Napoli-Parma vent’anni dopo …

Mirante, Mariga e Mauri: tre tra i migliori elementi del fallito Parma potrebbero risultare utili al Napoli del futuro. E restaurare un vecchio rapporto collaborativo tra i due club …

Estate 1993. Il Napoli post-maradoniano era affogato di debiti fino al collo, il Parma invece aveva appena vinto la prestigiosa Coppa delle Coppe a Wembley e si apprestava a stabilizzarsi nei quartieri alti del calcio italiano ed europeo. Costretto a sopravvivere per non fallire, il Ciuccio dovette cedere i suoi due gioielli Gianfranco Zola e Massimo Crippa proprio agli emiliani. Costo complessivo: 22 miliardi di vecchie lire. Fu l’inizio di un binomio abbastanza longevo tra le due società, un rapporto di sana e mutua collaborazione tecnica segnata dal vai-e-vieni di giocatori tra una sponda e l’altra, ma anche da affari mancati (ricordate Pippo Inzaghi?). Un singolare rapporto che adesso, a distanza di poco più di vent’anni, potrebbe ripetersi seppur con ruoli opposti: azzurri in rosso senza Champions, ma con una situazione economica florida e stabile, crociati falliti e costretti a ripartire dalla D. E quindi a lasciare in pasto agli appetiti delle big gli elementi migliori. Per esempio Mirante, Mariga e Mauri. Non è che proprio loro potrebbero fare al caso del nuovo Napoli di Sarri? E, se non da titolari, almeno come valide alternative? Vediamolo insieme.

IL ‘NEMICO’ DI HIGUAIN – Tutti a Napoli ricorderebbero lo stabiese Antonio Mirante, classe 1983, solo per la rissa da far West con Higuain in quel turbolento dopogara al ‘Tardini’. Pensiero banale, ancorché giustificabile. Difatti il longilineo portiere (193 cm) ci ha messo un bel po’ di anni per migliorare nei fondamentali del ruolo, sfavorito forse dalle sue enormi leve. E peraltro non ha quasi mai lottato per traguardi importanti, non per colpa sua ovviamente. La Juventus l’ha allevato da ragazzino ma in bianconero gioca solo sette partite, per giunta in B. Con la Sampdoria scende in campo ventidue volte in due anni (2007-09) pur concedendosi il lusso del debutto in Europa. In precedenza (2004-06) s’è fatto comunque notare a Crotone e Siena contribuendo vivamente a due salvezze. Tuttavia è a Parma che Mirante si completa definitivamente come numero 1 a tutti gli effetti. Sei stagioni da titolare indiscusso, durante le quali difende con onore i pali dei crociati almeno finché i guai economici non prendono il sopravvento. Impara a posizionarsi tra i legni e a migliorare nelle uscite, si specializza nel parare i rigori, prende più slancio nei tuffi. Il tutto grazie anche al certosino lavoro svolto dal suo ex collega Luca Bucci, preparatore dei portieri emiliani. Non è ancora vecchissimo, ha maturato tanta esperienza, ha trovato certezze e stabilità. Insomma, come vice-Reina non sarebbe affatto male. Specie al posto del deludentissimo Rafael cui farebbe bene svernare in prestito da qualche altra parte. E di un Andujar che, partito a spron battuto con grandi premesse, ha fallito anche lui alla prova.

WE’RE LOVIN’ HIM? – Tanta sfortuna e pochi lampi di luce nella carriera del muscoloso mediano MacDonald Mariga (1987). Al Parma deve molto, poiché lo scova nell’estate 2007 tra le fila degli svedesi dell’Helsingborg. In Svezia ci è arrivato due anni prima, quando l’Enköping è volato nel suo Kenya per prenderlo. Coi gialloblu Mariga gioca a intervalli dato che nel frattempo le sue buone doti hanno attirato l’interesse dell’Inter, dove troverà poco spazio fino al punto da tornare ben due volte sulla via Emilia. Chiuso da mostri sacri, in nerazzurro si toglie comunque lo sfizio (e che sfizio!) di vincere la Champions con Mourinho e il Mondiale per club con Benitez. A Parma gioca con più continuità. Vive la prima, disgraziata retrocessione in B (2008), ma fornisce il suo valido contributo all’immediata risalita in massima serie segnando persino quattro goal in cadetteria. L’Inter gli concede una capatina alla Real Sociedad (2011) per poi farlo tornare al ‘Tardini’, prima di un grave infortunio al legamento crociato del ginocchio che lo tiene fermo a lungo. Svincolato dalla Beneamata (Mazzarri non lo guarda nemmeno …), dopo un anno in svincolo rieccolo a Parma, anche lui coinvolto nel disastro recente. Eppure riesce a porre in vetrina le sue caratteristiche da classico centrocampista difensivo da battaglia, pronto a sfruttare la sua mole possente per contrastare e affondare il tackle. Inoltre non è privo di resistenza fisica e di una certa velocità, caratteristiche naturali che lo avvicinano ai suoi connazionali fattisi onore sulle piste d’atletica. Un innato spirito di sacrificio si unisce a un discreto bagaglio tecnico acquisito nel tempo, il che lo rende capace di aprire il gioco dopo aver interrotto le manovre avversarie. sarebbe un buon elemento per una mediana, quella azzurra, mutilata dalla presenza del sopravvalutato Inler e con il solo Gargano a costituire un minimo di garanzia. E in una piazza come Napoli, suggestiva e capace di suscitare stimoli, Mariga troverebbe la giusta carica per ripartire dopo stagioni anonime.

LUCE NEL BUIO – Poi c’è lui. La stella, il corpo celeste argentino che quest’anno ha brillato di luce propria nel cielo oscuro di Parma. Ossia, quella del piccolo José Mauri. Piccolo in tutti i sensi, in quanto a statura (un metro e 69) come pure anagraficamente (19 anni appena compiuti). Piccolo ma già grande, col piglio e gli atteggiamenti di un navigato veterano. Di più, con il pedigree di un centrocampista praticamente completo malgrado la giovanissima età. Un giocatore che in fase di non possesso rincorre l’avversario, lo bracca, gli mette il fiato sul collo e infine gli sradica palla dai piedi. E poi, una volta riconquistata la boccia, la tiene incollata ai piedi andando in lenta ma inesorabile progressione e accelerando il passo con dribbling secchi, prima di smistarla con intelligenza ai compagni. Oppure, con altrettanta sagacia, taglia lateralmente la difesa nemica creandosi spazi nei quali può essere tranquillamente essere servito e inserirsi, provocando enormi dolori. Tecnica migliorabile e numeri inattesi pronti a uscire dal cilindro. Come in Parma-Juventus, l’unica nota lieta di un’annata tragica. Che rete contro i bianconeri! Che bellezza il piatto sinistro dal limite dell’area imparabile per Storari. Le grandi d’Italia l’hanno adocchiato da tempo, per lui, oriundo naturalizzato, si parla già di Nazionale. Un pezzo forte, un giocatore che al centrocampo del Napoli manca da una vita: un mediano in grado di svolgere entrambe le fasi e di unire eccellenza tecnica ed efficacia difensiva. Uno che, alternandosi con Valdifiori, avrebbe modo di crescere imparando dal suo più esperto compagno di reparto. Lui, Mirante e Mariga, senza squilli di tromba né grandi proclami, sarebbero perfetti per il nuovo Napoli di Sarri, più umile e più pratico ma non meno dotato di impegno e qualità. E con loro dopo vent’anni si ricostituirebbe quel binomio che consentì al Parma di consacrarsi e al Napoli di sopravvivere. E che magari ora potrebbe fornire al Ciuccio una preziosa miniera da cui attingere negli anni a venire.

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