NEMO PROPHETA IN PATRIA? MA ANCHE NO!
Quel diciassette maggio sarà difficile da dimenticare. Sentirsi fischiato dal proprio stadio, mentre si sta perdendo una partita incredibile contro il Torino, è un boccone amaro, difficile da digerire. Ma lui, Paolo Cannavaro, è uno che raramente si arrende o si scoraggia davanti alle avversità. C’ha la testa dura, Paolo, e l’orgoglio di chi quella maglia azzurra l’ha sempre indossata con fierezza e rispetto. A distanza di qualche mese, domenica sera, tornerà a salire i gradini del San Paolo per una partita ufficiale. Cosa gli frullerà per la testa lo saprà soltanto lui. Certo, l’amarezza per quello spiacevole episodio non può essere lavata via così, di punto in bianco. Ma siamo certi che, una volta sul terreno di gioco, il suo unico pensiero sarà quello di dare tutto per la sua squadra del cuore.
Senza dubbio ha i suoi difetti: spesso predilige la giocata spettacolare alla meno scenica ma più bruscolettiana spazzata in tribuna. Inoltre, con un fratello difensore Campione del Mondo e Pallone d’oro, portare quel nome sulle spalle comporta un carico di pressioni e aspettative con le quali, certe volte, può essere difficile convivere. Ma di una cosa gli va dato atto: in campo lascia anche l’anima. Non si risparmia mai. Non a caso scelse il Napoli in B, rifiutando le sirene della A. Allora, come oggi, fece una scelta di cuore: mettere la faccia, come si suol dire.
Chissà cosa sarebbe accaduto se l’errore marchiano di Maggio, o peggio ancora quello grossolano di Zuniga nell’occasione del fallo da rigore, fosse stato commesso dal nostro capitano? Con ogni probabilità si sarebbe scatenata una caccia all’uomo. Le sciocchezze, purtroppo, le fanno tutti ma gira e rigira quando a commetterla è un napoletano l’eco è sempre maggiore. Cannavaro, al di là del discorso tecnico, è un patrimonio della napoletaneità perché rappresenta uno di quelli che ce l’ha fatta e ha preferito dare un contributo alla sua città, piuttosto che trovare facili fortune altrove. Questo non significa certo che sia esente da critiche. Per carità. Ma a volte – e se tutti ci facciamo un esamino di coscienza scopriamo che è così – eccediamo, quasi accanendoci, nel biasimare le sue prestazioni. Forse non sarà il difensore più forte in organico, ma è il nostro capitano e pertanto va sostenuto come e forse più degli altri. Perché da grande tifoso del Napoli quale è, se si trovasse dall’altro lato della barricata, lui, probabilmente, farebbe così.