L’ESPERIENZA NAPOLETANA DI LUCIANO MOGGI

Luciano Moggi giunse a Napoli nel momento senz’ altro più felice dell’ ottantennale storia del club azzurro. Subito dopo la conquista del primo scudetto, Ferlaino costretto a sostituire Italo Allodi colpito a febbraio da un grave ictus, scelse di affidarsi al non ancora Lucianone, sino all’ anno precedente g.m. del Torino, con il quale era in forza dal 1982, dopo la doppia esperienza romana maggiore nella Roma che nella Lazio. Pier Paolo Marino, ritenendo giustamente a suo modo di vedere di non godere appieno della fiducia del Presidente, preferì rassegnare le dimissioni, accordandosi quasi immediatamente con la Roma dell’ Ing. Dino Viola.

L’ ultimo regalo ai tifosi azzurri dall’ attuale D.G. fu il perfezionamento dell’ acquisto di Antonio Careca, dopo che il Presidente se né innamorò (calcisticamente parlando per carità) durante una vacanza natalizia l’ anno prima. Il primo regalo invece di Moggi alla sua nuovo team fu la cattura del difensore più corteggiato dell’ estate precedente, quel Giovanni Francini strappato ulissisticamente dal prode Luciano dalla sua ex- squadra, il Torino per l’ appunto, alla Roma dopo che per mesi ripetutamente i media avevano dato per certo che il terzino nativo di Massa Carrara, sarebbe diventato giallorosso. Tutto questo, è non poco, fece letteralmente infuriare il compianto Viola, presidente del secondo scudetto romanista del 1983, che si sentì defraudato del mancato acquisto. Fino a quattro giornate dal termine tutto filò a gonfie vele, anche grazie alle notevoli acrobazie diplomatiche di Moggi, impegnato su due fronti "Maradona e le sue mattane", e "Bianchi – squadra". Sia come sia, dopo la sconfitta di Firenze che praticamente sancì il passaggio di consegne al Milan, va in scena una rappresentazione degna (detta senza ironia) del miglior Edoardo : i giocatori annunciano a mezzo stampa di aver rilasciato alla Società un comunicato in cui dichiarano la loro totale idiosincrasia ad Ottavio Bianchi. La reazione di Moggi in tandem con Ferlaino è degna di un grande politico. Bianchi deve restare, perché ognuno deve rispettare il suo ruolo, ma intanto cede i pezzi che già la società aveva in mente di lasciar andare: Garella, Bagni, Ferrario e Giordano.

Moggi però non tradisce la sua fama di abile operatore di mercato, aggiudicandosi, confermando una volta in più i suoi buoni uffici con la sua ex – squadra, Crippa e Corradini dal Torino, oltre a convincere il brasiliano Alemao a trasferirsi dall’Atletico Madrid. All’inizio del ritiro, Ferlaino e Moggi riescono più per forza che per convinzione a far firmare un patto di non belligeranza fra Bianchi e la squadra. Ma le polemiche fra l’argentino ed il bergamasco non riusciranno a stemperarsi, e Lucianone deve faticare non poco per far ogni volta da paciere. Nonostante una grande stagione (sul campo la squadra ed il trainer hanno fatto sempre blocco per la verità), culminata con la vittoria in Coppa Uefa in quel di Stoccarda oltre a piazzarsi secondi in campionato, ormai la convivenza fra tecnico e giocatori è diventata ancora più insostenibile e, pur con un altro anno di contratto sul groppone, Ferlaino con il placet di Moggi decide di cambiare il manico; detto, fatto: ecco arrivare Albertino Bigon, ex attaccante del Milan anni ’70, di carattere senz’altro meno rigido del "Sciur" Ottavio.

Buona la campagna compra – vendite (arrivano Mauro e Baroni), con la ciliegina sulla torta rappresentata dall’ acquisto di Gianfranco Zola, pescato nelle secche della serie C in forza alla Torres di Sassari. Ancora prima d’ iniziare la stagione scoppia in tutta la sua immaginabile fragorosità, il più clamoroso dei "casi Maradona". Diego non torna dalle vacanze estive, si nasconde trascorrendo il tempo nei boschi a cacciare, all’epoca i cellulari non esistevano, fa sapere che vuole a tutti i costi trasferirsi in Francia a Marsiglia, in un calcio meno stressato, ricordando a Ferlaino di rispettare il patto in gran segreto stipulato fra loro qualche tempo prima. Ma il Presidente è irremovibile, per nessuna ragione al mondo vuol privarsi del suo totem incastonato di diamanti. Tira e molla, molla e tira, Diego rientra solo alla quinta di campionato, con il Napoli fortunatamente già primo in solitudine. Le cose sembrano essere incanalate nel giusto verso (visto che il Napoli continua a vincere), quando il 1 novembre 1989, ecco una nuova puntata dell’eterna telenovela di Diego; per due giorni salta l’allenamento (lui afferma di aver avuto il permesso), e Ferlaino decide di escluderlo per la gara di ritorno contro gli svizzeri del Wettingen in Coppa Uefa. E’ la vendetta per le vicende estive….

Moggi continua a fare da collante, fin che ecco che ad aprile, Lucianone cala il suo asso. Riesce a "lavorare" ben bene una parte di stampa ( in particolare quella pubblica ) dopo il discusso 2 –0 a tavolino che ottiene il Napoli sul campo dell’ Atalanta a seguito del ferimento sul capo di Alemao con una monetina da 100 lire. Le polemiche si sprecano, con questo risultato gli azzurri raggiungono il Milan in testa alla classifica, il lavoro ai fianchi dei mass – media svolto da Moggi dà i suoi frutti. L’ opinione pubblica sembra più a favore degli azzurri, "nobili" vessilliferi del povero sud nei confronti del ricco e prepotente nord. Il Milan cade al penultimo turno a Verona, il Napoli passeggia a Bologna, la domenica successiva dopo il match dello scudetto con la Lazio, insieme a Ferlaino, Moggi è portato in trionfo dal pubblico festante.

Se ne va Carnevale, Moggi lo rimpiazza con il capocannoniere della serie B, Andrea Silenzi di provenienza Reggiana, che però, anche perché coinvolto nella crisi del secondo dopo – scudetto, non riuscirà a mantenere le tante attese riposte su di lui. Arriva anche il portier Galli dal Milan, soprattutto in considerazione del principale obiettivo stagionale : la Coppa dei Campioni. Ma, prima del match di ritorno contro lo Spartak Mosca, ecco scoppiare un nuovo irrefrenabile "caso Maradona". Diego si nasconde in casa e non parte con i compagni, raggiungendoli solo in un secondo momento privatamente. Gioca nella ripresa, ma il Napoli viene sconfitto ai rigori. Anche in campionato le cose vanno male, la squalifica per doping dello stesso Diego dà il destro a Moggi per mettere in pratica la mossa già in mente da tempo dall’ineffabile Luciano: quello cioè di ripassare al Torino. Dopo il Toro verrà nel 1994 la Juventus ed il resto è, purtroppo, storia recente….

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