VOLEMOSE BENE
E vissero tutti felici e contenti. L’unica paura della vigilia era che l’Inter si mettesse a fare la strega cattiva della situazione, lottando per portare a casa una vittoria che, conti alla mano, non sarebbe servita a nulla. Per fortuna ha prevalso il buonsenso, quella legge non scritta del calcio (italiano) per la quale quando hai tutto da perdere è meglio che non provi a vincere. Il brivido c’è stato, per carità, ma già dopo pochi minuti si è capito che la paura sarebbe durata poco. Il gol di Zuniga ha rimesso tutte le cose a posto, giusto per garantire almeno 45 minuti di pallone. Poi, com’era prevedibile, il vuoto più assoluto. Ma siamo sicuri che non c’è un solo tifoso, partenopeo o interista che sia, abbia levato una sola protesta per il non-spettacolo visto in campo.
C’è poco da dire di una partita che ha visto due formazioni che non avevano alcuna voglia di studiarsi né di trovare i rispettivi punti deboli. Il notorio potere fisico dell’Inter, unito all’ottima capacità di palleggio dei suoi interpreti, ha avuto la meglio nella prima parte di gara. Il gol segnato da Eto’o, quello sbagliato da Kharja e il palo clamoroso di Maicon: questi i principali scossoni per la porta di De Sanctis. Dall’altra parte poco nerbo tattico, i soliti errori in fase di impostazione di Gargano e l’abulia di Lavezzi. Ci hanno pensato le fiammate di Maggio e Zuniga a garantire la ricerca del pareggio, con la spinta costante di Hugo Campagnaro che però palesa sempre lo stesso difetto: per appoggiare (benissimo) l’azione offensiva prende imperdonabili pause a livello difensivo. Una di queste stava portando – e probabilmente, in un’altra partita, avrebbe portato – al gol di Milito, che ha poi graziato De Sanctis tirandogli il pallone addosso. Valga da monito per il prossimo anno: Barcellona, Manchester e compagnia bella puniscono subito simili licenze, se il Toro vuole giocare la Champions farà bene a smussare questi colpi di genio. Lui e molti altri.
Era giusto una chiosa per non perdere di vista le cose importanti, anche nel momento della festa, ma a parte ciò è giusto celebrare e tributare la grande impresa di questa squadra. Tutti, nessuno escluso, anche Sosa e Vitale, anche Iezzo e Gianello. Ognuno di questi ragazzi ha stillato anche solo una goccia del proprio bagaglio tecnico e morale per raggiungere un obiettivo che qualche mese fa sarebbe parso impensabile a chiunque. Li abbracciamo idealmente, stringiamo forte chi resta e chi sta per partire, perché chi regala simili gioie non merita altro che una pacca sulla spalla ed una sola parola, intensa come le emozioni che abbiamo provato stasera: grazie.