DINO ZOFF, IL MONUMENTO

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C’è qualcos’altro che si può ancora dire su uno dei monumenti se non "il monumento" vivente del nostro calcio? Cos’è che non ha vinto Zoff da calciatore o quale ruolo non ha svolto nella sua inimitabile carriera? Ha fatto l’allenatore dei portieri, allenato la Nazionale Olimpica e la Nazionale "Vera", allenato squadre del calibro di Juventus e Lazio (di cui è stato anche il Presidente). E’ stato un uomo e un calciatore da "fatti, non parole" come recitava un celebre slogan degli anni ’70. Portiere freddo, senza fronzoli, con uno straordinario senso del piazzamento che gli permetteva di rendere semplici anche le parate difficili, dotato di una straordinaria integrità fisica che lo ha portato a giocare sino a 41 anni suonati, ha inanellato due straordinarie serie di partite consecutive.Realizzò 213 partite consecutive dal 1965-’66 fino alla 21ª giornata del torneo 1972-’72, quando un banale infortunio in allenamento, mentre faceva il torello, gli costò la frattura del perone. Rientrò alla 29ª giornata di quel campionato e sino al 30° turno del torneo 1982-’83 non ha mai saltato un incontro, superando se stesso, totalizzando 332 presenze consecutive. In totale ha collezionato 570 gettoni di presenza in serie A, record da non molto tempo battuto dall’altrettanto inossidabile Paolo Maldini.Proprio l’attuale bandiera del Milan gli ha sottratto il record di presenze anche in Nazionale (112 Zoff, 125 Maldini). Ma il "bel Paolo" non potrà fregiarsi, al contrario di "Dinomito", del titolo di Campione del Mondo … IL GIOVANE ZOFF Da ragazzo, per sollevarlo dal pensiero (o dalla preoccupazione) di non riuscire a crescere abbastanza gli somministrarono una cura a base di mele. Fa il meccanico e diventa un grande appassionato di automobili, tanto che non ha mai nascosto il suo caloroso tifo per la Ferrari. Friulano D.O.C. come Enzo Bearzot nasce a Mariano del Friuli (Gorizia) il 28-02-1942 dove comincia con la squadra locale a prendere confidenza con i pali della porta.L’adocchia l’Udinese che lo inserisce nel settore giovanile facendolo esordire in un match contro la Fiorentina di Kurt Hamrin rivelatosi terribile per lui e per i Bianconeri Friulani (2-5). A questo proposito, Zoff qualche anno dopo racconterà un gustoso episodio: "andai al cinema nella settimana seguente la partita; ad un certo punto il cinegiornale mostrò le immagini di quello sfortunato esordio e quasi volevo nascondermi sotto la sedia per timore che mi riconoscessero!…" Zoff si fa pian piano strada e sempre più spesso la maglia n. 1 viene indossata dalla sue forti spalle.Nel 1963 eccolo a Mantova; con i Virgiliani disputa quattro Campionati (3 in "A" e 1 in "B") sempre da titolare, e fa sì che il suo nome cominci a circolare sempre più frequentemente accanto a quello dei grossi club. Nell’estate del 1967 sembra che a vincere l’asta creatasi attorno a lui sia il Milan 2ª edizione di Nereo Rocco. Ma invece … lo Zoff napoletano spunta all’ultimo momento perché il Napoli del compianto Gioacchino Fiore brucia con una grossa offerta quella dei Rossoneri: 130 milioni più il Portiere Bandoni.Zoff sta servendo la Patria al C.A.R. di Siena e sono proprio i suoi commilitoni a comunicargli il trasferimento. Il tuffo nell’ambiente caldo del sud lo preoccupa un po’, ma è proprio il Presidente Lauro a rincuorarlo dicendogli: "Zoff, i napoletani la capiranno in un momento, vedrà che non le daranno mai fastidio".E’ stato così; lo stesso Zoff ha ripetutamente affermato: "mi sono trovato così bene che posso tranquillamente affermare di conoscere tutti, anche quelli cui non ho mai stretto la mano". Esordisce in amichevole contro lo squadrone Argentino dell’Independiente; parate e paratone gli valgono subito il soprannome di "Nembo Kid".L’allenatore è Pesaola, gli Azzurri sono gli unici a tentare d’opporsi al fortissimo Milan targato Rocco-Rivera, ma alla fine dovranno arrendersi, prendendosi comunque la soddisfazione di arrivare secondi pur con 9 punti di distacco dai Rossoneri. Per Dino, come tratteremo in seguito, si schiuderanno le porte della Nazionale. Ora i tifosi cominciano a parlargli sempre meno di un mito come Ottavio Bugatti, segno evidente della sua riconosciuta bravura.Dopo due stagioni buone ma non eccezionali in cui il Napoli si classifica 7ª e 6ª, arriva il 1970-’71. Nel frattempo nella S.S.C. Napoli è diventato Presidente l’Ing. Corrado Ferlaino con Beppone Chiappella allenatore. Sembra che sia la volta buona; Zoff e con lui tutto il Napoli danno il meglio, e alla 10ª giornata il Napoli si trova in testa con un punto di vantaggio sul Milan, che però grazie ad un gol di Prati sorpassa Zoff davanti ad un S. Paolo stracolmo. Ma gli Azzurri non mollano; non sono molti i gol fatti (alla fine saranno 33). Ma quelli subiti appena 19! Frattanto è rinsavita l’Inter di Corso e Mazzola che si presenta al Match di S. Siro contro il Napoli a quota 31, uno in meno del Milan e due in più dei "nostri" al 40° segna Altafini, viene espulso Burgnich (allora nerazzurro), il Milan sta perdendo, tutto va a gonfie vele.Nella ripresa accade l’imprevedibile; viene concesso un rigore inesistente, lo stadio è una bolgia, il clima intimidatorio, l’Inter alla fine vince 2-1. Poi si saprà che due interisti schiumanti di rabbia tentarono di aggredire l’arbitro Gonella (quello che diresse la finale dei Mondiali 1978 Argentina-Olanda) e che Sandro Mazzola entrò nello stanzino del Direttore di gara ricordandogli che arbitrava l’Inter a S. Siro. Insomma finì proprio a sch…io! Ferlaino anni dopo dirà: "Zoff se la prese a tal punto da dichiarare a gran voce di voler smettere; immaginate cosa successe a Milano per provocare una simile reazione da un uomo come Zoff".Poi era anche sfiduciato perché giocava in Nazionale non in pianta stabile come pensava meritasse (aveva disputato solo 14 partite). Fortunatamente ci ripensò ….A fine campionato, la Juventus sotto forma di quelle due vecchie volpi di Allodi e Boniperti bussa ripetutamente alla porta dell’Ingegnere. Ferlaino ha paura che vada a monte la campagna abbonamenti e declina l’offerta. Ma sa che la cessione di Dino sarà un sacrificio inevitabile per rimpinguare le esigue casse societarie, oltre a concedere la possibilità di dare "il meglio dalla vita" ad un professionista esemplare come Dino. L’anno dopo (1972) lo scambio Zoff-Carmignani più conguaglio è cosa fatta; inizia lo ….. ZOFF JUVENTINO Da sottolineare subito: da Juventino diventa titolare indiscusso della Nazionale. Potenza della geopolitica! torna al S. Paolo il 19-11-1972 e subisce il gol del pareggio Azzurro da parte di Giorgio Mariani. Vince subito uno scudetto, gioia riprovata nel ’75, 77-78, 81-82. Da aggiungere anche una Coppa U.E.F.A. nel 1977 ed una Coppa Italia nel 1979. Con il calcio giocato ha chiuso nel 1983, a 41 anni e mezzo difendendo la porta italiana a Göteborg contro la Svezia (15-6-1983). LO ZOFF TRICOLORE Il bel Campionato disputato con il Napoli gli schiude le porte della Nazionale il 20-4-1968, in occasione del ritorno dei quarti di finale delle qualificazioni per il Campionato d’Europa disputato al S. Paolo (Italia-Bulgaria 2-0). Lui è il titolare per la semifinale contro la Russia (vinta al sorteggio) e per le due finali contro la Jugoslavia (1-1-, 2-0) giocate all’Olimpico di Roma. A 26 anni, da giocatore del Napoli, Dino Zoff diventa Campione d’Europa insieme al suo grande amico Totonno Juliano che però non giocherà la finale-bis. Sta però avanzando nel Gotha calcistico Nazionale la stella del Cagliari di Gigi Riva che diventerà Campione d’Italia nel 1970. In porta c’è Ricky Albertosi, con un carattere simpaticamente mattoide. Tutto il contrario di Dino. Sfrutta, (anche grazie ad una buona capacità d’ingraziarsi i media) l’onda lunga dello scudetto ed il titolare a Mexico ’70 è lui. Zoff seduto in panchina con il numero 12° mastica amaro, ma poi il tempo gli darà ragione. Come già detto, da Bianconero la leader ship di Dino in Azzurro è fuori discussione. Stabilisce anche un record tuttora insuperato di imbattibilità (1.143 minuti) durata dal ‘53° di Italia-Jugoslavia (20-9-1972) al 46° di Italia-Haiti, esordio Azzurro ai Mondiali Tedeschi del 1974. A tal proposito giova ricordare che per ben 21 anni Zoff è stato possessore di un altro record in campionato; la sua porta è rimasta inviolata per la bellezza di 903 minuti, dal 41° di Juventus-Fiorentina (3-12-1972) al 44° di Milan-Juventus (gol di G. Rivera su rigore il 18-02-1973). Il record è stato ritoccato con 929 minuti da Sebastiano Rossi del Milan nel 1994. In Germania le cose andranno male, ma Zoff è uno dei pochi a salvarsi dall’epurazione post-mondiale di Fulvio Bernardini; quando poi trainer diventa Enzo Bearzot Zoff indossa anche la fascia di capitano segno della grandissima intesa vigente fra due Friulani D.O.C.. Qualche critica accompagna le sue prestazioni al "Mundial" Argentino del 1978 in occasione dei gol da lontano presi contro Olanda e Brasile. Zoff soffre, sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori, ma sono la sua tenacia e il suo spirito di sacrificio ad avere la meglio. Enzo Bearzot non smette mai di dargli fiducia e viene ripagato. A 40 anni Zoff disputa il suo quarto mondiale e riceve la più grande soddisfazione che un calciatore possa desiderare: diventa Campione del Mondo. Negli occhi di tutti è rimasta la sua parata sulla linea di porta al 90° di Italia-Brasile in seguito ad un violento e preciso colpo di testa di Paulo Isidoro. La sua immagine gioiosa con la Coppa in mano sarà anche raffigurata sul francobollo che ricorda la grande impresa sportiva. Sull’aereo presidenziale che riporta in Italia i Campioni si toglie lo sfizio di giocare a scopone con il Presidente Pertini assieme a Bearzot e Causio. ZOFF ALLENATORE Terminata l’attività agonistica il suo primo incarico è quello di allenare i portieri della Juventus. Poi entra nello staff della Nazionale ed il 1° agosto 1986 viene nominato selezionatore della Nazionale Olimpica in vista dei giochi di Seul. La qualificazione viene conquistata in carrozza ma per le Olimpiadi Zoff cede la panchina al suo secondo, Francesco "Kawasaki" Rocca.Il perché è presto detto: Gianpiero Boniperti (siamo nel 1988) lo ha chiamato alla guida della sua Juve. Dopo un primo campionato di assestamento, Zoff riporta i Bianconeri dopo 4 anni a vincere qualcosa d’importante. La Juventus conquista la Coppa U.E.F.A. contro la Fiorentina e sconfigge anche il Milan di Sacchi nella finale di Coppa Italia.In campionato, dopo aver anche accarezzato l’idea d’inserirsi nella lotta al vertice, conquista un onorevole 4° posto. Ma tutto questo non sarà sufficiente a garantirgli la riconferma; l’Avv. Agnelli si è innamorato del calcio totale alla Arrigo Sacchi ed in panchina vuole uno dei profeti del nuovo verbo. Gigi Maifredi. Zoff comunque trova immediatamente la Lazio di G. Marco Calleri ad accoglierlo a braccia aperte.Allena i Biancoazzurri dal 1990 al 1994 ottenendo sì buoni risultati (la Lazio si mantiene sempre in zona medio-alta) ma non riuscendo a compiere quel salto di qualità che l’ambiente laziale pensava di ottenere. Il neo-presidente e "boss" della Cirio Sergio Cagnotti gli propone di passare dalla panchina (lasciata a Zeman) alla scrivania da Presidente.Zoff accetta, ma quando nel febbraio ’97 Zeman viene esonerato ritorna in panchina inanellando una serie positiva di risultati che porterà la Lazio in Coppa U.E.F.A.. Nell’agosto 1998 arriva la chiamata più desiderata: quella della Nazionale A. Il suo gioco pragmatico e senza fronzoli traghetta gli Azzurri ad un passo dalla conquista dell’Europeo; a 30 secondi dalla fine l’Italia conduce 1-0 sulla Francia. Purtroppo pareggia Wiltord e nel 1° tempo supplementare Trezeguet scrive la parola fine al sogno italiano ….Ma più che la sconfitta, ad amareggiare Zoff e a determinare le sue dimissioni, sono le dichiarazioni di Silvio Berlusconi che l’accusa di non aver saputo marcare a dovere Zidane nel finale della partita. Torna alla Lazio sostituendo il futuro c.t. dell’Inghilterra Eriksson e, come già accaduto nel 1997, la squadra rifiorisce rimanendo in lotta per il titolo sino all’ultima giornata sfiorando l’impresa di soffiare lo scudetto agli "odiati" cugini romanisti.L’anno seguente né Zoff nè il suo sostituto Zaccheroni riescono a raddrizzare l’andazzo mediocre che prende la squadra Biancoceleste.Attualmente il "monumento" del nostro calcio è in attesa di una sistemazione adeguata al suo rango che forse gli verrà dalla nuova Nazionale di Marcello Lippi. Dino Zoff: un nome, una garanzia!

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C’è qualcos’altro che si può ancora dire su uno dei monumenti se non "il monumento" vivente del nostro calcio? Cos’è che non ha vinto Zoff da calciatore o quale ruolo non ha svolto nella sua inimitabile carriera? Ha fatto l’allenatore dei portieri, allenato la Nazionale Olimpica e la Nazionale "Vera", allenato squadre del calibro di Juventus e Lazio (di cui è stato anche il Presidente). E’ stato un uomo e un calciatore da "fatti, non parole" come recitava un celebre slogan degli anni ’70. Portiere freddo, senza fronzoli, con uno straordinario senso del piazzamento che gli permetteva di rendere semplici anche le parate difficili, dotato di una straordinaria integrità fisica che lo ha portato a giocare sino a 41 anni suonati, ha inanellato due straordinarie serie di partite consecutive.Realizzò 213 partite consecutive dal 1965-’66 fino alla 21ª giornata del torneo 1972-’72, quando un banale infortunio in allenamento, mentre faceva il torello, gli costò la frattura del perone. Rientrò alla 29ª giornata di quel campionato e sino al 30° turno del torneo 1982-’83 non ha mai saltato un incontro, superando se stesso, totalizzando 332 presenze consecutive. In totale ha collezionato 570 gettoni di presenza in serie A, record da non molto tempo battuto dall’altrettanto inossidabile Paolo Maldini.Proprio l’attuale bandiera del Milan gli ha sottratto il record di presenze anche in Nazionale (112 Zoff, 125 Maldini). Ma il "bel Paolo" non potrà fregiarsi, al contrario di "Dinomito", del titolo di Campione del Mondo … IL GIOVANE ZOFF Da ragazzo, per sollevarlo dal pensiero (o dalla preoccupazione) di non riuscire a crescere abbastanza gli somministrarono una cura a base di mele. Fa il meccanico e diventa un grande appassionato di automobili, tanto che non ha mai nascosto il suo caloroso tifo per la Ferrari. Friulano D.O.C. come Enzo Bearzot nasce a Mariano del Friuli (Gorizia) il 28-02-1942 dove comincia con la squadra locale a prendere confidenza con i pali della porta.L’adocchia l’Udinese che lo inserisce nel settore giovanile facendolo esordire in un match contro la Fiorentina di Kurt Hamrin rivelatosi terribile per lui e per i Bianconeri Friulani (2-5). A questo proposito, Zoff qualche anno dopo racconterà un gustoso episodio: "andai al cinema nella settimana seguente la partita; ad un certo punto il cinegiornale mostrò le immagini di quello sfortunato esordio e quasi volevo nascondermi sotto la sedia per timore che mi riconoscessero!…" Zoff si fa pian piano strada e sempre più spesso la maglia n. 1 viene indossata dalla sue forti spalle.Nel 1963 eccolo a Mantova; con i Virgiliani disputa quattro Campionati (3 in "A" e 1 in "B") sempre da titolare, e fa sì che il suo nome cominci a circolare sempre più frequentemente accanto a quello dei grossi club. Nell’estate del 1967 sembra che a vincere l’asta creatasi attorno a lui sia il Milan 2ª edizione di Nereo Rocco. Ma invece … lo Zoff napoletano spunta all’ultimo momento perché il Napoli del compianto Gioacchino Fiore brucia con una grossa offerta quella dei Rossoneri: 130 milioni più il Portiere Bandoni.Zoff sta servendo la Patria al C.A.R. di Siena e sono proprio i suoi commilitoni a comunicargli il trasferimento. Il tuffo nell’ambiente caldo del sud lo preoccupa un po’, ma è proprio il Presidente Lauro a rincuorarlo dicendogli: "Zoff, i napoletani la capiranno in un momento, vedrà che non le daranno mai fastidio".E’ stato così; lo stesso Zoff ha ripetutamente affermato: "mi sono trovato così bene che posso tranquillamente affermare di conoscere tutti, anche quelli cui non ho mai stretto la mano". Esordisce in amichevole contro lo squadrone Argentino dell’Independiente; parate e paratone gli valgono subito il soprannome di "Nembo Kid".L’allenatore è Pesaola, gli Azzurri sono gli unici a tentare d’opporsi al fortissimo Milan targato Rocco-Rivera, ma alla fine dovranno arrendersi, prendendosi comunque la soddisfazione di arrivare secondi pur con 9 punti di distacco dai Rossoneri. Per Dino, come tratteremo in seguito, si schiuderanno le porte della Nazionale. Ora i tifosi cominciano a parlargli sempre meno di un mito come Ottavio Bugatti, segno evidente della sua riconosciuta bravura.Dopo due stagioni buone ma non eccezionali in cui il Napoli si classifica 7ª e 6ª, arriva il 1970-’71. Nel frattempo nella S.S.C. Napoli è diventato Presidente l’Ing. Corrado Ferlaino con Beppone Chiappella allenatore. Sembra che sia la volta buona; Zoff e con lui tutto il Napoli danno il meglio, e alla 10ª giornata il Napoli si trova in testa con un punto di vantaggio sul Milan, che però grazie ad un gol di Prati sorpassa Zoff davanti ad un S. Paolo stracolmo. Ma gli Azzurri non mollano; non sono molti i gol fatti (alla fine saranno 33). Ma quelli subiti appena 19! Frattanto è rinsavita l’Inter di Corso e Mazzola che si presenta al Match di S. Siro contro il Napoli a quota 31, uno in meno del Milan e due in più dei "nostri" al 40° segna Altafini, viene espulso Burgnich (allora nerazzurro), il Milan sta perdendo, tutto va a gonfie vele.Nella ripresa accade l’imprevedibile; viene concesso un rigore inesistente, lo stadio è una bolgia, il clima intimidatorio, l’Inter alla fine vince 2-1. Poi si saprà che due interisti schiumanti di rabbia tentarono di aggredire l’arbitro Gonella (quello che diresse la finale dei Mondiali 1978 Argentina-Olanda) e che Sandro Mazzola entrò nello stanzino del Direttore di gara ricordandogli che arbitrava l’Inter a S. Siro. Insomma finì proprio a sch…io! Ferlaino anni dopo dirà: "Zoff se la prese a tal punto da dichiarare a gran voce di voler smettere; immaginate cosa successe a Milano per provocare una simile reazione da un uomo come Zoff".Poi era anche sfiduciato perché giocava in Nazionale non in pianta stabile come pensava meritasse (aveva disputato solo 14 partite). Fortunatamente ci ripensò ….A fine campionato, la Juventus sotto forma di quelle due vecchie volpi di Allodi e Boniperti bussa ripetutamente alla porta dell’Ingegnere. Ferlaino ha paura che vada a monte la campagna abbonamenti e declina l’offerta. Ma sa che la cessione di Dino sarà un sacrificio inevitabile per rimpinguare le esigue casse societarie, oltre a concedere la possibilità di dare "il meglio dalla vita" ad un professionista esemplare come Dino. L’anno dopo (1972) lo scambio Zoff-Carmignani più conguaglio è cosa fatta; inizia lo ….. ZOFF JUVENTINO Da sottolineare subito: da Juventino diventa titolare indiscusso della Nazionale. Potenza della geopolitica! torna al S. Paolo il 19-11-1972 e subisce il gol del pareggio Azzurro da parte di Giorgio Mariani. Vince subito uno scudetto, gioia riprovata nel ’75, 77-78, 81-82. Da aggiungere anche una Coppa U.E.F.A. nel 1977 ed una Coppa Italia nel 1979. Con il calcio giocato ha chiuso nel 1983, a 41 anni e mezzo difendendo la porta italiana a Göteborg contro la Svezia (15-6-1983). LO ZOFF TRICOLORE Il bel Campionato disputato con il Napoli gli schiude le porte della Nazionale il 20-4-1968, in occasione del ritorno dei quarti di finale delle qualificazioni per il Campionato d’Europa disputato al S. Paolo (Italia-Bulgaria 2-0). Lui è il titolare per la semifinale contro la Russia (vinta al sorteggio) e per le due finali contro la Jugoslavia (1-1-, 2-0) giocate all’Olimpico di Roma. A 26 anni, da giocatore del Napoli, Dino Zoff diventa Campione d’Europa insieme al suo grande amico Totonno Juliano che però non giocherà la finale-bis. Sta però avanzando nel Gotha calcistico Nazionale la stella del Cagliari di Gigi Riva che diventerà Campione d’Italia nel 1970. In porta c’è Ricky Albertosi, con un carattere simpaticamente mattoide. Tutto il contrario di Dino. Sfrutta, (anche grazie ad una buona capacità d’ingraziarsi i media) l’onda lunga dello scudetto ed il titolare a Mexico ’70 è lui. Zoff seduto in panchina con il numero 12° mastica amaro, ma poi il tempo gli darà ragione. Come già detto, da Bianconero la leader ship di Dino in Azzurro è fuori discussione. Stabilisce anche un record tuttora insuperato di imbattibilità (1.143 minuti) durata dal ‘53° di Italia-Jugoslavia (20-9-1972) al 46° di Italia-Haiti, esordio Azzurro ai Mondiali Tedeschi del 1974. A tal proposito giova ricordare che per ben 21 anni Zoff è stato possessore di un altro record in campionato; la sua porta è rimasta inviolata per la bellezza di 903 minuti, dal 41° di Juventus-Fiorentina (3-12-1972) al 44° di Milan-Juventus (gol di G. Rivera su rigore il 18-02-1973). Il record è stato ritoccato con 929 minuti da Sebastiano Rossi del Milan nel 1994. In Germania le cose andranno male, ma Zoff è uno dei pochi a salvarsi dall’epurazione post-mondiale di Fulvio Bernardini; quando poi trainer diventa Enzo Bearzot Zoff indossa anche la fascia di capitano segno della grandissima intesa vigente fra due Friulani D.O.C.. Qualche critica accompagna le sue prestazioni al "Mundial" Argentino del 1978 in occasione dei gol da lontano presi contro Olanda e Brasile. Zoff soffre, sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori, ma sono la sua tenacia e il suo spirito di sacrificio ad avere la meglio. Enzo Bearzot non smette mai di dargli fiducia e viene ripagato. A 40 anni Zoff disputa il suo quarto mondiale e riceve la più grande soddisfazione che un calciatore possa desiderare: diventa Campione del Mondo. Negli occhi di tutti è rimasta la sua parata sulla linea di porta al 90° di Italia-Brasile in seguito ad un violento e preciso colpo di testa di Paulo Isidoro. La sua immagine gioiosa con la Coppa in mano sarà anche raffigurata sul francobollo che ricorda la grande impresa sportiva. Sull’aereo presidenziale che riporta in Italia i Campioni si toglie lo sfizio di giocare a scopone con il Presidente Pertini assieme a Bearzot e Causio. ZOFF ALLENATORE Terminata l’attività agonistica il suo primo incarico è quello di allenare i portieri della Juventus. Poi entra nello staff della Nazionale ed il 1° agosto 1986 viene nominato selezionatore della Nazionale Olimpica in vista dei giochi di Seul. La qualificazione viene conquistata in carrozza ma per le Olimpiadi Zoff cede la panchina al suo secondo, Francesco "Kawasaki" Rocca.Il perché è presto detto: Gianpiero Boniperti (siamo nel 1988) lo ha chiamato alla guida della sua Juve. Dopo un primo campionato di assestamento, Zoff riporta i Bianconeri dopo 4 anni a vincere qualcosa d’importante. La Juventus conquista la Coppa U.E.F.A. contro la Fiorentina e sconfigge anche il Milan di Sacchi nella finale di Coppa Italia.In campionato, dopo aver anche accarezzato l’idea d’inserirsi nella lotta al vertice, conquista un onorevole 4° posto. Ma tutto questo non sarà sufficiente a garantirgli la riconferma; l’Avv. Agnelli si è innamorato del calcio totale alla Arrigo Sacchi ed in panchina vuole uno dei profeti del nuovo verbo. Gigi Maifredi. Zoff comunque trova immediatamente la Lazio di G. Marco Calleri ad accoglierlo a braccia aperte.Allena i Biancoazzurri dal 1990 al 1994 ottenendo sì buoni risultati (la Lazio si mantiene sempre in zona medio-alta) ma non riuscendo a compiere quel salto di qualità che l’ambiente laziale pensava di ottenere. Il neo-presidente e "boss" della Cirio Sergio Cagnotti gli propone di passare dalla panchina (lasciata a Zeman) alla scrivania da Presidente.Zoff accetta, ma quando nel febbraio ’97 Zeman viene esonerato ritorna in panchina inanellando una serie positiva di risultati che porterà la Lazio in Coppa U.E.F.A.. Nell’agosto 1998 arriva la chiamata più desiderata: quella della Nazionale A. Il suo gioco pragmatico e senza fronzoli traghetta gli Azzurri ad un passo dalla conquista dell’Europeo; a 30 secondi dalla fine l’Italia conduce 1-0 sulla Francia. Purtroppo pareggia Wiltord e nel 1° tempo supplementare Trezeguet scrive la parola fine al sogno italiano ….Ma più che la sconfitta, ad amareggiare Zoff e a determinare le sue dimissioni, sono le dichiarazioni di Silvio Berlusconi che l’accusa di non aver saputo marcare a dovere Zidane nel finale della partita. Torna alla Lazio sostituendo il futuro c.t. dell’Inghilterra Eriksson e, come già accaduto nel 1997, la squadra rifiorisce rimanendo in lotta per il titolo sino all’ultima giornata sfiorando l’impresa di soffiare lo scudetto agli "odiati" cugini romanisti.L’anno seguente né Zoff nè il suo sostituto Zaccheroni riescono a raddrizzare l’andazzo mediocre che prende la squadra Biancoceleste.Attualmente il "monumento" del nostro calcio è in attesa di una sistemazione adeguata al suo rango che forse gli verrà dalla nuova Nazionale di Marcello Lippi. Dino Zoff: un nome, una garanzia!

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