UN GRAZIE, UN SALUTO ED UN AUGURIO

UN GRAZIE, UN SALUTO ED UN AUGURIO src=

“Allenare è tutta una questione di controllo. Il successo ti dà il controllo e il controllo ti dà la longevità come manager”. Sir Alex Ferguson, probabilmente il miglior allenatore di tutti i tempi, ha lasciato in eredità diverse lezioni di vita. Spesso Walter Mazzarri lo ha citato come modello, comportandosi come l’uomo della strada: ha parlato di qualcuno che non conosce minimamente. 

Se Mazzarri apprezzasse Fergie e ne volesse seguire le orme, non sarebbe mai scappato da Napoli. Né avrebbe considerato “ciclo finito” un quadriennio che ha messo in bacheca una Coppa Italia e buoni campionati. Si è comportato come un pellegrino che va ogni domenica a Roma ma non vede mai il Papa, o come uno studente che passa trenta esami ma non si laurea.

Mazzarri è troppo innamorato di se stesso e dei suoi numeri: se n’è andato perché non si sente ancora pronto per guidare una squadra in grado di competere per Champions League e scudetto. Andandosene, ha anche lanciato quello che in fondo può essere letto come un anatema: “Dalla prossima stagione si può vincere restando competitivi su entrambi i fronti”. 

Frasi che non avrebbe mai pronunciato se fosse rimasto sulla stessa panchina, attento com’è a guardare sempre al passato (proprio) e mai al futuro (del club). Rivendica che in dodici anni non è stato mai esonerato ed ha sempre raggiunto gli obiettivi, anche se li ha fissati a giochi fatti (capitolo Europa League). Dice che di calcio sa tutto, che non ha mai sbagliato.

E allora non si capisce per quale altro motivo abbia lasciato il club che, insieme alla Juventus, è il più vicino a poter vincere lo scudetto. Una società con il bilancio in attivo, un organico con tantissimi nazionali, una tifoseria passionale ed un budget per il mercato importante con o senza Cavani. A proposito, neanche Conte ha potuto allenare un attaccante da 30 gol all’anno.

I suoi meriti nella crescita del Napoli sono tantissimi, ma sono forse pari a quanto città e club sono riusciti a dare ad un tecnico che, in precedenza, aveva allenato soltanto squadre di medio rango. Lui e il Napoli sono cresciuti insieme, e adesso si separano: la società vuole ancora crescere, l’allenatore crede che più di questo non si possa fare. Almeno lui, non crede di poter fare.

Andrà altrove, forse in qualche società ammaliata dai numeri che senza contraddittorio ha snocciolato in ogni conferenza stampa, autentiche autocelebrazioni accompagnate da momenti di imbarazzante silenzio sia prima che dopo le partite. Prenderà un club a metà classifica e lo porterà più in alto, chissà se al vertice: per adesso non si sente pronto, non vuole osare. 

Il vero peccato è stata la “fine” del suo ciclo. Ha nascosto alla gente quello che era un segreto di Pulcinella, negando con forza di aver preso contatti con altri club. Probabilmente c’è chi lo ha fatto per lui, dopo che lui stesso lo fece due anni fa, quando De Laurentiis era pronto ad esonerarlo prima di una repentina marcia indietro con fuga a Roma e scuse accettate dal patron. 

A Walter Mazzarri bisogna comunque dire grazie. Per farlo Aurelio De Laurentiis ha scelto le parole migliori, accompagnate in un tweet dalla freddezza del manager tradito: “Salutiamo Mazzarri, ringraziamolo per quanto fatto. Voltiamo pagina proseguendo nella crescita”. Il presidente riesce sempre ad uscirne alla grande, ma ora dovrà rispettare il patto con il popolo. 

Un grazie, un saluto ed un augurio: caro Mazzarri, la smetta di guardare indietro. Se così avesse fatto il “suo” Ferguson, questi non sarebbe arrivato a salutare lo United dopo 27 anni, 1.500 panchine e 38 trofei. Non le sarebbe piaciuto vincere davvero a Napoli, ed essere ricordato come quel manager che nomina e forse invidia? Probabilmente, la stoffa è diversa. Buon viaggio!

Post scriptum: ci mancherà tantissimo il Mazzarri adrenalinico: il primo Mazzarri, quello di un Napoli infinito e capace di imprese epiche. E’ il Mazzarri che ricorderemo sempre, ma è un Mazzarri che successivamente abbiamo visto raramente, soprattutto nei momenti decisivi. Forse è meglio lasciarsi adesso: nel calcio vince chi ci crede, lui forse non ci crede(va) più. 

Translate »