SUICIDIO AZZURRO
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar, Maicon, Lucio (44' st Cordoba), Samuel, Chivu, Stankovic, Cambiasso, Zanetti, Sneijder (1' st Muntari), Milito, Eto'o (45' st Mancini). A disp. Toldo, Vieira, Santon, Balotelli. All. Mourinho
Napoli (3-5-2): De Sanctis, Santacroce (15' st Aronica), Cannavaro, Contini, Maggio (23' st Denis), Gargano, Bogliacino (40' st Pazienza), Hamsik, Zuniga, Lavezzi, Quagliarella. A disp. Iezzo, Grava, Cigarini, Hoffer. All. Donadoni
Arbitro: Trefoloni di Siena
Marcatori: 2' pt Eto'o (I), 4' pt Milito (I), 32' pt Lucio (I), 37' pt Lavezzi (N)
Ammoniti: Stankovic, Contini, Bogliacino, Maicon
Recupero: 1’pt e 4’st
Chi si aspettava una reazione d’orgoglio da parte del Napoli dopo il deludente avvio di stagione, non può che rimanere deluso e sconcertato alla luce della prova offerta dalla squadra partenopea a San Siro. E’ vero che si affrontava la squadra più forte d’Italia e una tra le più competitive d’Europa, ma il solo gap tecnico non può bastare a giustificare la partita, a tratti imbarazzante, giocata dalla squadra di Donadoni. Timorosi, impacciati, con la testa tra le nuvole, così si sono presentati gli azzurri al cospetto dei campioni d’Italia. E per la squadra di Mourinho (squalificato e sostituito in panchina dal vice Baresi) è stato un gioco da ragazzi fare un sol boccone di questo Napoli.
Gli azzurri, scesi in campo con Zuniga sulla sinistra al posto di Datolo e Bogliacino in cabina di regia in luogo di Cigarini, ci mettono 240 secondi per fare harakiri e mandare all’aria tutto quanto provato in settimana. Sugli sviluppi di un angolo, Samuel stacca di testa, Milito sfiora la palla, De Sanctis respinge in maniera goffa e per Eto’o mettere la palla in rete e come bere un bicchier d’acqua (2’). Il gol a freddo è una mazzata per il morale del Napoli che becca subito il raddoppio nerazzurro: Maicon va via indisturbato sulla destra, converge al centro e serve nel corridoio per il taglio di Milito che, in fuorigioco, trafigge per la seconda volta l’estremo difensore partenopeo. Non sono passati neanche cinque minuti e la partita è già finita. Gli azzurri provano a scuotersi quando Hamsik si incarica di battere un angolo (10’). Lo slovacco trova al limite dell’area Bogliacino ma il tiro insidioso dell’uruguaiano è ben controllato da Julio Cesar. Passa un minuto è la palla buona capita sulla testa di Quagliarella ma lo stacco dell’attaccante stabiese non è preciso. Decisamente meglio al minuto 17 ma la schiacciata di testa a botta sicura dell’ex Udinese è deviata in angolo dal portiere brasiliano. Il Napoli però è in stato confusionale. La squadra di Donadoni manifesta i soliti preoccupanti limiti caratteriali, lasciandosi trasportare dagli eventi senza reagire con convinzione. Di questa situazione ne approfitta l’Inter che può controllare la partita a proprio piacimento. La squadra nerazzurra fa prima le prove generali per il 3-0 con un bolide di Maicon che sfiora la traversa (20’). Poi concretizza la netta supremazia territoriale con un colpo di testa di Lucio, su un corner di Snejider, che buca uno sconcertante De Sanctis (32’). Il 3-0 tranquillizza l’Inter che si limita a gestire la gara. I ritmi più bassi spronano il Napoli ad una reazione d’orgoglio che si realizza al 37’ con il gol di Lavezzi, abile a sfruttare un tentativo di girata di Contini dopo un corner di Hamsik.
Comincia la ripresa e il canovaccio tattico non cambia: l’Inter a gestire a proprio piacimento la partita con il Napoli alla disperata ricerca di qualche spunto fortunato. Ma proprio mentre Donadoni si convince a mettere in campo la terza punta, un tiro di Samuel fa correre l’ennesimo brivido lungo la schiena a De Sanctis (68’). La partita scivola via così senza sussulti con i padroni di casa che mettono in ghiaccio la partita e i partenopei mai in grado di impensierire Julio Cesar. Donadoni, se ci tiene a mangiare il panettone a Napoli, farà bene a lavorare soprattutto sull’aspetto psicologico della squadra, oltre che al cambio del modulo. Perché domenica contro il Siena, l’ex CT della Nazionale si gioca una fetta importante della sua permanenza all’ombra del Vesuvio.