LA RIVINCITA DEL “SALVATORE”

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All’ombra del Vesuvio è arrivato nel 2008, e da quello che si è visto in questo primo scampolo di calcio giocato, ha tutta l’intenzione di vivere al massimo anche la sua quarta stagione partenopea. Salvatore Aronica deve molto  al Napoli, che ha creduto il lui sin dal suo approdo in maglia azzurra. Deve ancor di più a Walter Mazzarri, che ne ha fatto una pedina inamovibile, uno di quei “titolarissimi” del quale non si può più fare a meno, campionato o Champions che sia. La Champions, appunto. Mazzarri ha reso il difensore palermitano un giocatore da “musichetta”, e alzi la mano chi ci avrebbe scommesso. Ma anche il Napoli deve molto ad Aronica, perché per vivere un tale exploit bisogna essere “predisposti”, predestinati. In altre parole, bisogna aver talento. E non è detto che a 33 anni suonati si debba necessariamente essere troppo grandi per mostrare a tutto il mondo di che pasta si è fatti.  Lungi dall’essere blasfemi, anche Nostro Signore ha iniziato la sua “missione” dopo la trentina…

Voci malefiche – Il lupo perde il pelo ma non il vizio, soprattutto quando i lupacchiotti sono diversi milioni e sguazzano spensierati nelle calde acque estive del Golfo, tra un quotidiano e l’altro. Eh già, perché volendo mettere da parte il sacro del suddetto esempio, c’è un’altra storia da prendere a modello. Una storia già scritta da un certo Gianluca Grava, ma che non ha insegnato un bel niente ai più. “Possibile che anche quest’anno dobbiamo giocare con Aronica titolare? No, per carità è un buon giocatore. Ma forse per la Champions occorre altro…”, era la frase che si sentiva per la maggiore sulle spiagge, nei bar, nei saloni dei barbieri o fuori le edicole della Napoli di quest’estate appena conclusa. Non di meno “ormai ha una certa età, meglio concentrarsi sul futuro…”. Stesse e identiche espressioni che solo un paio d’anni prima, nel clou della mini-era Donadoni, sulle stesse spiagge, negli stessi bar, saloni o edicole risuonavano allora per Grava, reo di essere un calciatore di Serie C o, al massimo, di B. Poi con Gianluca sappiamo tutti com’è andata: da surplus, a beniamino acclamato dalla tifoseria, a titolare nel Napoli europeo della passata stagione fino all’infortunio. Ma tornando ai giorni nostri, giusto indietro di qualche mese, c’era qualcuno che addirittura proponeva una colletta a favore della squadra interessata a rilevare Aronica in sede di mercato. Si parlava di Cesena, di Parma. Una cosa sola era certa: Totò era, anzi doveva, essere sul mercato. Poi…

La rivincita – …poi ecco il muro eretto da Mazzarri a difesa del suo fedelissimo. Un secco “no, Aronica non si vende”. Tanti mugugni, finché finalmente le parole non hanno lasciato spazio al calcio giocato, quello che conta davvero.  Ed è qui che il vecchio mastino non ha tradito la fiducia e anzi ha sorpreso chi si aspettava un calciatore non all’altezza del livello ormai raggiunto dalla squadra: sicuro a Cesena ed efficace e puntuale con il Milan; eccezionale al centro della difesa contro il Chievo nonostante il disastro dei compagni di squadra; grintoso e provvidenziale conto la Fiorentina a dispetto dell’ingresso a gara in corso. Per non parlare delle due gare di Champions: tanto cuore e determinazione al cospetto dei giganti del Manchester City, e una prestazione da capogiro al primo ciack della musichetta al San Paolo conto il Villareal. Contro il sottomarino spagnolo Aronica ha mostrato davvero il meglio si sé, dando sicurezza all’intero reparto arretrato in chiusura e concedendosi uscite palla al piede degne ed efficaci quanto quelle di un centrocampista. Insomma, quest’avvio di stagione ha regalato alla piazza azzurra una piacevole ed inaspettata sorpresa: la rivincita del “Salvatore”…

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