SAVINI, IL “VECCHIO” CHE ARRETRA

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Non lo ami, non lo odi. Mirko Savini è così, uno di quei classici calciatori che a volte ti domandi come faccia a giocare in una Serie A medio-alta. Ti chiedi se uno simile possa calcare i campi internazionali nella stessa competizione che accoglierà Ronaldinho e Kakà. Poi lo guardi allenarsi, ne percepisci la dedizione alla causa e lo spirito di sacrificio e capisci perché un allenatore vorrebbe averne almeno altri cinque, di giocatori come lui. Non unico ma sicuramente raro, Savini resta fra i pochissimi reduci della clamorosa cavalcata dalla C all’Europa, e che vi piaccia o no nella leggenda ci è entrato anche lui. Fa marameo a tutti i denigratori contrapponendo alla disistima l’evidenza dei fatti: a fine campionato era l’unico fra i napoletani “storici” a figurare nell’undici titolare di Reja, del quale spesso è stato anche capitano. Con indosso la stessa fascia che fu sul braccio di altri campioni del passato, che però almeno stavolta non andremo a scavare dalla galleria. Per carità.

Intanto Mirko è tornato, più testardo di prima e pronto a stupire ancora, dopo aver abbracciato per la prima volta da quando è a Napoli una causa diversa da quella di chi comanda. Voleva andare via perché la società non gli rinnova il contratto in scadenza. Si è sentito “sostituibile”, ha capito che nessuno fa salti di gioia a vederlo sgobbare ancora sulla fascia senza mai azzeccare un cross; ha intuito che da quella parte c’è lo “zambrottabile” Mannini che scalpita e che presto potrebbe fargli concorrenza qualcuno più bravo ancora. Si è guardato intorno, ha cercato una società che gli fornisse le stesse garanzie, affettive e contrattuali, che gli riconosce attualmente il Napoli. E il Napoli ha fatto altrettanto: Marino sfoglia la margherita da mesi, alla ricerca di un uomo che possa colmare quella lacuna in fase di spinta che è il problema più annoso della sua creatura. Questione risolta ma solo in parte dall’acquisto di Maggio, poiché l’ex doriano si propone in fase d’attacco ma accentrandosi per tentare la conclusione; il cursore di sinistra dovrebbe invece guadagnare il fondo per scodellare al centro palloni al bacio per la capoccia di Denis, pronto a insaccare se ha la libertà di puntare la porta senza dover fare la sponda a tutti i costi. E vaglielo a spiegare al dg che invece il mister preferisce Savini, predilige uno che stia bloccato consentendogli di tenere una difesa composta minimo da quattro uomini. E pazienza se non sa crossare, pazienza se in un campionato intero supera la trequarti soltanto una manciata di volte. Un altro come lui Reja non lo troverà mai, e sarebbe anche ora di smettere di cercarlo. Bisogna osare, bisogna ingaggiare un propulsore che offra un’imprevedibile variante all’arcinoto canovaccio “Lavezzi recita a soggetto”. Soprattutto contro le squadre che marcano a uomo e annullano il gioco altrui. Le squadre che Hamsik e compagni soffrono terribilmente perché non riescono a rendere come contro Milan e Inter. In parole povere, le piccole. Il Napoli non lo è più e deve smettere di ragionare come tale: se la qualificazione Uefa ha lasciato un’eredità è di certo quella di poter sognare in grande e sentirsi in grado di poter imporre un proprio gioco. Non vuol dire montarsi la testa, semplicemente assumersi la responsabilità delle proprie ambizioni.

Ma questo non sta a significare che il Napoli debba necessariamente rinunciare a Savini. Fortunatamente la frattura fra il terzino e la società sembra essersi ricomposta senza traumi e a quanto pare l’indistruttibile Mirko diventerà la vera bandiera di questa squadra. La soluzione ideale sarebbe quella di risolvere il traffico creatosi sulle corsie laterali restituendo al difensore romano il suo ruolo originario. Savini nasce centrale di difesa e guarda caso nella rosa azzurra si è appena creata una falla in quella zona, dovuta all’addio ormai certo di Domizzi. Rinaudo non può giocare da terzo di sinistra, meglio da centrale; Mirko invece sì, e in un mercato in cui i centrali sono cari come il petrolio trovarsene uno valido in casa non è cosa di poco conto. Meglio concentrare le forze economiche sul fluidificante, quello sì urgente come il pane. Contini, Rinaudo, Cannavaro, Santacroce, Savini e in casi di emergenza anche Grava. Cosa vuoi di più dalla vita? Un Pasqual!

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