L’ORA DI BLERIM
Per quanto difficile da decifrare, la crisi (tattica, esistenziale, caratteriale? Vattelapesca …) di Hamsik è oramai conclamata. E oltre al revisionismo nei confronti dell’interessato, essa ha provocato una sorta di paura, o di psicosi se preferite. Psicosi in prospettiva futura: in tanti si chiedono se il nome dell’evanescente slovacco sarà ancora scritto nel destino del Napoli . Ma psicosi soprattutto nell’immediato, poiché in questa stagione si è spesso avuta l’impressione, nonostante la presenza di Marek in campo, di giocare in dieci. Non che egli sia la causa principale dei mali azzurri, anzi; eppure la sua scarsa efficacia richiede soluzioni immediate. Ad esempio, quella di dare maggiore spazio a Dzemaili.
LAVORO NELL’OMBRA – Sebbene Benitez non si basi su assurde gerarchie, nell’arco dell’annata il buon Blerim s’è visto in campo meno volte del suo compagno. Paradosso dei paradossi: complice l’infortunio di Marekiaro, lo svizzero ha giocato più gare in campionato (19 a 18), ma contando i quattro fronti ha totalizzato meno apparizioni (24 a 28), dunque meno minuti (1581 a 1899). Malgrado tale gap, Dzemaili tutto sommato ha realizzato solo una rete mancante rispetto al numero 17 (5 a 6): un rendimento migliore, fatte salve le dovute proporzioni. Certo quei goal non sempre sono risultati efficaci ai fini del risultato, e non va dimenticato che, a fronte di prove positive, ci è toccato assistere pure a qualche fiasco. Eppure il lavoro oscuro compiuto dall’ex parmense testimonia l’indubbia utilità ch’egli garantirebbe al Ciuccio ove mai venisse impiegato. Probabilmente non in pianta stabile, giacché Don Rafael avrebbe comunque la missione non facile, ancorché prioritaria, di recuperare Hamsik. Almeno nell’immediato, tuttavia, l’utilizzo del mediano comporterebbe benefici al collettivo azzurro. E non solamente per quel che concerne il modulo.
OLTRE LA TATTICA – Appare subito evidente che Dzemaili potrebbe tranquillamente giocare come trequartista centrale. In fondo è quello il ruolo che ricoprì nella seconda parte della scorsa stagione, allorquando Mazzarri prese la saggia decisione (tra le pochissime della sua gestione …) di riporre Inler in naftalina, schierando il suo connazionale e Hamsik alternativamente come costruttori di manovra, incursori e rifinitori. Una mossa che permise a Blerim, già con le valigie belle pronte in mano, di risultare decisivo in più occasioni; su tutte la memorabile serata di Torino nella quale, grazie anche alla sua tripletta, si compì un passo importante verso il secondo posto. Una mossa che consentirebbe al Napoli di oggi di soffrire meno a centrocampo, di avere più densità e meno scollature tra attacco e difesa, maggior equilibrio e più ordine. Eh sì, perché in un simile disegno Dzemaili non si limiterebbe a compiti puramente offensivi, bensì svolgerebbe la funzione di spola tra trequarti e mediana, trovandosi a suo agio con mansioni di regia e d’attacco. E non è tutto. Lì in mezzo la sua presenza sarebbe importante pure in fase passiva, difatti rispetto ad Hamsik sa essere molto più aggressivo e grintoso, cavandosela quando gli capita di dover rompere il gioco avversario. Se poi a ciò aggiungiamo che nel suo repertorio possiede una micidiale ‘castagna’ da fuori area, il quadro è completo. Hamsik, l’uomo che fino a ieri era l’idolo indiscusso di Fuorigrotta, non va messo nel dimenticatoio. Al contrario, la speranza di recuperarlo è ancora viva. Almeno per il momento, però, meglio che Benitez non s’intestardisca su di lui. Meglio che il mister sia camaleontico, che tenga fede alla sua idea di ‘far giocare chi è in condizioni migliori’. Di far giocare chi allo stato attuale gioverebbe maggiormente alla causa. Dunque, largo a Blerim!