Reina, la stoffa del Capitano
Tornato dopo un anno di “esilio” tedesco, il portiere spagnolo si presenta in ritiro tra tweet e dichiarazioni d’amore per il Napoli, come autentico leader di questo gruppo e meriterebbe la fascia di capitano come tanti suoi colleghi presenti e passati.
Non ce ne vogliano Marek Hamsik e neanche il vice Christian Maggio, ma quella fascia sul braccio ha da oggi un nuovo pretendente in casa azzurra che porta il nome di Josè Manuel “Pepe” Reina. Dimenticati gli screzi della scorsa estate, che lo portarono, via Liverpool, a spostarsi, suo malgrado, a Monaco di Baviera, per fare il secondo di un mostro sacro come Neuer, il portiere madrileno, cresciuto tra i blaugrana, durante la seconda fase della stagione scorsa, ha iniziato il suo lento corteggiamento verso Napoli e il Napoli fino a Giugno quando finalmente ha messo la fatidica firma sul contratto che lo legherà alla maglia azzurra per le prossime tre stagioni. Tanti pensavano che con la dipartita di Benitez, Pepe avrebbe seguito il suo mentore e rinnegato quanto detto per diversi mesi. Ma invece no, Reina ha dimostrato l’amore suo e della sua famiglia per una città che in pochi mesi ha saputo conquistarlo tanto da fare sua una frase di un noto film “a Napoli si piange due volte quando si arriva e quando si parte”. E quelle lacrime sono diventate di gioia quando finalmente è riuscto a riconquistare la maglia azzurra. Cosa non facile perché come ben sappiamo il presidente azzurro non ama i “cavalli di ritorno” ma per Pepe l’eccezione era una regola da rispettare.
Leader indiscusso – Sin dai primi giorni di ritiro Reina ha fatto parlare non solo i giornali, con le sue dichiarazioni d’amore verso la città di Napoli, ma anche il campo vestendo i panni del leader incitando i compagni, facendo “gruppo” con i suoi selfie ironici insieme alla squadra, sudando e “sgobbando” nelle sedute atletiche e tattiche di Sarri. Un alleato in più del neo allenatore azzurro che seppure non avrà il blasone del suo predecessore, ha nel culto del lavoro la sua arma vincente e se un giocatore dell’esperienza e del palmares di Pepe Reina è il primo a mettersi davanti e a sudare per far crescere la squadra, beh questo è l’atteggiamento del vero leader. Una figura che al Napoli lo scorso anno è mancata come il pane e che speriamo nella prossima stagione, in tante occasioni, possa regalare i punti persi lo scorso anno e che sono costati i principali obiettivi nel finale dello scorso anno.
Nella storia – Pepe Reina si candida, quindi, seriamente a diventare il quinto portiere della storia azzurra a vestire ufficialmente la fascia di capitano dopo Sentimenti, Bugatti, Taglialatela e Iezzo . Il suo è il carisma di altri grandi portieri della storia azzurra come Dino Zoff, Luciano Castellini o Claudio Garella, senza dimenticare il compianto Giuliano Giuliani che ebbe la fortuna di vincere anche l’ormai ultimo scudetto azzurro nel lontano 1990. Altri grandi portieri hanno avuto la fortuna di guidare alla vittoria le proprie squadre vestendo la fascia di capitano rinnegando quanti dicevano che il capitano doveva essere sempre in mezzo il campo e il portiere è troppo lontano dalle dinamiche dell’azione. Zoff, Buffon, Preud’Homme, Dasaev e non ultimo Iker Casillas al Real e nella Spagna, con loro tanti altri hanno indossato quella fascia con orgoglio e con la loro leadership hanno portato le loro squadre e nazionali a scrivere pagine importanti nella storia del calcio. Anche Reina ha nel suo palmares un Mondiale e due Europei con la casacca delle furie rosse ma mai da protagonista, cosa che invece è stato con le squadre di club.
Nel 1990 Pepe Reina aveva appena 8 anni e 25 anni dopo indossa quella stessa maglia e chissà magari condita da una fascia per cullare il sogno di tutta una tifoseria di poter ambire ai massimi traguardi in azzurro.