 punti (con il nuovo modulo 20 vittorie, 9 pareggi e 4 sconfitte). In semifinale play-off non c’è storia: pareggio a Novara (1-1) e trionfo a Empoli (4-1). La finale è con il Livorno, terzo in classifica: 1-1 al “Castellani”, 1-0 al “Picchi” che promuove i cugini. Sarri, ovviamente, resta, rinnovando per due stagioni insieme al suo staff. Nel campionato 2013-2014 la partenza è ben diversa: l’Empoli macina gioco e punti, al punto che il direttore Carli ben presto sarà profetico: “E’ il tecnico giusto per far crescere i ragazzi, siamo contentissimi del suo lavoro ma sono convinto che non sarà facile trattenerlo: ho paura che sia troppo bravo, e se la gente non capisce che è un allenatore importante, forse è soltanto perché non guarda il suo modo di lavorare”. Parole di ottobre 2013, con l’Empoli che chiuderà la stagione al 2° posto con 72 punti (uno in meno dell’anno precedente!) dietro al Palermo dei record (battuto 1-2 a domicilio alla seconda giornata…). Sarri conquista il sesto salto di categoria ma, soprattutto, la serie A. Il mercato estivo non offre sorprese: per necessità di bilancio si punta sul blocco che ha conquistato la massima serie, al punto che tra prestiti, comproprietà, riscatti e parametri zero la società non spende praticamente nulla, conservando il monte ingaggi più basso del campionato (11 milioni, con i 300mila euro di Tavano che rappresentano lo stipendio più oneroso della rosa). La partenza è difficile, ma le soddisfazioni non tardano ad arrivare, non solo in termini di punti: l’Empoli, a detta di tutti, è la squadra tatticamente meglio organizzata. E Sarri si conferma “ammazza-grandi”: nel girone di andata (durante il quale rinnova fino al 2017) batte la Lazio, ferma sul pari Milan, Napoli, Fiorentina e Inter mentre nel girone di ritorno supera il Napoli e pareggia con Roma e Milan. La salvezza aritmetica arriva con cinque giornate di anticipo, l’Empoli chiude al 15° posto con 42 punti perdendo soltanto 12 delle 38 gare (una sconfitta in più rispetto a Napoli e Inter). Il calcio italiano conosce i calciatori dell’Empoli (al centro di numerose trattative) ma soprattutto Sarri e le sue dichiarazioni lasciano sempre il segno, sia che parli di ingaggio (“Sono il tecnico meno pagato della serie A? Sono figlio di operai, quel che guadagno basta e avanza, d’altra parte allenerei anche gratis dopo il lavoro…”) che dei suoi calciatori  (“Perché Valdifiori è arrivato tardi in serie A? Forse perché fino a qualche anno fa io ero in Eccellenza…”) o del suo personaggio: (“Perché preferisco la tuta alla giacca? Se si va su un campo di calcio, mi sembra normale andarci in tuta…”). Da buon toscano e da uomo sanguigno (non ha mai nascosto di ispirarsi a Sacchi, e il suo rapporto con gli arbitri gli è spesso costato l’allontanamento) c’è anche il tempo per le polemiche e per le battute di spirito: dall’inopportunità di giocare alle ore 15 con il caldo afoso (lo disse anche a Sorrento…) al rispetto della maglia (“chiederò alla società di andare in ritiro” disse dopo la sconfitta di Verona nonostante la squadra fosse già salva), ma anche dall’inefficacia del “turn-over” (“Mi sta un po’ sui co…, i migliori giocano sempre”) ai complimenti ricevuti dal pluridecorato Eto’o (“mi è venuto a salutare dicendo che voleva conoscermi, gli ho chiesto se mi stava prendendo per il c…”). Il 4 giugno Sarri si dimette dall’Empoli: “Giusto che la favola finisca qui” dirà in conferenza stampa, consapevole di aver fatto il massimo. Ha qualche proposta, ma nulla di concreto. Al punto che il giorno dopo, ad Amalfi per ricevere un premio, si concede amabilmente a tutti i cronisti per parlare di calcio. A qualcuno viene in mente di chiedergli del Napoli, ma lui nega con sincerità: “Mai sentito nessuno”. Qualche ora dopo, il telefonino squilla: “Pronto, sono Aurelio De Laurentiis”. Il giorno seguente, dopo una visita-lampo a Sorrento (dove lo ricordano con affetto), è a cena con il presidente del Napoli sul lungomare partenopeo: i due si piacciono, la firma del contratto arriva dopo una settimana. Sarri quasi non ci crede, i corsi e ricorsi storici lo hanno riportato nella sua città natale, sulla panchina della squadra per la quale non ha mai nascosto di fare il tifo. La sua storia finisce qui, ma il libro della sua carriera, a 56 anni, ha ancora pagine da scrivere. 

 

(3, fine)

 

Marco Santopaolo

 

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