LE RAGIONI DI REJA…

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Pareggio prezioso, pareggio annunciato. E il Napoli tornò a casa da Siena con un punto importante nell’economia della lotta salvezza. Niente di impressionante la squadra toscana, presentata alla vigilia come un autentico spauracchio tanto da spingere il Napoli a giocare con uno schieramento in campo che neppure contro l’Inter. Cinque difensori, di cui due a centrocampo (e Domizzi è più marcatore puro di Savini), quattro centrocampisti e un solo attaccante, per di più migliore nell’aprire gli spazi ai compagni che non nel finalizzare. Alla fine però conta che si è segnato e si è recuperato l’iniziale svantaggio. E il marcatore di quella rete dimostra che nonostante alcune scelte del tecnico azzurro siano più che discutibili poi a conti fatti finisce sempre per avere ragione lui. Sarebbe finita diversamente con qualche scelta (sulla carta) più logica? Avrebbe vinto o avrebbe perso? Questo purtroppo non lo sapremo mai, quello che sappiamo è che la prova del campo premia la “coraggiosa” scelta dell’allenatore e zittisce per forza di cose tutti i detrattori. 

Certo, analizzando la formazione del Siena veniva semplice immaginare che, contro un terzino basso e bloccato come Bertotto, un fluidificante da due milioni di euro come Rullo avrebbe potuto affondare come un biscotto nel latte. Almeno per i 45 minuti che ha nelle gambe, perché quando un calciatore non gioca mai non si può poi pretendere che faccia 90 minuti ad altissimo livello, e Napoli-Reggina lo dimostra. Ma il condizionale è d’obbligo, perché Rullo è entrato a gara già abbondantemente inoltrata. Avrebbe potuto se avesse potuto: il gioco di parole è pessimo ma rende abbastanza l’idea. Stesso discorso vale per Calaiò: una cosa è la scelta tecnica, lasciare in panchina il bomber palermitano diventa una specie di mossa obbligata quando è ormai lampante che Zalayeta e Lavezzi sono le pedine perfette per lo scacchiere rejano. Un’altra cosa è il rispetto nei confronti di un calciatore che ha salvato più di una volta la panchina di chi ora continua ad umiliarlo. Perché Calaiò ormai non è più la riserva di Zalayeta né quella di Lavezzi, non è più la quarta punta né la quinta, perché quando mancano tutti il mister gli preferisce un centrocampista in più e lo fa scaldare per mezz’ora salvo poi rimandarlo a sedersi. Ha un bel dire Marino che è incedibile: se veramente il giocatore restasse a Napoli sarebbe un grosso autogol, permanendo l’attuale situazione con il suo allenatore. 

Tornando alla realtà, bisogna attestare l’importanza dei fatti. Calaiò è rimasto fuori, al suo posto ha giocato Bogliacino che ha segnato. Rullo non ha giocato ma il Napoli ha ugualmente creato diverse palle gol e ha mostrato una discreta solidità difensiva. Da elogiare infine l’anacronistica intuizione di piazzare Blasi a uomo su Locatelli per limitarne il talento. Ricorda l’era glaciale, ma funziona. E quando le cose funzionano c’è ben poco da recriminare. I risultati hanno sempre ragione, ma è importante sottolineare una cosa: non saranno gli assenti ad aver torto, perché questi assenti non hanno avuto la possibilità di dimostrare il loro valore e smentire chi li lascia fuori ormai per partito preso.

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