TROPPO BRUTTI PER ESSERE VERI
Dopo una prestazione come quella contro il Chievo, anche il tifoso più ottimista e benevolo, non può che alzarsi e mandare tutti a quel paese. Una partita indecorosa e per certi versi umiliante, questo il Napoli che siamo stati costretti a sorbirci. Il Pocho, l’unico a dannarsi l’anima per tutti i novanta minuti, non può togliere sempre le castagne dal fuoco. Senza Lavezzi il Napoli probabilmente non avrebbe mai tirato verso la porta di Sorrentino. Un dato preoccupante, molto preoccupante. A maggior ragione se si considera che il Chievo non vinceva in casa dalla prima giornata di campionato e che, se si esclude il tanto agonismo, la squadra di Mimmo Di Carlo è davvero poca cosa dal punto di vista tecnico-tattico. Con questa a Verona salgano a cinque le sconfitte consecutive lontano dal San Paolo. Un dato che cozza in maniera inevitabile contro i sogni di Europa, e non ci riferiamo a quella nobile della Champions.
Anche contro l’ultima della classe e nonostante i soliti (falsi) propositi bellici fatti in settimana, si è visto l’ordinario (brutto) Napoli versione esterna. Una squadra timida, senza personalità, che non riesce mai ad imporre il proprio gioco. Quanta rabbia fa vedere una partita del genere. Un gioco che si sviluppa prevalentemente per via orizzontale, dove vedere una verticalizzazione, una sovrapposizione sugli esterni e un cross dal fondo è quasi un’utopia. A questo punto la domanda è lecita: ma il Napoli “brillante” di inizio anno dove è finito? La risposta è fin troppo evidente: quella “brillantezza” non è mai stata frutto di un gioco corale organizzato, ma va ricercata nell’allora freschezza atletica della squadra. Se sei in forma, è chiaro che ti rendi protagonista di belle prestazione. Visto che al calcio giocano degli esseri umani, però, è fisiologico che si possa avere un calo fisico (a maggior ragione se si considera che gli azzurri hanno iniziato la stagione i primi di luglio). Ebbene, in questi momenti, si sopperisce al calo atletico mediante il gioco, cosa che, ahinoi, il Napoli non ha e forse non avrà mai. Perché finché Denis si troverà a giocare a quaranta metri dalla porta e Maggio si preoccuperà più di difendere che di attaccare, i risultati saranno all’incirca sempre questi. Un menzione a parte merita Mannini. Il buon Daniele, nonostante venga impiegato fuori ruolo, è, insieme a Lavezzi, l’elemento più in forma in questo periodo. In una partita dove si sbandiera la volontà di voler fare bottino pieno, dovrebbe essere scontato un suo impiego. Invece solo perché su quella fascia c’è Luciano (si avete capito bene Luciano, non Cristiano Ronaldo) si inserisce il più difensivo Vitale. Mah?! Lasciamo ai lettori trarre le dovute conclusioni.Tutto questo, però, non esula da colpe la squadra. Un atteggiamento fin troppo irritante e sparagnino quello che si vede in trasferta. E’ vero, la mancanza del sostegno del tifo organizzato è un macigno per una compagine giovane che vive in simbiosi con il proprio pubblico. Ma questi ragazzi sono professionisti, profumatamente pagati dalla società. Giocare nel Napoli è un onore e queste figure barbine sono inaccettabili. Ora più che mai bisogna fare quadrato. Chiudere il girone di andata al quinto posto era un traguardo quasi inimmaginabile ad inizio anno. La sensazione, però, è sempre la solita: sembra vedere una potenziale Ferrari andare come una 500. L’obiettivo Uefa è comunque alla portata di questa squadra e deve essere raggiunto. Domenica c’è la sfida alla Roma, l’unica grande a non essere ancora caduta al San Paolo. Dagli azzurri ci aspettiamo una reazione d’orgoglio, ce la devono.