ZUNIGA: IL SALTELLO DELLA DISCORDIA
Tutto inizia con la presentazione della squadra. Fischi assordanti e ingiusti all'ingresso di Camilo Zuniga sul manto erboso del San Paolo, una situazione paradossale per un ragazzo che è cresciuto tanto con la maglia azzurra e che ha mostrato sempre e comunque una grande professionalità. E invece il miglior terzino della squadra si becca i fischi, per non aver saltato ad un coro antijuventino lanciato qualche giorno fa a Dimaro, per le voci che lo vedono lontano dal Napoli e vicino ai bianconeri e per un contratto che tarda ad essere rinnovato e che non convince lui e il suo procuratore.
Spesso ci si dimentica il concetto di tifo, di passione, di fede nei confronti della maglia. Sarà il caldo afoso o semplicemente un pubblico non legato realmente ai colori azzurri, estemporaneo, ma ciò che è avvenuto ieri sera al San Paolo sfiora il ridicolo. Fischiare un proprio calciatore, un giocatore che difende i colori della propria squadra rappresenta il gesto più meschino, illogico e quanto mai lontano dalla vecchia definizione di tifoso. Ma ultimamente è così. Da chi lancia moniti contro il calcio moderno ma ama Sky e Premium, da chi apostrofa il proprio presidente come tirchio nonostante i tanti soldi spesi, da chi chiede, sguazzando nella più becera ignoranza, il rimborso per il biglietto di Napoli Galatasaray dopo aver cancellato la festa per la presentazione, fischiare e inveire per un proprio calciatore forse è il male minore. Ma le idee sono fatte per cambiare, anche quelle fragili manifestate in una calda notte d'estate. Davanti c'è un ragazzone colombiano che dimostra prima di tutto di essere un uomo, un grande uomo, con attributi veri, un calciatore che non si lascia intimorire da una tifoseria maleducata che vuole la prova d'amore, che non vuole solo la bella prestazione in campo ma anche il saltello scacciapensieri, inutile, nocivo, da piccola squadra.
Zuniga entra in campo e subito si rende pericoloso, poi a 10 minuti dal termine taglia al centro, riceve il filtrante di Insigne, salta il portiere e deposita in rete. Un gran bel gol, tatticamente e tecnicamente perfetto, e d'improvviso le stesse persone pronte a fischiare ogni suo movimento, lo applaudono. I fischi pian piano svaniscono, parte il coro e Zuniga saltella, costretto, per mettere a tacere voci, tensioni e parole che lasciano il tempo che trovano. Lo fa ripetutamente e gli applausi si trasformano in vere e proprie standing ovation. Manifestazioni di giubilo tipiche dei reality show, dove la massa segue un modello e cavalca l'onda, abbassando la testa, ignari, senza un minimo di razionalità.
Ci si vanta di accogliere i nuovi giocatori in una tempesta d'amore e calore che altrove, ad esempio Parigi, non si trova. E poi ci si perde in un bicchiere d'acqua, fischiando un tesserato della SSC Napoli. Infine non contenti si realizza il capolavoro dell'incoerenza applaudendo ed esultando per un saltello, non tanto per il gol, ma per aver partecipato ad un coro antijuventino, non per la vittoria della propria squadra ma per manifestare una superiorità apparente nei confronti del nemico storico.
Bravo Camilo, gesto responsabile e da uomo maturo, per te, per la squadra e soprattutto per cominciare al meglio la nuova stagione, da protagonista, senza quei fischi che nonostante tutto infastidiscono anche il più forte al mondo. Pessima la prestazione del pubblico: incostante, insicuro, purtroppo sconcertante.