PIEDE FATATO, GIOCO VELOCIZZATO

PIEDE FATATO, GIOCO VELOCIZZATO src=

Carte in tavola, telefono bollente e l'emozione che sale nel sentire i primi veri, decisi e importanti passi per un Napoli in attesa di palcoscenici da prima classe.Tutto passa secondo rigidi parametri: anagrafe, stimoli, qualità tecniche, tattiche e umane, ingaggi permissivi. La linea verde in casa azzurra spicca: l'età media si aggira intorno ai 26-27 anni e i due nuovi colpi, in dirittura d'arrivo, non intaccheranno l'ideologia gioventù grazie ai 24 anni del genoano e ai 26 del centrocampista svizzero (parliamo di Criscito e Inler, ovviamente); gli stimoli, poi, sono il nocciolo del progetto Napoli che gira sulla fame di vittorie e sulla consapevolezza d'indossare una casacca tanto pesante quanto pronta a sorreggere e ispirare, trascinando oltre l'ostacolo quel cuore che pulsa verso la gloria.I guadagni, poi, restano ai margini, un contorno, senza snaturare la vera poesia calcistica già seriamente compromessa dalla scommessa azzardata che affligge tutto il mondo del pallone. Basta con la continua pretesa, basta con i contratti ridisegnati ogni sei mesi e basta con i giochetti di procuratori assatanati che spesso mettono spalle al muro i club pur di arrivare all'assegna maggiorato. Napoli non da spazio a chi guadagna dieci milioni l'anno per realizzare dodici gol e vantarsi sui giornali, meglio due milioni, ventisei gol e la consapevolezza di essere importanti piuttosto che vedersi dipingere così.Chiude il discorso la parte più importante e difficile da trovare: l'intrigo qualitativo, un mix di preparazione tecnica, tattica e umana. Stop, quindi, ai continui richiami caratteriali, si guadagna e bene quindi è necessario diventare uomini; Inler, gelido da buon svizzero e carburato come le sue origini turche, propongono l'insieme delle cose: piedi buoni e buona visione di gioco al servizio della rocciosità atletica, quindi promosso sul piano tecnico; adeguato al gioco di Mazzarri potendo garantire forza fisica e costruzione di gioco, bene anche la parte tattica; ambizioso, e non per le voci di mercato sulla Juventus ma per la sua idea di crescita costante al servizio di un progetto serio e duraturo che, nel tempo, potrebbe portare a soddisfazioni materiali di alto livello. Perfetto, quindi, ma il calcio, si sa, ha bisogno anche di certi spazi e nel Napoli non ce ne sono tantissimi.

 

A questo punto, vien da chiedersi: uno dovrà andare e il più indicato sembra essere Walter Gargano che coincide con la tattica partenopea ma pecca sotto il profilo della maturità e della tecnica. Giusto salutarlo?Visto dal punto di vista squisitamente funzionale, beh, è facile intuire la risposta; sotto il profilo emozionale e sentimentale un po' dispiace avendo contribuito, e parecchio, alla grande rinsalita scalando le vette più complicate dall'ultimo Pierpaolo Marino al De Laurentiis attuale. Questo mondo, però, non propone troppi melodrammi: per il bene del Napoli, il sentimento lo si liquida con un forte grazie e una pacca sulla spalla…il calcio è così

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Carte in tavola, telefono bollente e l'emozione che sale nel sentire i primi veri, decisi e importanti passi per un Napoli in attesa di palcoscenici da prima classe.Tutto passa secondo rigidi parametri: anagrafe, stimoli, qualità tecniche, tattiche e umane, ingaggi permissivi. La linea verde in casa azzurra spicca: l'età media si aggira intorno ai 26-27 anni e i due nuovi colpi, in dirittura d'arrivo, non intaccheranno l'ideologia gioventù grazie ai 24 anni del genoano e ai 26 del centrocampista svizzero (parliamo di Criscito e Inler, ovviamente); gli stimoli, poi, sono il nocciolo del progetto Napoli che gira sulla fame di vittorie e sulla consapevolezza d'indossare una casacca tanto pesante quanto pronta a sorreggere e ispirare, trascinando oltre l'ostacolo quel cuore che pulsa verso la gloria.I guadagni, poi, restano ai margini, un contorno, senza snaturare la vera poesia calcistica già seriamente compromessa dalla scommessa azzardata che affligge tutto il mondo del pallone. Basta con la continua pretesa, basta con i contratti ridisegnati ogni sei mesi e basta con i giochetti di procuratori assatanati che spesso mettono spalle al muro i club pur di arrivare all'assegna maggiorato. Napoli non da spazio a chi guadagna dieci milioni l'anno per realizzare dodici gol e vantarsi sui giornali, meglio due milioni, ventisei gol e la consapevolezza di essere importanti piuttosto che vedersi dipingere così.Chiude il discorso la parte più importante e difficile da trovare: l'intrigo qualitativo, un mix di preparazione tecnica, tattica e umana. Stop, quindi, ai continui richiami caratteriali, si guadagna e bene quindi è necessario diventare uomini; Inler, gelido da buon svizzero e carburato come le sue origini turche, propongono l'insieme delle cose: piedi buoni e buona visione di gioco al servizio della rocciosità atletica, quindi promosso sul piano tecnico; adeguato al gioco di Mazzarri potendo garantire forza fisica e costruzione di gioco, bene anche la parte tattica; ambizioso, e non per le voci di mercato sulla Juventus ma per la sua idea di crescita costante al servizio di un progetto serio e duraturo che, nel tempo, potrebbe portare a soddisfazioni materiali di alto livello. Perfetto, quindi, ma il calcio, si sa, ha bisogno anche di certi spazi e nel Napoli non ce ne sono tantissimi.

 

A questo punto, vien da chiedersi: uno dovrà andare e il più indicato sembra essere Walter Gargano che coincide con la tattica partenopea ma pecca sotto il profilo della maturità e della tecnica. Giusto salutarlo?Visto dal punto di vista squisitamente funzionale, beh, è facile intuire la risposta; sotto il profilo emozionale e sentimentale un po' dispiace avendo contribuito, e parecchio, alla grande rinsalita scalando le vette più complicate dall'ultimo Pierpaolo Marino al De Laurentiis attuale. Questo mondo, però, non propone troppi melodrammi: per il bene del Napoli, il sentimento lo si liquida con un forte grazie e una pacca sulla spalla…il calcio è così

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