NAPOLI, CHE FRENATA IN QUINTA…

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Il Napoli è partito sparato, accelerazione da 0 a 100 da record, gioco spumeggiante e qualità dei singoli che hanno fatto sognare i tifosi azzurri. La vittoria di Milano è stato l’apice dell’esaltazione della piazza e del gruppo ma forse anche la causa di questa brusca frenata. Se fino ad oggi era stato proprio l’allenatore a dare una nuova mentalità e gioco alla squadra, il pareggio casalingo contro il Sassuolo ci ha confermato alcune carenze nella rosa ed i limiti di un gioco quando gli interpreti non sono in serata. Il turnover presentato l’altra sera era quasi obbligatorio considerato la mole di partite giocate e da giocarsi. Alcune scelte però sono sembrate, quantomeno, azzardate. La difesa, ad esempio, presentava già due elementi sugli esterni da inserire necessariamente stante l’indisponibilità di Maggio e Zuniga, forse era il caso di confermare ancora Albiol che è l’unico a conoscere bene i meccanismi difensivi di Rafa Benitez oltre che offrire un buon contributo in fase d’impostazione della manovra dove i mediani Inler e Dzemaili, cui è mancato di per sé, uno schermo protettivo in fase centrale, per intenderci alla Behrami, sono andati spesso in difficoltà perché in inferiorità numerica in mezzo al campo. Aggiungiamo la luna negativa di Hamsik ed, in parte, di Higuain ed ecco spiegato il primo punto del Sassuolo in serie A. Benitez è un allenatore troppo esperto per aver sottovalutato una partita ma, delle volte ed è capitato anche gli scorsi anni con Mazzarri, quando si fanno delle scelte di turnover così consistenti si finisce col dare un messaggio distorto al resto della squadra. Rimandato dunque questo tipo di turnover, sarebbe meglio affidarsi al massimo a 2 – 3 cambi e schierare la migliore formazione possibile per poi, eventualmente, far riposare i migliori in caso di risultato acquisito. La sciagurata partita dell’altra sera ha mostrato, però, un secondo problema che potrebbe suonare come campanello d’allarme per le prossime gare. Il Napoli si troverà, sempre più, a dover attaccare con squadre che si difendono con 10 uomini dietro la linea del pallone. Quando sei in serata, se uomini come Hamsik, Insigne, Callejon, Mertens, Pandev o Higuain riescono a darti la superiorità numerica il problema è risolto ma potrebbe capitare, come l’altra sera, una partita storta ed il risultato è uno sterile possesso palla che finisce soltanto con il far innervosire gli interpreti e dare riposo alla squadra avversaria che ha tempo per organizzarsi la ripartenza. Vanno bene i moduli, va bene il credere nei propri punti fermi e nel progetto tattico ma non bisogna finire con l’essere integralisti perché, talvolta, la strategia può essere variata anche in corso d’opera, soprattutto quando si ha l’impressione che non porta a nulla e negli ultimi 10’ del match. In questi momenti di difficoltà sarebbe corretto sparigliare, pescare il jolly, inventarsi quel qualcosa che fa vacillare qualche certezza nei nostri avversari. Finché c’è da difendere un risultato come capitato a Milano passi ma quando c’è da sbloccarlo si potrebbe e dovrebbe cercare un’alternativa. A Benitez il compito di mettere a punto strategie e schemi di gioco per poter superare il problema nel lungo termine ma ritornando all’altra sera, una soluzione momentanea fai da te non poteva essere l’ingresso di una punta di peso alla Duvan e qualche lancio lungo con spizzata di testa per far saltare il banco?

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