SAN PAOLO EUROPEO? BAH…
Quartiere Fuorigrotta, stadio San Paolo. Ai bei tempi un piccolo gioiello, attualmente una specie di tumore incurabile. Il Napoli sogna la leggendaria qualificazione in Uefa, ma per arrivarci non si deve battere solo il Panionios, bisogna anche strappare un pass dalla Commissione Internazionale per l’agibilità del proprio stadio. Già, l’agibilità…
Lo stadio San Paolo, chiamato così in onore del santo che raggiunse l’Italia attraccando nella zona portuale di Fuorigrotta, è stato inaugurato il 6 gennaio 1960 in occasione di Italia-Svizzera (anche se la prima partita risale ad un Napoli-Juventus 2-1 del 6 dicembre 1959). L’inizio dei lavori scattò nel 1952, progettista Carlo Cocchia, con un costo di poco più di 2 miliardi di lire; l’impianto poteva ospitare fino ad 85.000 spettatori (secondo statistiche, nel giorno del primo scudetto lo stadio accolse anche 100.000 spettatori). I primi lavori di ammodernamento iniziarono alle porte degli Europei del 1980 per vivere una seconda, tragica ristrutturazione, in vista dei mondiali del ’90. Da quel momento, lo stadio San Paolo non sarà più lo stesso, così come l’intera zona limitrofa. Ma prima di scoprire nel dettaglio gli scheletri nascosti nei tanti armadi, facciamo una piccola panoramica sui lavori di manutenzione effettuati proprio questa estate, nel tentativo di strappare la licenza per le gare interne di Coppa Uefa. All’esterno dell’impianto sono state istallate delle serpentine che accompagnano i tifosi alla zona di pre-filtraggio, in modo da garantire maggiore sicurezza all’ingresso; nuovi tabelloni completi di lingua inglese, sono stati istallati alle porte d’ingresso; all’interno dell’impianto, il sommergibile della tribuna vede 25 metri quadrati trasformati in studi televisivi; sono stati reimpostati i sediolini in Curva A; la palestra sottostante il terreno di gioco è stata rimodernata e trasformata in seconda sala stampa mentre la prima sala stampa è stata ampliata a 150 metri quadri. E il resto? Possibile che siano solo questi i problemi del San Paolo? Fa parte di un programma di sicurezza la trasformazione dei 25 metri quadrati del sommergibile? Andiamo ad analizzare i veri problemi di questo impianto.
Come già messo in luce precedentemente, lo stadio San Paolo prevedeva una capienza di 85.000 persone. Ma già da qui spunta il primo, gravissimo orrore: il programma di "abbellimento" indotto in occasioni dei Mondiali di Italia ’90 portò alla costruzione del terzo anello direttamente collegato alla struttura d’acciaio che funge da copertura. Migliaia di bulloni conficcati in pilastri che si conficcano direttamente nell’asfalto, già compromesso di suo, che non solo rendono antiestetico l’intero impianto, ma crea enormi disagi nelle zone circostanti E’ già stato testato qualche tempo fa dall’Asl Na 1 che durante una manifestazione sportiva i continui salti del pubblico sugli spalti provocano delle vere e proprie onde sismiche provenienti dalla struttura in acciaio. Queste scosse, propagandosi nel terreno, raggiungono i palazzi circostanti (soprattutto nel rione Miraglia) provocando piccoli terremoti. Per tale motivo l’Istituto di vigilanza effettuò un sopralluogo che inevitabilmente ridusse la capienza a 72.000 spettatori. Ma questo è solo l’inizio: il 10 luglio 2004, lo stadio San Paolo accolse un concerto di Vasco Rossi di fronte a 60.000 persone. Ogni brano del cantante faceva tremare il quartiere, tanto che lo stesso Istituto di vigilanza per la sicurezza sgombrò alcuni edifici per il timore di crolli, fortunatamente non avvenuti. Da quel momento lo stadio ridusse la sua capienza a 62.000 spettatori e fu indetto il divieto di manifestazioni canore all’interno dell’impianto.
E’ risaputo il grosso problema della copertura in acciaio, progettazione inutile e dannosa per tifosi e cittadini dato che la Fifa non presentava un obbligo di copertura. Ma in pochi sanno anche dei problemi al di fuori dello stadio, altro “regalo” dei lavori del ’90: molti manufatti sono stati definitivamente rimossi perché ritenuti inutili e dannosi (ricordiamo l’obelisco di Piazzale Tecchio), la pavimentazione che si estende dallo stadio alla Mostra d’Oltremare è stata ricostruita solo qualche anno fa. Nel ’90 furono utilizzate alcune traversine in legno per realizzare la pavimentazione dell’area pedonale, con un materiale altamente tossico rimosso solo perché i vari agenti atmosferici rialzarono questi materiali dal terreno rendendo ancor pericolosa l’area.