TORNANO GLI INCUBI PER I TIFOSI NAPOLETANI

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Il pari interno con la Triestina getta benzina sul fuoco e scaraventa di nuovo nello sconforto i tifosi azzurri, dopo un inizio di stagione che lasciava presagire ben altre sorprese.Di colpo sembra di essere tornati indietro alla stagione del fallimento, al Napoli che, tra mille difficoltà e arrancando, conquistò la salvezza matematica solo all’ultima giornata, perdendo il diritto a disputare il campionato di serie B solo nelle aule di Tribunale, a causa di gestioni societarie discutibile e inopinate.

Contro gli alabardati dell’ex, mai rimpianto, Agostinelli, la squadra di Reja ha mostrato uno spettacolo indecoroso, frutto di una condizione atletica sommaria ma anche di una gestione tecnica assai discutibile. Si è fatta sentire in maniera particolare l’assenza di De Zerbi, unico elemento capace di affondare e dare, in questo momento, un certo equilibrio alla squadra. Il suo sostituto Capparella ben poco ha potuto fare se non mettere in campo un buona dose di agonismo e una certa dinamicità; ma si sa, giocare fuori ruolo permette difficilmente di rendere al meglio quando soprattutto il centrocampo non fa il suo dovere.

Inguardabili Montervino e Bogliacino, il primo sembra aver perso anche la dinamicità e l’aggressività dei tempi migliori, smarrendo anche quelle poche qualità che gli hanno consentito di vestire anche quest’anno la maglia azzurra e di indossare la fascia di capitano. L’uruguaiano, a fronte di una precaria condizione fisica, sembra avulso dalla manovra, in un ruolo in cui non si è affatto adattato e che sicuramente non è a lui congeniale: questa inadeguatezza se in Serie C poteva essere mascherata, in serie B emerge in maniera allarmante. Il Napoli a centrocampo non ragiona, non crea le giuste geometrie e ciò che è peggio, dopo la sconfitta con il Piacenza, sembra essere sopraffatto dalla paura.

Gli esterni non spingono: mai una sovrapposizione sulle fasce, mai un inserimento dalle retrovie. La squadra appare bloccata psicologicamente  e quel che è peggio è che il suo condottiero Reja sembra non venire a capo di questa intricata matassa.

Dalla crisi generale si salvano in pochissimi: solo Calaiò, Dalla Bona, Bucchi, Iezzo e la coppia centrale costituita da Cannavaro e Giubilato sono sembrati essere all’altezza del compito, mostrando quell’audacia e quel nerbo che in questo momento mancano alla squadra.

Il Napoli visto sabato al S. Paolo si è limitato a svolgere il compitino assegnato da Reja che a sua volta sembra non avere in pugno la situazione. Non si spiega a questo punto perché non rischiare Amodio per Bogliacino, spostando l’uruguaiano nel suo ruolo naturale di mediano di sinistra e Dalla Bona in quello di centro destra. Questa, forse, la soluzione migliore se si insiste col 4-3-1-2.

La squadra allestita da De Laurentiis e Marino si presterebbe a varie soluzioni tattiche ben più congeniali alle caratteristiche dei singoli giocatori. A questo punto il tecnico friulano dovrebbe assumersi le proprie responsabilità anche rischiando giocatori eccellenti come Grava e Montervino che attualmente non sembrano all’altezza della situazione: ieri la maggior parte dei pericoli è venuta dalla zona di loro competenza.

Convinzione personale è che il Napoli, soprattutto in casa, potrebbe rischiare di più adottando il modulo proposto dalla Roma di Spalletti e che tante soddisfazioni sta regalando ai propri tifosi : il 4-2-3-1. Un centrocampo con Amodio davanti alla difesa e Dalla Bona addetto alle ripartenze sembra garantire maggiore copertura e quel raccordo tra i reparti che è carente. Bogliacino a sinistra, De Zerbi al centro e Calaiò a destra consentirebbero alla squadra di ripiegare e ripartire con maggiore rapidità, soprattutto bloccando i ribaltamenti di fronte avversari sugli esterni,consentendo allo stesso tempo maggiori appoggi alle azioni di attacco.

Come si vede di  materia su cui far disquisizioni anche dal punto di vista tattico ce n’è in abbondanza.Il Napoli messo a disposizione di Reja, salvo poche lacune, è senz’altro di alta qualità tecnica e nonostante questo sembra continuare sulla falsariga dello scorso campionato di C, in cui l’1-0 gestito per 80 minuti poteva essere sufficiente. In un campionato abbastanza livellato sul piano tattico e agonistico, questo giochetto è assai rischioso e non più praticabile.

Mai come quest’anno al tecnico Reja competono grosse responsabilità; mai come quest’anno a lui dovranno essere imputati gli insuccessi di questa squadra, che con il tecnico Goriziano al timone ha vinto ma, diciamoci la verità, mai entusiasmato.Serve nuova linfa sia dal punto di vista psicologico che tattico. Serve da parte di tutti, tecnico compreso, un esame di coscienza. Alle porte c’è la delicata sfida di La Spezia che mai come ora si profila come crocevia importante per il futuro del Napoli della gestione del tecnico friulano.

L’insofferenza, più o meno velata,  di De Laurentiis parla chiaro: o vengono bel gioco e risultati o all’orizzonte si profilano grossi cambiamenti, soprattutto per il fatto che mai don Aurelio ha dimostrato esplicita stima verso il tecnico Goriziano.Allo stadio “Alberto Picco” di La Spezia ci sarà ancora da soffrire e la sfida con i liguri si profila come prova d’esame per tecnico e giocatori. Ci vuole coraggio e determinazione per uscire da una crisi che, acutizzandosi, sarebbe irreversibile e vorrebbe dire già addio ai sogni di gloria. E’ l’ora della svolta: o adesso o mai più.

Speriamo che gli azzurri ricomincino dagli ultimo 10 minuti visti contro la Triestina, e che l’eccezione alla regola siano i precedenti 80. La rabbia maggiore è causata non tanto dal risultato ma dall’aver visto cacciare gli attributi quando ormai la partita era già compromessa. A questo punto ci dica Reja: qual è il vero Napoli?

 

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