IL SILENZIO DEI COLPEVOLI
Silenzio. Tutti ammutoliti, che nessuno fiati. Qui, ci vogliono i fatti perché le chiacchiere da bar le facciamo noi.Che fine ha fatto il Napoli? Dov’è finito lo stile Fiorentina tanto decantato dalla notte dei tempi? Come si può sperare in un progetto serio e lungimirante quando tutto è costernato da fittissima nebbia? Sono domande a cui nessuno trova risposta e forse non la troverà mai.Indecente, alienante e fastidioso un silenzio che sa di omertà in pieno stile italiano. Nessuno apre bocca, nemmeno sotto tortura. Questo è il Napoli proiettato nel futuro?
Quindici mesi su ventiquattro a microfoni spenti e taccuini vuoti in questa società, non si parla quando si vince e non si parla quando le cose vanno male semplicemente perché è il modo migliore (e mica tanto vedendo la situazione) per raggiungere la tranquillità, distaccarsi dalla pressione costante per concentrarsi esclusivamente sul lavoro.“Certe volte si apre bocca solo per dargli fiato” esclamò il presidente Aurelio De Laurentiis, come dargli torto. Troppe volte sono volate parole quasi senza senso e senza alcuna affinità realistica, ma semplicemente per partito preso a priori, manco fosse una lesa maestà.
Silenzio. Un periodo taciturno che ha creato rumore, ha scaldato animi e pensieri, ha allontanato con i nervi a fior di pelle chi ama spassionatamente questa maglia. Muti in serie C, promozione raggiunta e tutto tranquillo; muti in serie B, altra promozione e tutto tranquillo; muti in serie A, obiettivo raggiunto con qualche piccola pietra nella scarpa; muti ancora e stavolta scoppia la bomba piazzata e accesa dalla stessa società. E’ incredibile, dopo tutto, notare come questa situazione si verifichi proprio a Napoli, una città dove la parola è fondamentale per scaldare cuori o raffreddare animi; impensabile se non dimentichiamo come il patron azzurro sia un produttore cinematografico, ovvero un uomo di comunicazione, con la spiccata capacità d’incollare l’orecchio dei tifosi al televisore grazie alla sua raffinata semplicità condita da un pizzico d’ingenuità che questo mondo, spesso e volentieri, non tollera. Parla il presidente, parla il Dg, parla il tecnico, ma fondamentalmente si dice tutto e il contrario di tutto. Partono frecce e tiratine d’orecchie, parole da dito puntato e frasi boomerang mentre la squadra si spacca e l’ambiente si spazientisce.
Un silenzio che non porta un tornaconto adeguato a questi livelli dove milioni di tifosi pagano profumatamente per vedere e ascoltare i propri beniamini o pseudo tali, invece si ritrovano ad ascoltare parole contrastanti buttate a rissa lasciando sempre un punto interrogativo nella testa di chi ascolta impietrito e impotente.Nacque il caso Domizzi, risolto con la cessione ad Udine del difensore dopo una conferenza stampa abbozzata in un paio di frasi da semplice smentita. Nasce un caso Calaiò risolta da una spiegazione tecnico – tattica nonostante i grandi elogi di presidente e direttore, nascono altre piccole grane risolte, o quanto meno rinviate, in un religioso silenzio. E adesso? Adesso è un vero e proprio tutti contro tutti con la squadra costretta ad incassare brutte figure senza un sacrosanto diritto di replica. Un silenzio che ha contribuito solo alla grande confusione oltre che ad inasprire situazioni spinose e mortificanti, perché sarebbe bastato poco per spegnere dei piccoli fuocherelli prima che questi diventassero roghi.
Era davvero un problema lasciare che Hamsik, davanti alle telecamere, esclamasse il suo intento di restare a Napoli nonostante le varie offerte? Forse vuole davvero andare via? Era talmente dannoso lasciare che Lavezzi spiegasse davanti ad un microfono il perché si sente in prigione? Forse la sua prigione è la società? Zalayeta diserta per ben due volte l’allenamento dopo la sostituzione di Siena, perché questa reazione? C’è una situazione di fondo che ha spinto l’uruguyano ad una tale presa di posizione? E’ talmente impopolare sedersi dietro un tavolo e dire ai milioni tifosi napoletani quali sono i veri progetti? Oppure si pensa che stando in silenzio la piazza non alza la voce nel rivedere un disastroso mercato come quello scorso?
Certamente tutti sono liberi di fare e dire ciò che vogliono. La società prende la strada del silenzio offendendo (metaforicamente) la passione della gente mentre altri prendono la strada di parlare, alzare la voce e dire le cose come stanno anche se non condivise, senza offesa e senza omertà…ma soprattutto con chiarezza e sincerità.