L’OCCHIO AL BILANCIO: SPENDERE BENE ORA E’ UNA NECESSITA’

“ ‘O sparagno nun è maje guadagno!”. Quante volte, e magari senza la finezza tipica della cultura napoletana, Aurelio De Laurentiis si è sentito rinfacciare queste parole? Di certo il presidente del Napoli è un imprenditore, non un mecenate, ma questa è una virtù (trattandosi di un’eccezione, pare invece essere una colpa); una oculatezza che rischia tuttavia di creare un falso storico, e cioè che De Laurentiis non investe soldi nel calcio. Bugia. Sono i numeri, d’altra parte, a testimoniare che il Napoli è la prima società italiana per investimenti nel calciomercato degli ultimi 10 anni. Fermandosi soltanto all’analisi dei campionati di serie A, lo scenario non cambia: tanti soldi spesi (molti anche incassati, ma nelle leggi dell’economia è un’ovvietà), magari in tanti casi spesi male e in ogni caso messi a disposizione dei “tecnici” (direttore sportivo e allenatore di turno) deputati a indicare gli uomini. Il Napoli torna in serie A nella stagione 2007/2008. E’ l’anno di Hamsik e Lavezzi, ma anche di Mannini e Navarro. Grosse plusvalenze e grosse delusioni, il tutto ha un costo di 44,2 milioni di euro ed il risultato è la qualificazione all’Intertoto. Va peggio nella stagione 2008/2009: 12° posto nonostante altri 33,2 milioni spesi in entrata, perché se 7,1 milioni per Denis possono starci, in rapporto 5,7 milioni per Datolo sono davvero troppi. Per reagire alla delusione, De Laurentiis apre la stagione 2009/2010 mettendo sul piatto 55 milioni di euro per un 6° posto finale in rimonta (da Donadoni a Mazzarri). Soldi spesi come? 18 milioni per Quagliarella, 11 per Cigarini, 8,5 per Zuniga, 7 per Campagnaro ma anche 5 per Hoffer. Paradossalmente, nella stagione 2010/2011 a fronte di un investimento di 19,8 milioni di euro (affare Cavani a 4,5 milioni) arriva il 3° posto Champions. La stagione 2011/2012 non può che iniziare con il riscatto del “Matador” (12 milioni), e la certezza dell’Europa dei grandi spinge De Laurentiis ad un mercato faraonico: 72,7 milioni di euro, con Inler (18 milioni), Vargas (12 milioni) Dzemaili (9 milioni) e Britos (8 milioni) strapagati oltre ad una serie di altre operazioni (Chavez, Fideleff e Santana) che incidono negativamente nel bilancio societario e non solo: è 5° posto in campionato e vittoria Coppa Italia. Quello reale, senza gli introiti della Champions, necessita di rifiatare: nella stagione 2012/2013 viene ceduto Lavezzi che finanzia per intero un mercato da 30,5 milioni che, nonostante l’assenza di botti, coincide con un inatteso 2° posto in campionato. La Champions porta ad un investimento stellare per la stagione 2013/2014, 100,9 milioni di euro in parte finanziati dalla cessione di Cavani (65 milioni) e rosa rifondata con Coppa Italia e 3° posto finale. Per la stagione 2013/2014, l’assenza di certezze Champions spinge il Napoli ad investire appena 17,5 milioni più altri 13 a gennaio per Gabbiadini, con la Supercoppa italiana e un 5° posto finale che riportano il club ancora una volta fuori dalla Champions. Il bilancio finale di 8 stagioni in serie A parla di 387,1 milioni di euro spesi sul mercato (media di 48,3 milioni all’anno) a fronte di appena due plusvalenze eccellenti (Cavani e Lavezzi per quasi 100 milioni). Investimenti che hanno portato il Napoli ad avere il 4° monte ingaggi del campionato (70 milioni), numeri che, con il club fuori dalla Champions per due stagioni di fila (perdita stimata circa 80 milioni) difficilmente sarebbero sostenibili senza il “tesoretto” messo a bilancio da De Laurentiis, il quale tuttavia non potrà non chiudere il bilancio con un “rosso” di circa 20 milioni. Numeri che impongono una ripartenza “ragionata” per la nuova stagione. Infatti, senza gli introiti della Champions e con una perdita a bilancio, un mercato pirotecnico senza cessioni altrettanto eclatanti è improbabile. Nel rispetto del fair play finanziario, il Napoli potrà decidere di “rischiare” confermando gli attuali costi di gestione (nessuna cessione importante ma anche nessun esborso importante) oppure finanziare colpi di spessore con cessioni onerose. Sarà fondamentale spendere bene evitando gli sprechi.

Marco Santopaolo

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