FINE DEL SOGNO DI UN NAPOLI PLATONICO

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Un Napoli poco pragmatico e molto fumoso esce sconfitto e con le ossa rotte dalla sfida contro una Roma tutt’altro che “platonica”, come era stata definita solo la settimana scorsa da uno dei suoi più illustri tifosi, ma al contrario con un impianto di gioco ed un acume tattico ben delineato che hanno messo in ginocchio i fin troppo ripetitivi ed abusati schemi di Mazzarri.Per i partenopei è la fine, dopo solo quattro mesi, di ogni residua velleità di competere e primeggiare nel campionato italiano, di coltivare fino all’ultimo quel sogno tricolore che da troppi anni manca alla città ed alla squadra.Se non fosse per il brillante cammino in Europa a questo punto, risultati e numeri alla mano, sarebbe già l’ora dei consuntivi per una stagione che si prospettava da protagonista ed invece rischia di essere vissuta come una comparsata proprio nell’anno in cui si poteva e si doveva essere maggiormente competitivi soprattutto in campinato.Quella dei giallorossi di Luis Enrique è una dura lezione di calcio a Mazzarri ed alla leziosità della squadra, apparsa ieri poco decisa, affamata e convinta con un centrocampo etereo, un attacco poco cinico ed una difesa troppo compassata nell’ammirare le incursioni delle punte romaniste.Un Napoli inconcludente e di stampo platonico che almeno ieri ha recitato il ruolo che doveva essere della Roma che, al contrario, ha fatto la parte del Napoli affamato e vincente della scorsa stagione, nonostante i tanti problemi sorti dopo il passaggio di consegne tra nuova e vecchia società.E il Napoli dell’attacco che non punge, della difesa che incassa il decimo gol in cinque partite, di una squadra che ha vinto appena una gara su sette di campionato, una squadra che non ha trasfuso sul campo gli innesti di qualità ricevuti nel corso dell’ultima campagna acquisti e che in alcuni giocatori, su tutti Cavani, non riesce a ripetersi sui livelli dello scorso campionato.Insomma se non è già fallimento stagionale poco ci manca, perché ora il gioco si fa duro e non sono ammesse più distrazioni.Per tecnico e squadra c’è il rischio di bruciare in poco tempo quanto di buono fatto da due anni a questa parte, di far ricredere stampa e tifosi sulle qualità dell’allenatore e dell’organico  che a questo punto sembrano mancare di umiltà e coraggio proprio nel momento topico del processo di crescita.E a nulla servirebbero gli imminenti annunci di mercato se non a gettare ulteriore rammarico per una stagione che doveva essere di consacrazione ed invece rischia di trascinarsi avanti come un doloroso e sconcertante calvario, reso ancora più amaro dal vedere che là in alto, in lotta per il titolo, c’è la tanto odiata e vituperata Juventus che, dopo pochi anni di purgatorio, ora rischia veramente di vedere quel paradiso che al Napoli, per questioni ataviche, sembra essere perennemente inibito.

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