ALL’INFERNO E RITORNO

Lorenzo InsigneDal premio craque al crack. Volava in campo Lorenzo, divenuto improvvisamente inarrestabile e inattaccabile. Eh già, quello scetticismo che lo ha accompagnato per oltre due anni, stava cedendo il posto all’entusiasmo, pronto a far breccia nei cuori di chi, poco prima, ne chiedeva la testa. Era scattata la molla, dettata dal silenzio di chi gli stava intorno: solo campo, solo calcio, bandite chiacchiere inutili e comportamenti deprecabili. La regia di Benitez faceva il resto, lo guidava alla conquista del palcoscenico, divenuto sempre più suo. Da timida comparsa ad attore consumato, in grado di tenere le briglie e di farsi carico di mille responsabilità, senza avvertire alcun peso, senza farsi schiacciare da quell’ansia da prestazione che alla fine finisce per limitarti. L’ultimo Insigne piaceva, intrigava. Era cambiato, glielo si leggeva negli occhi, non più perso nel vuoto, colmi di tensione ma vispi, sul pezzo. Passaggio mentale, prima di tutto ma anche tecnico. E qui rientra in gioco l’allenatore che lo ha difeso anche quando tutti spingevano per Mertens che effettivamente, considerando il particolare momento di Insigne, meritava di giocare. E a più sfuggivano le ragioni di quella scelta che, proprio in quel momento, pareva quasi figlia dell’ostinazione. Ha insistito Rafa e ha avuto ragione, salvaguardando un enorme patrimonio tecnico. La questione del passaggio, tornando a qualche riga fa, non riguarda esclusivamente l’aspetto psicologico ma anche quello calcistico e insieme tattico. Lo spagnolo, nell’ultimo mese, aveva affidato le chiavi del gioco proprio a Insigne, trasformato in una sorta di regista offensivo. Così Lorenzo ha trovato la sua dimensione, non è stato più costretto ad abusare del dribbling con tiro a giro. Più possibilità, più varianti, per lui e per il Napoli. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: assist a ripetizione e palma del migliore in campo, una domenica si e l’altra pure. Mancano i gol, pazienza, arriveranno anche quelli, pali e traverse permettendo. E proprio quando il racconto cominciava a impossessarsi del lettore, sempre più convinto dell’imminente esplosione del protagonista, ecco l’imprevisto, il colpo di scena che fa saltare il banco, o meglio, il ginocchio: sei mesi, campionato finito e arrivederci in estate. Destino beffardo, malasorte, il legamento si rompe e le pagine del capitolo più importante si fanno subitaneamente bianche. A riempirle, nelle ultime ore, ci hanno pensato amici, colleghi e tifosi, tutti uniti intorno a Lorenzo. Tornerà più forte di prima, non una speranza ma una certezza.

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